giovedì 14 maggio 2020
Un’opportunità di responsabilizzazione per i dipendenti, ma manca il contatto sociale
Il lavoro agile tra vantaggi e svantaggi

Il lavoro agile tra vantaggi e svantaggi - Archivio

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Siamo finalmente entrati nella Fase 2 e, sebbene con le dovute misure e cautele richieste da più fronti, il Paese è pronto a ripartire. Ma cosa ci ha insegnato questo periodo di stand-by dalla routine? Per rispondere a questo quesito, Infojobs, piattaforma numero 1 in Italia per la ricerca di lavoro on line, in base ai dati emersi dalla propria indagine1 sul tema smart working, ha identificato i cinque aspetti che gli italiani hanno potuto apprezzare del lavoro da remoto e i cinqueche invece sono da considerare buoni motivi per rientrare operativi alla scrivania.

Le cinque cose che mancano di più del lavoro in presenza

1) La socialità del luogo di lavoro e il confronto quotidiano con i colleghi (parimerito al 27%);

2) La comodità della propria postazione (11%);

3) Il piacere di prepararsi alla giornata con outfit e make-up (10%);

4) Una chiacchierata con i colleghi, con i clienti e con i fornitori (8%);

5) La pausa caffè o il pranzo con i colleghi (7%).

La produttività rimane comunque invariata per oltre la metà del campione, solo un 7% dichiara un calo legato soprattutto alla difficoltà di gestire in contemporanea i familiari in smart working o i figli che necessitano di attenzione, dato che sale al 33% per le donne con figli conviventi. In uno scenario post Covid-19 lo smart working viene visto dai lavoratori come un’opportunità, ma non come una possibile alternativa al lavoro in presenza. Il 71% dice sì al lavoro agile, ma solo per 1 o 2 giorni a settimana (percentuale che sale all’89% per le donne con figli e che si attesta al 55% per gli uomini che vivono sotto lo stesso tetto con la prole).

Le cinque cose più belle dello smart working

1) Risparmio di tempo per spostamenti casa-ufficio (49%);

2) Flessibilità di orari (19,5%);

3) Possibilità di gestire insieme esigenze personali e lavorative (17%), 30% per donne con figli;

4) Niente distrazioni (11%);

5) Videocall in sostituzione dei meeting in presenza (3%).

Lo smart working è stato - ed è per molti ancora oggi - un banco di prova, per aziende e dipendenti, in un serrato e quotidiano confronto con difficoltà e opportunità. E come da ogni esperienza, deriva una lezione e aspetti o abitudini che si vorrebbero conservare anche dopo la fine dell’emergenza: come l’incremento del livello tecnologico in azienda e in casa (37%), un miglior bilanciamento tra vita professionale e privata (28%), particolarmente importante per le donne con figli conviventi (34%) e per gli uomini nella medesima situazione (24%). Il 14% degli intervistati rivela un dato davvero incoraggiante, vedendo in questa modalità di lavoro una maggiore responsabilizzazione del team e una maggiore fiducia da parte dei capi, che non possono, in questa situazione, esercitare il medesimo controllo di quando si è operativi in presenza. Fra opportunità, difficoltà e scenari, un dato è certo: l’Italia ha risposto all’emergenza sanitaria dando la possibilità, per quanto possibile, di lavorare da remoto, provando una nuova modalità che impatterà anche il prossimo futuro.

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