La notizia non è passata inosservata: Apple ha appena deciso di aprire a Napoli il primo Centro di sviluppo app iOS d’Europa, destinato a «fornire agli studenti competenze pratiche e formazione sullo sviluppo di app iOS per l’ecosistema di app più innovativo e vivace al mondo». La multinazionale fa notare che questa decisione, oltre a creare direttamente competenza e formazione, influirà sul vastissimo panorama di aziende che già lavorano – o potranno farlo – per quell’enorme biblioteca di applicazioni di ogni genere che è il 'mondo app' di Apple. Tutti ormai sappiamo cos’è un’app: uno di quei programmi da scaricare sul cellulare, tramite cui si possono ottenere i servizi più diversi, dal navigatore per l’auto alla prenotazione di alberghi e ristoranti, da un videogioco alla versione digitale di un giornale. Lo sappiamo così bene che nel mondo il gesto di scaricare un’app è stato ripetuto oltre 80 miliardi di volte. Ma perché Napoli? Ce lo chiediamo, ovviamente, col piacere di chi ha ricevuto una buona notizia. Al di là di immaginabili motivazioni di convenienza 'geopolitica' o economica, la scelta della metropoli meridionale come prima sede europea di un centro di ricerca del genere ha di sicuro un confortante valore simbolico: la più grande città di quel Sud che da settant’anni resta una 'questione nazionale' pur nell’avvicendarsi dei governi di ogni segno; un’area che lascia diffidenti molti investitori, e che a prima vista potrebbe dare più problemi che vantaggi. Tutte considerazioni discutibili, certo, ma che non possono non venire in mente, e tanto più rendono lieti della scelta di Napoli. Anche la California, patria di Silicon Valley e della rivoluzione digitale americana, è una regione del sole e del mare. È diventata centrale e nevralgica per l’economia, ma non è nata così, e tuttora deve superare una certa diffidenza degli schizzinosi abitanti della East Cost, presso i quali riecheggia pur sempre la frontiere di unWest troppo 'nuovo'. Non sarà vero, come già dicevano gli antichi, che sole e mare sono culla del pensiero creativo? Forse qualcuno ad Apple la pensa così. Al genio italico (col vantaggio di tremila anni di storia e cultura) l’occasione di dimostrare che la scelta della Mela hi-tech è quella giusta.