In cinque anni 38.340 immatricolazioni in meno nelle Università italiane, pari a una flessione del 12,5%, più evidente nel Mezzogiorno dove 24mila ragazzi hanno rinunciato a rincorrere la laurea. Considerando solo Sud e Isole le iscrizioni sono diminuite del 20%, mentre al Nord si parla di cifre più contenute, nell'ordine del 5%. Sono i risultati di una elaborazione condotta da Datagiovani su numeri del Miur: l'indagine ha messo a confronto i numeri dei nuovi studenti universitari del 2012-2013 con il 2007-2008, ovvero l'anno prima della crisi che ha colpito il nostro Paese. In cinque anni di recessione la situazione più nera si registra in Sardegna (-23%) mentre limitano i danni Lombardia (-2,8%), Veneto ed Emilia Romagna (entrambe a -4% circa). Al Sud, però, si punta sulle Università più prestigiose pagando una retta più 'salata' e investendo sul futuro dei figli che scelgono di frequentare un ateneo lontano da casa. Al Nord, Piemonte e Lombardia
in primis, la tendenza è inversa, con i giovani che preferiscono rimanere nella propria terra. A cambiare, spiega sempre Datagiovani è anche l'orientamento dei giovani: un numero sempre maggiore,infatti, sceglie di iscriversi alle facoltà tecniche, ovvero quelle che sembrano offrire più sbocchi lavorativi una volta terminato il ciclo di studi. Ecco perché tengono le facoltà scientifiche, con appena 142 immatricolati in meno (-0,2%) per un totale di 94mila iscritti, e si registra un sorpasso sulle facoltà sociali, in perdita del 20% (pari a 25mila studenti). Non va molto meglio per le materie umanistiche (-11,9%) e sanitarie (-18,7%).Un dato positivo, infine, è quello relativo ai corsi di studi
green. È boom per le facoltà attente all'ambiente, con un +45% per i corsi in Scienze agrarie, forestali e alimentari, seguiti da Scienze e tecnologie fisiche (+25%) e da Ingegneria industriale (+19%).