Piero Torretta, presidente di Uni - Archivio
Fare normazione significa studiare, elaborare, approvare e pubblicare documenti di applicazione volontaria – norme, specifiche tecniche, rapporti tecnici e prassi di riferimento – che definiscono come fare bene le cose garantendo prestazioni certe, sicurezza, qualità, rispetto per l’ambiente di prodotti, servizi, persone e organizzazioni in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario. È quello che da 100 anni fa Uni-Ente italiano di normazione, dal 2008 guidato da Piero Torretta, che ci racconta la storia e il lavoro che svolge questa realtà.
Come nasce Uni?
Era il 26 gennaio del 1921 quando Anima Confindustria Meccanica varia fonda Unim Comitato Generale per l’Unificazione nell’Industria Meccanica. L’obiettivo era di realizzare un programma di standardizzazione nell’industria meccanica. E così già nel 1922 arriva la prima norma tecnica italiana, del 21 dicembre, riguardante il disegno tecnico. Nei primi dieci anni di attività le norme pubblicate trattano argomenti afferenti strettamente all’industria meccanica, filettature, disegno tecnico, tolleranze, accoppiamenti, calibri, dadi e viti e chiodi.
Qualcosa cambia dopo la II guerra mondiale…
Uni viene rifondata come libera associazione, indipendente dalle logiche corporative – anche se il riconoscimento ufficiale e l’attribuzione della personalità giuridica avviene solo nel 1955 con il decreto del presidente della Repubblica 1522 – e diventa Uni-Ente nazionale italiano di unificazione. Solo la scorsa estate ha assunto l’attuale denominazione Uni-Ente italiano di normazione. A livello europeo, nel 1961 Uni partecipa alla fondazione del Cen-European Committee for Standardization – che dal prossimo anno sarà presieduto dall’italiano Stefano Calzolari – con lo scopo di creare le condizioni per un vero mercato unico grazie all’armonizzazione della normazione tecnica di 34 Paesi.
Che ruolo ha la normazione per le imprese e i consumatori?
Le conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea del 16 novembre 2020, verso un’industria europea più dinamica, resiliente e competitiva, forniscono un’ottima sintesi perché ne sottolineano l’importanza: che tutti i beni e i servizi messi a disposizione sul mercato unico siano conformi alle norme e agli standard europei, al fine di garantire la competitività dell’Ue e una concorrenza leale e accrescere la fiducia dei consumatori europei. Le norme armonizzate, per esempio, si sono rivelate preziose durante la crisi da Covid-19, in relazione alle attrezzature mediche e alle mascherine.
Vi occupate anche di tutelare le persone…
Esatto. Ce ne occupiamo sotto tre punti di vista: come consumatori, come professionisti e come lavoratori. Le norme Uni garantiscono al consumatore molto di ciò che si aspetta quando acquista un prodotto o un servizio. Mentre negli ultimi decenni l’evoluzione tecnologica e la globalizzazione hanno fatto emergere nuovi bisogni e quindi nuove professioni, molte delle quali senza una chiara riconoscibilità e senza regole che ne definiscano le competenze. Ai lavoratori garantiscono condizioni di lavoro salubri e sicure, con impatti positivi in termini di benessere sui singoli, le loro famiglie e la società nel suo complesso. Inoltre numerosi temi sociali sono diventati oggetto di studio, a partire dalla "responsabilità sociale delle organizzazioni", al fine di definire delle norme che possono contribuire ad armonizzare la crescita, la spinta all’innovazione e la dignità della persona su argomenti come l’educazione finanziaria, l’accessibilità, l’economia circolare, la sicurezza della società e del cittadino, le comunità e infrastrutture sostenibili e l’economia della condivisione.