martedì 28 febbraio 2012
​Carter & Benson sostiene un progetto per l'inserimento di profili internazionali di giovani studenti e neolaureati provenienti da oltre 2mila università, per dare loro opportunità si svolgere uno stage internazionale in primarie aziende in tutto il mondo (nella foto William Griffini, ceo di Carter & Benson).
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​La multiculturalità sta caratterizzando il mercato del lavoro. Sia come forza lavoro indispensabile per certi lavori "minori" che gli italiani evitano di fare, sia come nuova offerta di lavoratori ad alta scolarità che ricoprono ruoli importanti nelle aziende. Carter & Benson, società leader nell'Executive Search, è molto attenta all'inserimento delle giovani generazioni di stranieri nel mondo del lavoro, sostenendo attivamente, senza alcun scopo di lucro, alcune iniziative dedicate ai giovani studenti e neolaureati promosse da Aiesec. Questa organizzazione internazionale è interamente gestita da studenti universitari e conta un network globale composto da più di 60mila studenti e neolaureati in 110 Paesi in tutto il mondo. In particolare, Carter & Benson sostiene un progetto per l'inserimento di profili internazionali di giovani studenti e neolaureati provenienti da oltre 2mila università, per dare loro opportunità si svolgere uno stage internazionale in primarie aziende in tutto il mondo. «Una popolazione più multinazionale, multilingue e multiculturale comporta una maggiore capacità di pensare "globale", di apertura mentale», osserva William Griffini, ceo di Carter & Benson. «E’ proprio la crisi in corso ad aver posto le premesse per l'apertura delle aziende al concetto di società multietnica, con una maggiore assunzione di stranieri, anche extracomunitari. Questa tendenza si sta verificando sia a livello manageriale sia a livello impiegatizio. È sempre più chiaro, infatti, che le popolazioni multietniche sono in grado di portare una diversità costruttiva, un valore aggiunto». «Avere nel team manager persone di altre etnie permette di conoscere i mercati in maniera completa e concreta, non solo sulla base delle analisi di mercato», spiega Griffini. Che fa un paio di esempi: «Le aziende che producono e commercializzano telefonia mobile, annoverano italiani fra i loro manager, perché l’Italia è il mercato più importante e quindi va conosciuto in termini reali. Un noto Gruppo aziendale che commercializza acqua in bottiglia, grazie all’apporto di uno staff multinazionale, si è aperto un mercato in Romania incontrando le esigenze reali della popolazione che ha bisogno di grandi quantitativi di acqua e non della bottiglia da mezzolitro». Le aziende più sensibili alle assunzioni di stranieri sono soprattutto quelle dei settori della telefonica, del finanziamento al consumo, della moda. Perché queste organizzazioni hanno a che fare con un pubblico multietnico o eterogeneo sia sulla parte retail sia sulla parte prodotto/servizio. Oppure si tratta di multinazionali che investono sulla diversità per motivazioni e fini di costruzione di valore che vanno al di là del business. I giovani stranieri si caratterizzano anche per la flessibilità. «È una qualità che manca nella maggior parte dei giovani italiani, decisamente meno disposti alle trasferte e ai trasferimenti – conclude William Griffini -. La flessibilità degli stranieri non è, però, solo logistica, in quanto sono meno vincolati a territori o aree geografiche precise, ma anche mentale. Viaggiare, fare esperienze diversificate aiuta a sviluppare una mente capace di analizzare i problemi e di trovare soluzioni in maniera rapida e originale». Questo background incontra le richieste del mercato del lavoro, che è sempre di più alla ricerca di persone capaci di pensare a strategie aziendali su di uno scenario di ampi orizzonti che hanno l’obiettivo di consolidare e allargare il mercato di riferimento.
 
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