Può dispiacere a qualcuno vedersi offrire una fetta di torta? No, nessuno se ne lamenterà sapendo che – più o meno grande – un pezzo di dolce verrà distribuito (quasi) a tutti. Si metteranno da parte le buone intenzioni dietetiche e si addenterà la pasta frolla. È ciò che rischia di accadere, in sostanza, con la manovra economica che il governo si appresta a varare nella riunione del Consiglio dei ministri di oggi.Una manovra da ben 24,5 miliardi di euro, quella che si prospetta, farcita con quasi 4 miliardi di investimenti pubblici, oltre 3 miliardi per l’aumento e l’anticipo delle pensioni, 350 milioni dedicati alla competitività delle imprese e poi glassata con una serie di bonus perfetti per ingolosire i palati delle famiglie. Si parla infatti di un contributo per le rette degli asili nido da 1.000 euro l’anno; di un altro che premierebbe la maternità prossima a realizzarsi, con 800 euro una tantum per coprire le spese della diagnostica e dei primi acquisti per il bambino in arrivo, oltre alla conferma dei buoni asilo per le mamme che rientrano al lavoro e gli 80 euro per i figli fino a 3 anni delle coppie sotto i 25mila euro di reddito Isee, che raddoppiano se la famiglia non raggiunge il livello di 7mila euro... Come si fa a rifiutare un piattino del genere?Con l’appetito che hanno le famiglie italiane tenute a stecchetto, andrà tutto giù in un boccone. Una volta smaltito l’eccesso di zuccheri, però, ci si accorgerà di come, in realtà, nulla sia cambiato nella condizione quotidiana dei nuclei con figli, perché rimarranno intatte le storture della mancanza di equità orizzontale che il nostro sistema fiscale perpetua, in particolare per i monoreddito e in generale non "soppesando" nella giusta misura la diversa condizione di chi cresce uno o più bambini e chi ha solo se stesso a cui badare. I dolci bonus piacciono a tutti, ma quanto è più salutare una dieta equilibrata, che apporta le giuste calorie e sa dosare i diversi componenti. Senza gli sbalzi glicemici (dovuti agli zuccherini-bonus) , le famiglie sarebbero più tranquille nel portare a compimento i loro progetti genitoriali, sapendo di poter contare su un fisco strutturalmente amico e su un riconoscimento stabile del loro compito educativo e del loro valore sociale. Anche quest’anno l’occasione di una grande riforma è sfumata, si parla del 2018 e per allora il premier ha evocato addirittura il «quoziente familiare»... sperando non sia la solita carota fissata davanti all’asino perché proceda.Lo abbiamo già scritto su queste colonne, pure l’aumento della quattordicesima per i pensionati fino a 750 euro al mese e la sua estensione a chi riceve un assegno fino a 1.000 euro, non sembra una scelta equilibrata. Nonostante ciò che sostengono il sottosegretario Nannicini e i sindacati confederali, la decisione non ha nulla di previdenziale. Non si comprende infatti perché proprio solo a questa categoria di pensionati - non certo privilegiata, ma per lo più formata da persone andate in quiescenza con il più vantaggioso sistema retributivo e meno anni di contribuzione di quanti non ne occorrano adesso - si conceda una mensilità aggiuntiva, a prescindere dalla loro condizione familiare e patrimoniale. Pare solo un’altra fetta di torta che si vuole distribuire, appunto.Non è per rovinare l’appetito né fare i guastafeste a tutti i costi, ma il problema è che quella torta che il governo prepara con le migliori intenzioni è impastata con ingredienti potenzialmente pericolosi. Anzitutto, misure finanziate a deficit, tra i 6 e i 13 miliardi. Poi la scommessa di una crescita economica che arrivi al +1% – quando le previsioni oscillano tra un pessimistico 0,6 e un ottimistico 0,9% – proprio in virtù, per buona parte, delle misure distributive messe in atto con la manovra finanziaria stessa che dovrebbero fungere da volano a consumi interni stagnanti. Insomma, è un po’ come se un maestro pasticciere facesse conto di vendere altre torte solo perché distribuisce gratuitamente la prima. E nel frattempo lasciasse da pagare ai figli, alle generazioni di giovani, il conto della farina presa a debito. Probabilmente è una scommessa necessaria, quella di spingere all’estremo la flessibilità dei conti pubblici, evitando politiche di austerità che hanno già dimostrato tutta la loro negatività. Ma è certo un rischio grande distribuire le risorse a pioggia, cercando di contentare più elettori potenziali possibili. Perché se poi la ricetta non funzionasse e la torta risultasse indigesta a molti... toccherà passare il 2017 a dieta strettissima. Abbiamo, insomma, una torta, ma la festa non c’è. Bisogna augurarsi – e lavorare – perché non sia così.