martedì 15 marzo 2016
Gli occupati esposti al fenomeno sono per lo più donne (il 14% rispetto al 12% degli uomini), stranieri (il 37,5% a fronte del 10% degli italiani) e giovani tra i 25 e i 34 anni. Una realtà per un addetto lombardo su cinque. (nella foto la Camera di commercio di Milano).
Lavorare al di sotto delle proprie competenze
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In Lombardia sono 558mila i lavoratori sovra – qualificati, il 13% del totale della forza lavoro regionale, il 17% dei lavoratori sovra qualificati nazionali. Gli occupati esposti al fenomeno sono per lo più donne (il 14% rispetto al 12% degli uomini), stranieri (il 37,5% a fronte del 10% degli italiani) e giovani tra i 25 e i 34 anni. La posizione occupazionale è comunque prevalentemente caratterizzata da un profilo di lavoratore dipendente, soprattutto a tempo indeterminato (53%, contro solo il 17% dei lavoratori autonomi). Metà sono laureati e metà diplomati, ma tra i giovani il 60% ha la laurea. Emerge dalla ricerca 2015, su dati 2012, Le azioni di social investment a Milano della Camera di commercio di Milano attraverso il Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani. "Questa ricerca mette in evidenza una nuova forma di difficoltà nel mercato del lavoro - ha dichiarato Massimo Ferlini, membro di giunta della Camera di commercio di Milano - accanto alla mancanza di una occupazione, che però ad essa si affianca. Si creano situazioni di disagio sia per qualità del lavoro che per remunerazione, rispetto alle aspettative delle persone. Si tratta di situazioni che spesso non riescono a durare a lungo e che quindi nascondono forme di precarietà. C’è in questi dati il risultato degli ultimi anni di crisi. Ci sono categorie più colpite, gli stranieri, in particolare le donne, ma anche i giovani laureati che fanno più fatica nella fase iniziale di inserimento. Ricordo solo tre strumenti che possono essere utili in questo ambito, servizi offerti dalle Camere di commercio. Da un lato l’orientamento con l’analisi Excelsior sulla domanda di lavoro per aiutare chi cerca di inserirsi nei settori di maggiore richiesta e favorire così l’incontro tra offerta e domanda, fin dalla fase di scelta degli studi. Poi la promozione dell’autoimprenditorialità, anche con Punto Nuova Impresa e la formazione. Per chi si trovi in momenti critici, ricordo la Fondazione Welfare Ambrosiano, creata a Milano da Comune e Camera di commercio, per le situazioni di difficoltà: sono più di 2000 le famiglie aiutate in passaggi difficili".  Italiani e stranieri.  I lavoratori sovra-qualificati italiani si concentrano prevalentemente nelle professioni tecniche (23,3%) e nelle posizioni impiegatizie (16,6%) mentre gli stranieri si concentrano prevalentemente nelle posizioni manuali non qualificate (54,6%) o come operai e artigiani specializzati (17,3%). Gli italiani di questo tipo hanno più frequentemente posizioni precarie, gli stranieri sono più spesso dipendenti con orario ridotto.  Per gli italiani è un primo accesso al lavoro per i laureati. Gli stranieri sono concentrati nelle attività di cura della persona, della ristorazione e del settore alberghiero. Mentre gli italiani si concentrano prevalentemente nel settore manifatturiero e del commercio, ma anche l’istruzione, la sanità e la pubblica amministrazione, la finanza, le assicurazioni e la comunicazione, spesso come primo accesso da parte di giovani laureati.Stranieri, uomini operai e donne badanti. Gli uomini sono artigiani, operai, conduttori di impianti, le donne badanti. In entrambi i casi la maggioranza dei lavoratori sovra-qualificati si trova nelle professioni non qualificate del comparto manuale, che include le badanti, nel 43,1% nel caso degli uomini e nel 66,8% nel caso delle donne.Stranieri, restano sovra qualificati anche dopo dieci anni di lavoro. La maggiore concentrazione di lavoratori sovra-qualificati si colloca nella fascia compresa tra i 5 e i 10 anni di permanenza in Italia, dove circa il 38% della forza lavoro straniera è over qualificata contro il 35% di coloro che sono nel nostro Paese da meno di cinque anni.La Lombardia ha una percentuale di lavoratori sovra-qualificati del 17% sul totale nazionale. I lavoratori sovra-qualificati in Lombardia sono circa 558.000 (13,3% sul totale della forza lavoro lombarda), a livello nazionale, la quota lombarda di lavoratori sovra qualificati rappresenta il 17%, seguita dal Lazio che ne rappresenta il 12,5%. A livello nazionale, il fenomeno della sovra-qualificazione della forza lavoro occupata interessa il 15% degli occupati, per un totale di circa 3,2 milioni sui 22 milioni di lavoratori occupati nel 2012 in Italia. Gli over-qualificati italiani hanno perlopiù un diploma di scuola superiore (53%), ma una quota importante riguarda anche le persone con laurea (40%). Per la maggior parte si concentrano nelle mansioni qualificate e non qualificate del mercato dei servizi e dell’industria; in particolare, le mansioni non qualificate e manuali vedono circa il 36% del totale degli occupati interessati da questo fenomeno. Un primo fattore che discrimina fortemente i lavoratori sovra-qualificati è l’età; infatti, il fenomeno tende a interessare maggiormente le persone con età 25-34 anni (21,58%) andando a ridursi con il crescere dell’età degli intervistati fino a circa l’8% dei lavoratori over 55. Il fenomeno si concentra nelle giovani generazioni soprattutto tra gli italiani, prolungandosi peraltro in misura significativa sino alla soglia dei 39 anni, mentre tende a rimanere costante – se non a subire un incremento al crescere dell’età – per le persone straniere.La disoccupazione giovanile e il lavoro sovra qualificato in Lombardia: considerando la fascia dei minori di 30 anni, quasi un giovane su cinque è disoccupato contro il 10% degli anni precedenti. Il fenomeno riguarda soprattutto i giovani con un basso livello di istruzione e può essere interpretato come una accresciuta concorrenza da parte dei giovani qualificati anche sulle scarse posizioni disponibili a media e bassa qualifica, proprio perché i laureati più adattabili sono in grado di accaparrarsi più facilmente queste posizioni.Le professioni. I lavoratori sovra-qualificati in Lombardia si concentrano prevalentemente nelle posizioni manuali e non qualificate del mercato del lavoro (29,7%), anche se è particolarmente interessante rilevare il dato riscontrato sulle professioni tecniche (15,8%) che si colloca al di sopra della media nazionale (13,3%).Metà laureati e metà diplomati, ma tra i giovani il 60% ha la laurea. I lavoratori sovra-qualificati si distribuiscono quasi equamente tra laureati (43,8%) e diplomati (46,3%) e sono perlopiù attivi nel comparto dei servizi (66%). La popolazione sovra-qualificata dei giovani mostra, rispetto agli adulti sovra-qualificati, una maggiore concentrazione tra i laureati, con quasi il 60% dei lavoratori coinvolti dal fenomeno in possesso di una qualificazione terziaria, mentre più facilmente gli adulti sovra-qualificati si distribuiscono tra i diplomati e coloro che possiedono una qualifica professionale. I settori. Sono concentrati sia nel comparto dei servizi di cura alle famiglie che nelle attività immobiliari. La posizione occupazionale è comunque prevalentemente caratterizzata da un profilo di lavoratore dipendente, soprattutto a tempo indeterminato (53%, contro solo il 17% dei lavoratori autonomi). Essere dipendenti sovra-qualificati non è ininfluente dal punto di vista del ritorno economico dell’occupazione: i lavoratori in questa condizione tendono infatti a concentrarsi prevalentemente nei decili più bassi della distribuzione del salario.Gli occupati esposti al fenomeno sono perlopiù donne (14% vs. 12% degli uomini), stranieri (37,5% vs. 10% degli italiani) e giovani tra i 25 e i 34 anni, confermando i trend già evidenziati a livello nazionale. In particolar modo, si conferma la maggiore esposizione dei giovani adulti italiani e delle donne adulte straniere, che abbiamo già evidenziato a livello nazionale. Gli italiani tendono a distribuirsi maggiormente nelle posizioni precarie e non standard del mercato del lavoro (con una quota rilevante di lavoro autonomo intorno al 20%). Al contrario gli stranieri sovra qualificati si concentrano nelle posizioni dipendenti con orario ridotto. In entrambi i casi, la maggior parte dei lavoratori sovra-qualificati è comunque occupata con un contratto lavorativo standard, mettendo in luce come l’accettazione di un lavoro al di sotto delle proprie competenze possa essere frutto di un calcolo opportunistico che predilige la sicurezza del posto del lavoro all’eventuale pieno sfruttamento delle competenze maturate nel corso del percorso di studi.La distribuzione dei lavoratori sovra-qualificati cambia notevolmente tra italiani e stranieri, con questi ultimi fortemente concentrati nelle attività di cura della persona, della ristorazione e del settore alberghiero, mentre gli italiani si concentrano prevalentemente nel settore manifatturiero e del commercio. Peraltro gli italiani accedono a posizioni sovra-qualificate anche in settori dei servizi che sono difficilmente accessibili agli stranieri, come per esempio l’istruzione, la sanità e la pubblica amministrazione, ma anche in settori caratterizzanti la trasformazione in senso postindustriale della società, come ad esempio la finanza, le assicurazioni e la comunicazione. In quest’ultimo caso, possiamo ipotizzare che esse rappresentino solo un primo accesso in posizioni di gavetta da parte di giovani laureati, decisi a fare carriera nei settori trainanti dell’economia della conoscenza.Stranieri: gli uomini sono più concentrati tra gli artigiani e gli operai specializzati (30,1% vs. 3,6%) e i conduttori di impianti (19,9% vs. 4,1%), mentre le lavoratrici straniere sovra-qualificate si trovano prevalentemente tra le professioni manuali qualificate (22,6% vs. 5,1%); tale categoria comprende anche le badanti. In entrambi i casi, tuttavia, la maggioranza dei lavoratori sovra-qualificati si trova nelle professioni non qualificate del comparto manuale, nel 43,1% nel caso degli uomini e nel 66,8% nel caso delle donne. Tale distribuzione per genere si riscontra anche nel caso in cui si prenda in considerazione l’attività svolta, lavoratori stranieri nel comparto industriale e delle costruzioni per gli uomini, nella cura per le donne. La durata della permanenza in Italia non riduce la dequalificazione occupazionale: il mercato del lavoro italiano sembra essere molto efficace nell’ostacolare i processi di mobilità ascendente degli stranieri. Infatti, la maggiore concentrazione di lavoratori sovra-qualificati si colloca proprio nella fascia compresa tra i 5 e i 10 anni di permanenza in Italia, dove circa il 38% della forza lavoro straniera è over qualificata contro il 35% di coloro che sono nel nostro paese da meno di cinque anni. La situazione migliora solo lievemente per i migranti di lungo periodo, anche se il fenomeno continua a riguardare una quota importante del lavoro straniero (circa un lavoratore su tre). Le donne si confermano maggiormente esposte al fenomeno, in una quota che, sebbene cali sopra i 15 anni di permanenza in Italia, rimane persistente.Giovani, oltre al lavoro poco qualificato c’è la precarietà. I giovani tendono più spesso a trovarsi nella doppia posizione di svantaggio legata sia ad una posizione professionale inferiore alle proprie capacità e competenze, ma anche con un contratto di lavoro non-standard. Infatti, sono soprattutto gli adulti sovra-qualificati a concentrarsi ai due estremi del mercato del lavoro (full-time indeterminato e lavoratore autonomo), mentre i giovani si distribuiscono nelle svariate forme dell’integrazione non-standard nel mercato del lavoro: part-time indeterminato (11,9%), dipendente a tempo determinato (17%), collaboratore (3,5%).
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