martedì 17 febbraio 2015
Rivista l'organizzazione dei controlli, previsti risparmi. Intanto la maggioranza si spacca sul decreto sul contratto a tutele crescenti. Il Pd mette paletti, Ap e Ncd votano no
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La creazione di una Agenzia unica per le ispezioni del lavoro comporterà risparmi per circa 26 milioni di euro. È questa, a quanto si apprende, la previsione di 'spending review' contemplata dal governo nella bozza di decreto attuativo del Jobs act: oltre 18 sarebbero i milioni risparmiati sui canoni di locazioni; oltre 6 milioni dalle spese per utenze e rifiuti; 850 mila euro dalle spese per manutenzione. La creazione dell'Agenzia, infatti, si legge ancora, prevede la soppressione di 85 uffici, su tutto il territorio nazionale, di Direzioni interregionali e territoriali del lavoro. Resterebbero perciò solo 19 sedi con 5.982 dipendenti. Gli immobli saranno prioritariamente "quelli del patrimonio Inps o Inail o di altre amministrazioni pubbliche, non messe a reddito".Intanto però la maggioranza si spacca anche alla Camera sul Jobs act. Dopo l’analoga divisione al Senato, infatti, pure a Montecitorio il gruppo di Alleanza popolare-Ncd ha votato no al parere sul decreto delegato relativo al contratto a tutele crescenti, sostenuto invece dal Pd e sul quale Sel e il M5S si sono astenuti esprimendo un parere favorevole.In sostanza, si è ricreato un asse "di sinistra" intorno al parere elaborato dal presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, per fissare alcuni paletti piuttosto stringenti sul tema dei licenziamenti. Il tutto alla vigilia dell’incontro di oggi tra il ministro del Lavoro e le parti sociali e del Consiglio dei ministri di venerdì che dovrebbe licenziare definitivamente i due decreti già approvati (contratto a tutele crescenti e nuovi ammortizzatori), vararne altri due su conciliazione famiglia-lavoro e tipologie contrattuali. In quest’ultimo, l’istituzione dell'agenzia unica.Il parere sul contratto a tutele crescenti approvato dalla commissione Lavoro della Camera contiene tre condizioni. Si vincola il governo a escludere i licenziamenti collettivi dalle nuove regole (cioè si vorrebbe mantenere per questi l’articolo 18). L’esecutivo dovrà inoltre incrementare la misura minima e massima dell’indennità dovuta in caso di licenziamento per giustificato motivo o giusta causa. Infine il governo dovrà assicurare «la reintegrazione nel posto di lavoro nelle ipotesi di licenziamento per giustificato motivo o giusta causa, in cui sussista una evidente sproporzione tra la sanzione del licenziamento e l’addebito disciplinare contestato» (ad esempio: la sottrazione di una penna).Per i deputati di Ap-Ncd, però, così si svuoterebbe la riforma varata del governo. L’esecutivo, con la sottosegretaria Teresa Bellanova, ha detto che il governo valuterà i pareri e deciderà se recepire i suggerimenti.
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