È cominciato ieri alla Camera l’esame definitivo del disegno di legge sul caporalato, la cui approvazione definitiva è attesa per oggi. Il ddl prevede tra l’altro la pena della reclusione in carcere da uno a sei anni per chi commette il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori. Tra le novità del provvedimento, c’è anche per la prima volta la decisione di estendere le finalità del Fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato.In particolare nel Mezzogiorno, dalla Calabria alla Puglia, proseguono intanto i racconti di sfruttamento e miseria, bisogno e abusi. Storie di caporalato scritte nei fertili campi ricchi di agrumi e olive, cipolle e molto altro. Le piane di Gioia Tauro e Sibari sono i due poli di una agricoltura malata che scommette indegnamente sulla necessità di lavoro di braccianti, anzitutto stranieri.Tra Rosarno e San Ferdinando, in Calabria, da anni in migliaia sopravvivono in una tendopoli che a intervalli più o meno regolari i palazzi dichiarano di volere sgomberare ed eliminare ma è ancora lì. Mercoledì la prefettura di Reggio Calabria ha deciso l’eliminazione dell’accampamento, che vorrebbe sostituire con un’altra struttura, del tutto nuova, nella gestione della quale coinvolgere le associazioni impegnate al fianco dei migranti e gli stessi stranieri. Intanto la piana gioiese torna a riempirsi di lavoratori stagionali che arrivano sognando un lavoro per avere da mangiare.Quest’anno, a differenza del passato, assieme agli africani sono presenti numerosi bulgari che non affollano la tendopoli trovando alloggio nei paesini alle pendici dell’Aspromonte. Sono già organizzati, sanno cosa fare e dove lavorare, racconta don Pino Demasi, parroco a Polistena e da sempre in prima linea anche al loro fianco: «Non possiamo abbandonarli a loro stessi. Facciamo il possibile», racconta. Ogni mattina all’alba una serie di furgoni raccoglie i bulgari per trasferirli a Tropea dove lavorano nella raccolta delle cipolle rosse.Da tempo sulla piaga caporalato hanno alzato il livello d’attenzione le istituzioni. A metà settembre il prefetto di Reggio, Michele di Bari, ha presieduto l’insediamento del Tavolo permanente di coordinamento previsto dal Protocollo sperimentale contro caporalato e sfruttamento in agricoltura "Cura-legalità-uscita dal ghetto" sottoscritto a livello nazionale il 26 maggio. Le attività previste, compresi i servizi di prevenzione e contrasto del "Focus ’ndrangheta" denominato "Controlli su aree di cantiere, luoghi di lavoro, lavoro nero, intermediazione illecita di manodopera", sono pensati per tutta la provincia ma anzitutto per la piana di Gioia Tauro, dove maggiore è l’incidenza del fenomeno. Da giugno 2014 allo scorso luglio, "Focus ’ndrangheta" ha raggiunto risultati importanti: 602.223 persone controllate, 4.241 denunciati a piede libero, 854 arresti in flagranza di reato. L’attività di prevenzione e contrasto a caporalato e lavoro nero e illegale, in particolare, ha conteggiato 25 operazioni di polizia in 28 Comuni e 135 aziende. Tutto per 28 denunce, 143 sanzioni amministrative per 901.227 euro.In campo ci sono pure i sindacati. Il segretario regionale della Cgil, Angelo Sposato, allarga lo spettro stigmatizzando, accanto a quello agricolo, il caporalato in edilizia. Soprattutto quella privata. Denuncia l’abuso dei
voucher che, a suo parere, hanno aumentato le forme di sfruttamento perché è come se lo avessero legalizzato. «Hanno drogato il sistema – spiega Sposato – poiché la disponibilità di 375 milioni, come avvenuto l’anno scorso, ha compresso il mercato del lavoro con molte aziende che invece di assumere con contratto tradizionale scelgono queste nuove forme per mettersi a posto a livello normativo». Il segretario regionale della Cgil conferma gli appetiti della ’ndrangheta sul business: «Criminalità organizzata e caporalato sono affini. Cartelli criminali gestiscono soprattutto la manovalanza stagionale, sia nella Sibaritide che nella Piana di Gioia Tauro. Aspettiamo con ansia che il ddl sul caporalato venga approvato e dia buoni frutti».