L'Italia è sul gradino del podio, ma in una classifica poco lusinghiera per il nostro mercato del lavoro e sistema fiscale. Secondo l'ultimo rapporto Ocse Tax Wages, che misura la differenza tra il costo del lavoro
sostenuto dal datore di lavoro e il corrispondente reddito netto che arriva effettivamente nelle tasche del lavoratore, nel 2017 il cuneo fiscale pesava su lavoratori e datori di lavoro per il 47,7% in Italia con un calo minimo, quasi impercettibile, dello 0,09% rispetto all'anno precedente. Peggio fanno Belgio (53,7%) e Germania (poco sotto il 50%), ma la media Ocse è decisamente inferiore, pari al 35,9%.
L'Italia "perde" ancora anche nel duello, innescato dalle statistiche della scorsa settimana del Fondo monetario sul Pil procapite, con la Spagna. Guardando al costo del lavoro, in media quello per un lavoratore single italiano è pari a 56.980 dollari contro i 52.500 dollari per un lavoratore spagnolo. Il cuneo fiscale è in Spagna è al 39,3%, piazzando il Paese al quindicesimo posto della classifica dove l'Italia è terza. A fare la differenza è soprattutto il peso sostenuto dal lavoratore. L'imposta personale sui redditi, l'Irpef e la sua equivalente, è pari in Italia al 16,5% del costo del lavoro e in Spagna all'11,3%. Gli oneri sociali e contributi a carico del lavoratore sono pari rispettivamente al 7,2% e al 4,9, mentre quelli a carico del datore di lavoro ammontano al 24% e al 23%. La situazione migliora un po' per le famiglie, che possono beneficiare delle agevolazioni fiscali per i figli, ma anche in questo caso la media Ocse è lontana. Per i nuclei di quattro persone con due figli e un unico percettore di reddito, il cuneo scende al 38,6%, contro la media dei Paesi membri dell'organizzazione del 26,1%. Il Paese più svantaggiato è in questo caso la Francia (39,4%), seguita da Belgio, Finlandia, Grecia e Svezia, tutte - come l'Italia - tra il 38% e il 39%. All'opposto la Nuova Zelanda (6,4%), seguita dal Cile e dalla Svizzera.
L'Ocse analizza quindi l'andamento degli indici nel lungo periodo. Dal 2000 al 2017 in Italia il cuneo fiscale è aumentato, seppur debolmente, per i lavoratori single e diminuito, altrettanto lievemente, per i nuclei familiari monoreddito. Nei 17 anni di osservazione la forbice tra le due tipologie si è allargata anche in Grecia, Portogallo e Stati Uniti, mentre si è ristretta nei Paesi Passi, in Norvegia e in Lettonia. Per i lavoratori senza figli, quello dell'Italia è un andamento in controtendenza rispetto alla media Ocse, scesa dal 37% al 35,9%.
Nel 2017 il cuneo fiscale pesava su lavoratori e datori per il 47,7%, con un calo minimo, quasi impercettibile, dello 0,09% rispetto all'anno precedente
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