Un laboratorio di sartoria in un carcere femminile convertito nella produzione di mascherine - Ansa
Un laboratorio di sartoria per realizzare 5.500 mascherine personalizzate all’interno della sezione femminile del carcere di Messina “Gazzi”. Il progetto, nato con l’obiettivo di avviare percorsi di inclusione e di formazione al lavoro per le detenute nelle case circondariali italiane, è realizzato nell’ambito del programma Si Sostiene in carcere 2019/2021 e del protocollo sottoscritto con il Dap e il ministero della Giustizia dal Soroptimist International d’Italia, l’associazione di donne di elevata qualificazione professionale impegnate nel sostegno all’avanzamento della condizione femminile nella nostra società. In programma l’allestimento di un piccolo laboratorio di sartoria e la fornitura di macchine da cucire, materiali e ogni altra attrezzatura utile per un corso che prevede anche lezioni a distanza. Il percorso di tutoraggio è affidato all’associazione D’aRteventi, che già opera con le detenute, scelta su indicazione della direzione del carcere per meglio organizzare localmente il corso e monitorarlo in collaborazione con le educatrici e la polizia penitenziaria.
«Questa di Messina rappresenta una tappa importante dei nostri progetti di inclusione sociale dopo il successo del Regalo Solidale con 100 club aderenti, 3.450 borse realizzate, quasi 26mila euro messi a disposizione delle sartorie sociali delle carceri milanesi di Bollate e San Vittore. La nostra attenzione si è concentrata proprio sull’empowerment e sulla valorizzazione delle potenzialità lavorative che possono aprirsi attraverso un’attività sartoriale», ha dichiarato Mariolina Coppola, presidente nazionale Soroptimist.
«In questo ampio progetto era doveroso coinvolgere anche una struttura del Sud. A Messina abbiamo apprezzato le attività messe in campo negli ultimi tre anni dai nostri club, come la cura del verde, il cake design, il laboratorio di scrittura e per questo abbiamo deciso di varare il corso di taglio e cucito per offrire alle detenute opportunità formative ed occupazionali una volta uscite dalla struttura - ha aggiunto Paola Pizzaferri, coordinatrice nazionale del Si Sostiene in carcere - Fondamentale è stato poi il riscontro avuto dalla direttrice Angela Sciavicco che ha molto apprezzato la proposta e si è detta entusiasta e onorata di collaborare».