Le imprese hanno bisogno di leader - Archivio
Mai come in questo periodo sentiamo parlare, ovunque, di leadership. Si parla di leadership nuova, leadership della crisi, leadership adattiva, leadership del cambiamento. Ma siamo davvero convinti che sia un leader nuovo quello di cui le aziende hanno bisogno? «Sono convinta – spiega Maura Nespoli, VP Global Talent Acquisition, Talent management and People development di Prysmian Group – che non esista un buono o un cattivo leader. E nemmeno un vecchio o nuovo leader. Dal mio punto di vista la questione è diversa: si tratta di essere o non essere leader. Il contesto esterno, infatti, stimola e accentua alcuni comportamenti con cui la leadership viene espressa, ma non è un’altra leadership. È la leadership nel suo significato più profondo. Viviamo un momento di grande trasformazione e cambiamento e, proprio per questo, abbiamo bisogno di leader al governo, in azienda, in famiglia».
Il leader, per sua natura, deve essere capace di adattare la comunicazione, velocizzare decisioni, prendersi rischi, definire priorità, parlare alle persone in modo empatico senza fare retorica e soprattutto deve essere capace di vedere il futuro. Ma questo fa parte della leadership da sempre. Non c’è nulla di nuovo rispetto al passato, se non una leadership che oggi in tutta la sua interezza deve essere agita e non solo descritta. Spesso tendiamo ad associare la capacità di leadership a soft skill. Ma è davvero così? «In realtà – aggiunge Nespoli - non c’è nulla di soft nella leadership. E mai come ora è evidente che si parla di hard più che di soft. Deve essere nell’hardware del leader. Questa capacità, soprattutto in uno scenario complesso come quello attuale, è il principale strumento che permette la sopravvivenza economica, il successo, l’abilità di trasformare un momento nel momentum. Avere un modello di leadership di riferimento e il più possibile valoriale aiuta infatti ad avere una cassetta dalla quale poter prendere e utilizzare gli attrezzi che, nel modo migliore, aiutino a identificare la soluzione di un problema, gestire una circostanza, affrontare una sfida, prendere una decisione e/o guidare un’azienda verso nuovi orizzonti. La leadership si esercita e i comportamenti si allenano. Per questo sono così importanti. Si può agire su ciascuno, rafforzarli, sperimentarli e anche migliorarli».
Ecco cosa fa un leader: agisce, anticipa azioni che non pretende siano riconosciute come giuste, semplicemente le fa. In tempo, per tempo e a lungo termine. Recentemente Google ha creato una nuova posizione manageriale, quella del cpo (chief philosophy officer): esperti laureati in filosofia che usano la loro abilità nel fare domande per consulenze interne. E questa scelta, probabilmente, conferma che la leadership è nell’hardware ed è chiave per guardare al futuro e gestire momenti di incertezza. Il leader si interroga, chiede ad altri, ascolta, comincia e decide, adattando sé e il suo mondo al contesto che è intorno e che muta continuamente. «Questo leader – conclude la manager - ricalca e mi ricorda Aristotele, Socrate e Alessandro Magno. Tutti pensatori che hanno aiutato a comprendere il presente e formare il futuro. Sono esempi estremamente attuali ed utili come riferimento ancora di più in momenti dove l’esistenza umana va oltre ciò che si studia sui libri».