La scommessa ha un sapore antico: mettere insieme i talenti migliori dei territori più penalizzati dalla Grande Crisi e trasformarli in un’impresa. Civile. Il fermento parte da Sud, da Taranto, ma sta già contagiando città come Trieste, Pordenone, Trento, oltre a Crotone, Avola e tanti altri piccoli centri della Puglia. «Quando cinque anni fa lanciammo con Luigino Bruni la scommessa di una
Summer School dedicata all’Economia civile, sembrava un progetto per pochi, destinato a restare sulla carta» racconta Vincenzo Mercinelli, vicepresidente del Centro di cultura per lo sviluppo del territorio Giuseppe Lazzati, dell’Università Cattolica di Taranto. Invece i 174 studenti passati per l’esperienza estiva nella città pugliese, che quest’anno si svolgerà dal 23 al 27 luglio alla presenza di diversi docenti tra i quali Stefano Zamagni e Mauro Magatti, hanno in diversi casi già messo a frutto le competenze acquisite. Tre pedagogiste hanno fondato una cooperativa sociale in provincia di Lecce, che è diventata nello stesso tempo un asilo nido e una ludoteca. Contemporaneamente, è nata un’associazione per il turismo responsabile che illustra ai visitatori i nuovi percorsi culturali, dalla Puglia alla Basilicata, mentre un gruppo di medici, psicologi e biologi ha creato
ex novo uno studio specialistico che mette al centro i temi della nutrizione, dell’alimentazione e della cultura del cibo. L’elenco potrebbe continuare, se solo si pensa alle
start up nate (o che stanno per nascere) nel comparto della cosiddetta "sanità leggera", attraverso veri e propri presidi rappresentati da poliambulatori specialistici indirizzati alla cura di patologie come l’Alzheimer. «Per cinque giorni, docenti e studenti vivono insieme e hanno tempo e spazio per condividere formazione, progetti e idee di futuro – continua Mercinelli –. Il risultato? Negli anni in cui l’avvento della crisi metteva in luce la necessità di nuovi modelli di gestione del territorio, questa scuola ha rappresentato un’alternativa praticabile per chi sogna di valorizzare dal basso il
genius loci». Come sostiene Domenico Amalfitano, presidente del centro di cultura Giuseppe Lazzati, «il tentativo è aprire e sostenere un cantiere di speranza».Nel deserto di opportunità che a volte si incontra nel Sud Italia, è un segnale innanzitutto per il mercato del lavoro. Intorno ai valori-chiave dell’economia civile, che vanno dalla gratuità al dono, dalla generatività alla persona, dai beni relazionali alla reciprocità, è possibile costruire occupazione. I numeri non saranno enormi ma ciò che conta, riprende Mercinelli, è che «il territorio ormai decide di non farsi più fagocitare dalla politica e prova a guardare lontano».Nessuna subalternità nei confronti della pubblica amministrazione, semmai la convinzione che il terzo settore può diventare «un luogo dove il lavoro, se non c’è, si inventa. Per costruire fiducia e dare pari dignità a tutti».