"Siamo 45esimi nella classifica mondiale (15esimi in quella europea) della facilità di fare impresa (Doing Business 2016), 25esimi tra i 28 tati membri dell’Europa nell’indice dell’economia e della società digitali della Commissione europea. Dobbiamo riformare il Paese, ma quello che stiamo facendo è troppo poco, troppo lento e troppo poco inclusivo e equo. Ma, a fronte dei rapidi, continui e incontrovertibili mutamenti in atto a livello mondiale, ci riprenderemo solo cambiando davvero e tanto tutti. Soprattutto cambiando mentalità e velocizzando il nostro agire sociale ed economico". Così
Guido Carella, presidente di Manageritalia. "La politica – ha continuato Carella – sta affrontando alcune riforme, ma sono poche e spesso solo abbozzate o fatte a metà. Così è per il Jobs act, che ha cambiato alcune regole del lavoro, ma poco o nulla ha fatto per creare delle politiche attive capaci di supportare i cambiamenti imposti dal mercato e dalle nuove norme. Anche la legge di Stabilità non imprime una svolta, taglia le tasse, ma le finanzia in deficit e non come dovrebbe aggredendo la spesa improduttiva. È solo abbozzato, nei sottotitoli del provvedimento governativo, un disegno volto a darci crescita, lavoro, investimenti, meno disagio, più merito. Serve un processo riformatore più rapido e incisivo, basato sui valori della legalità e dell’efficienza, che sappia restituire all’Italia maggiore competitività, arginando sensibilmente la corruzione, la criminalità e l’evasione"."L’economia – ha detto Carella – resta imbrigliata nell’incapacità di abbandonare le vecchie logiche protettive ormai perdenti e abbracciare un vero cambiamento fatto di un nuovo lavoro basato su produttività e benessere di aziende e persone. Un lavoro che, forte di una vera managerialità, metta le persone al centro e punti a sviluppare capacità di innovare e collaborare, muoversi e competere a livello globale. Non è un caso che permanga un forte e troppo sbilanciato dualismo tra poche imprese che, forti imprenditori e manager intelligenti, competono al meglio sui mercati globali e le troppe che arrancano. Noi dobbiamo valorizzare le prime e sostenere quelle vecchie o nuove che le possono emulare, non quelle che non hanno più ragion d’essere"."Insomma – ha chiuso Carella – se vogliamo giocare al rialzo e non al ribasso, dobbiamo 'premiare' chi merita ed è più produttivo e non punirlo continuamente con tasse, balzelli e un cronico contrasto al merito e al guadagno lecito. Perché solo questi possono guidare un vero sviluppo capace di portare benessere e opportunità di crescita per tutti. La società, tutti noi, dobbiamo pretendere che prevalgano merito, legalità, equità. Dobbiamo agire noi stessi e chiedere a tutti gli altri cambiamenti rapidi, incisivi e equi. Questo è anche il ruolo delle parti sociali, di sindacati rinnovati e innovatori dei quali abbiamo assoluto bisogno per andare oltre".