Se la disoccupazione giovanile galoppa e sempre più “cervelli” cercano lavoro all’estero, la colpa è anche del mancato collegamento tra scuola e lavoro. Da questo “disallineamento” dipende il 40% del tasso dei senza lavoro under 30, che nella scuola non trovano un valido alleato. La conferma arriva da Confindustria, che ieri ha promosso la prima Giornata dell’educational, lanciando 100 proposte per cambiare la scuola.Un sistema che, secondo viale dell’Astronomia, ha «troppe nozioni, troppe materie, poco collegamento con la società, scarsa attenzione ai costi e agli sprechi, nessuna valutazione di efficacia del servizio, nessun riconoscimento dei meriti degli operatori più apprezzati e nessun riconoscimento al ruolo pubblico del settore paritario». In sintesi: «La quantità a scapito della qualità». «Ogni anno – ha annunciato il presidente Giorgio Squinzi – dedicheremo una giornata a discutere di scuola, università e formazione, questione che ha una valenza di assoluta e urgente importanza per la modernizzazione strutturale del Paese e per le sue possibilità di riprendere a crescere in modo virtuoso».Cominciando con il favorire l’occupabilità dei giovani e con l’abbassare il livello di dispersione scolastica, che vede l’Italia tra i Paesi europei meno virtuosi, con un tasso medio di abbandono del 17,6%, secondo soltanto al Portogallo (20,8%) e Spagna (24,9%) e molto lontano dalla media europea del 12,7%. Da qui la proposta di introdurre l’alternanza scuola-lavoro a tutti i livelli, rendendola obbligatoria negli ultimi tre anni degli Istituti tecnici ed estendendola di un anno negli Istituti professionali, innalzando a 600 il monte ore dedicato da distribuire nel triennio. Alternanza da rafforzare anche durante le vacanze estive, con l’attivazione di sperimentazioni del “sistema duale”, come quella avviata dal Miur in collaborazione con Enel, che prevede l’assunzione di 150 studenti con contratto di apprendistato.«Oggi in Italia – scrivono gli imprenditori nel rapporto – soltanto il 4% degli studenti tra i 15 e i 29 anni riesce a integrare studio e lavoro, a fronte del 22% degli studenti tedeschi». Per cui, il vero problema è che «i giovani italiani non sono accompagnati al lavoro e spesso non lo conoscono». Rispetto ai loro coetanei europei, ricorda Confindustria, «entrano mediamente due anni dopo nel mercato del lavoro» e soltanto il 40% delle imprese italiane ha contatti frequenti con le scuole contro il 70% di quelle inglesi o tedesche.Per migliorare la scuola, è necessario, secondo gli industriali, cambiare anche il sistema di selezione e valutazione degli insegnanti, abolendo le graduatorie per anzianità e introducendo le assunzioni per concorso o per chiamata diretta e premiando il merito, che deve pesare almeno il 70% in più rispetto all’anzianità.Merito e valutazione sono anche tra le parole chiave della Buona scuola del governo, come ha rilevato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. «Insieme alle competenze sono i temi che ci stanno a cuore», ha ribadito.