giovedì 15 ottobre 2020
Due biotecnologi e un commerciale da inserire nei prossimi mesi
Marta Bonaconsa, cofondatrice di Nanomnia

Marta Bonaconsa, cofondatrice di Nanomnia - Archivio

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Tre giovani ricercatori dell’Università degli studi di Verona si incontrano, proprio tra le mura accademiche, e iniziano a condividere la loro esperienza nell’ambito della biologia molecolare, delle biotecnologie agro-alimentari, agro-industriali e delle scienze dei bio e nanomateriali. Così nasce Nanomnia, la prima start up innovativa biotech che offre servizio di incapsulamento organico di composti attivi, per trattamenti mirati all'interno dei tessuti cellulari (finalista al Premio GammaDonna che si terrà il 3 novembre). Fondata nel 2017 a Zevio (Verona) da Marta Bonaconsa, Michele Bovi e Pietro Vaccari, "costruisce” nanoparticelle su misura: l’immenso valore di un miliardesimo di metro per la salute, la bellezza, la moda, l’agricoltura e, soprattutto, l’ambiente. Ha sviluppato un processo nanotecnologico d’avanguardia che migliora l’azione di farmaci, agrofarmaci, cosmetici e nutraceutici, in un processo totalmente sostenibile e microplastic-free. Un metodo di incapsulamento del tutto naturale che permette di includere molecole di principi attivi in nano o micro-capsule organiche, biocompatibili e biodegradabili, per eliminare residui e microplastiche nell’ambiente.

«Nei prossimi mesi – spiega la cofondatrice Bonaconsa - amplieremo il nostro staff con due figure tecnico-specialistiche di formazione biotech, oltre a una persona con competenze di business development. Dopo un anno di grande crescita, vogliamo espanderci anche all’estero, a partire dall’Europa. I cv vanno inviati a: info@nanomnia.eu. La selezione avviene sulla base sia dell'esperienza pregressa del candidato, ma anche valutando la capacità di saper spaziare in ambiti non ancora esplorati delle nanotecnologie».



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