Un calo della disoccupazione giovanile tra i 4 e i 5 punti percentuali e un aumento del reddito pro-capite tra i 1500 e i 2500 euro, con un investimento in istruzione di 2-3 miliardi di euro, pari allo 0,1-0,2% del PIl nazionale. Sarebbero questi gli effetti positivi di una proposta sulla scuola contenuta nel VIII rapporto "Generare classe dirigente" a cura dell'università Luiss Guido Carlì e Fondirigenti.Lo studio, riassume una nota dell'Università, "pone l'accento sulla necessità di ricostruire un ponte tra istruzione e lavoro fin dai banchi di scuola, diffondendo il modello anglosassone e dei Paesi del nord Europa, dove fin da adolescenti, gli studenti fanno stage in azienda".Quest’anno il rapporto Generare classe dirigente ha affronta il delicato, fondamentale passaggio tra istruzione e vita lavorativa dei giovani, delineando un quadro difficile. A partire da numerosi dati che illustrano quali siano davvero le aree critiche su cui lavorare: l’inadeguatezza dell’apprendimento “rimandato”, con i debiti formativi (oggi “carenze”) che non hanno dato i risultati sperati, con il 17,4% degli studenti che non ha interamente recuperato i propri; la motivazione, e non solo la valutazione, degli studenti, l’84,9% dei quali afferma che i loro risultati migliorano quando sono ben motivati; l’efficacia dei processi di “giunzione” tra la formazione e il lavoro (il 60,9% dei docenti è molto o abbastanza preoccupato per il passaggio alla vita lavorativa degli studenti). E, ancora, l’importanza della costruzione delle competenze trasversali, che le aziende cercano e non sempre trovano; o il livello di istruzione della nostra classe dirigente, più basso, in media, di quello degli altri paesi europei (solo il 39,5% dei dirigenti italiani tra i 30 e i 65 anni è laureato).