giovedì 22 settembre 2016
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Sempre più spesso, le imprese italiane della moda importano manager da settori diversi, da quelli più affini, come la nautica di prestigio, i vini di qualità, l’hotellerie, a quelli più lontani, come l’automobile, lo sport, le fondazioni sociali e sanitarie."È un fenomeno che sta diventando una vera e propria tendenza, per due ordini di motivi - spiega Veronica Crippa, manager della società di ricerca di personale qualificato Technical Hunters -. Il primo è la ricerca di idee e approcci innovativi da parte delle imprese del lusso e il secondo la crescente contaminazione tra settori".Un esempio del primo caso è la ricerca di professionisti che provengono dai beni di largo consumo o da altri segmenti del lusso, come gli yacht e gli hotel di alta gamma, mentre nel secondo caso rientrano le partnership delle case della moda con i marchi dell’automobile o dell’alimentare di qualità, oppure con fondazioni umanitarie e case di cura, da cui scaturisce un naturale travaso di competenze.I profili professionali maggiormente interessati da questo fenomeno sono quelli dei Project Leader e Project Manager, in ambito Marketing e Comunicazione, e poi Art Director, Sales Director, Product Manager, Buyer e Merchandiser. I requisiti chiave sono capacità analitiche e gestionali elevate, esperienze in business di massa, legati a scadenze ritmate e veloci, oppure in business di nicchia, come il food e l’hotellerie di lusso, che si rivolgono a una clientela affine a quella dell’alta moda. Ai candidati viene chiesto di portare valore aggiunto, adattando le conoscenze pregresse alle logiche del nuovo contesto organizzativo. In termini retributivi, i compensi medi variano da un minimo di 60 mila euro lordi annui, per figure come Project Leader, Project Manager, Buyer e Merchandiser, sino a 150 mila euro per i primi livelli del top management, come Sales Director e Art Director.
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