Se prendiamo in considerazione il luogo di nascita dei titolari di impresa, insieme alla sede dell’attività economica, si scopre che gli imprenditori preferiscono aprire nella propria terra di origine. Anche se esistono ancora oggi alcune regioni e province in cui gli imprenditori decidono di trasferirsi per aprire l’impresa. È quanto emerge da una elaborazione dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro imprese.La Puglia vanta più imprenditori locali, vale a dire che sul totale delle imprese individuali attive nella terra dei trulli oltre nove titolari su dieci sono nati proprio in regione. Solo il 5,8% del totale è nato all’estero, con Lecce che tuttavia si dimostra più aperta: qui la quota di stranieri raggiunge l’11,5%.Nella classifica delle 'regioni autoctone' a breve distanza seguono la Sicilia con l’89,2% dei titolari di impresa originari dell’isola e la Campania (87,1%). Se si considerano, invece, le regioni d’Italia meno locali, la Valle d’Aosta è quella con l’apertura maggiore nei confronti di titolari nati altrove (il 39,1% del totale). Sono i 'vicini di casa' piemontesi a essere i più presenti sul territorio (12,1%). Toscana e Lazio le regioni in cui la percentuale di titolari stranieri è più alta: rispettivamente il 18,8% e il 17,1% degli totale degli imprenditori.Se si considerano le singole province, nella classifica delle prime dieci con il numero maggiore di imprenditori 'locali', predomina il Sud, ad eccezione di Bolzano: al primo posto Bari (89,9%), seguita da Trapani (88,1%) e Bolzano (88,1%). La percentuale più alta di titolari nati fuori dalla provincia dove ha sede l’impresa si trova a Prato (71%, di cui il 42,4% è nato all’estero), Monza e Brianza (57,7%) e Milano (55,6%).Nello specifico, in Lombardia, circa un titolare di impresa su tre è nato fuori regione: i siciliani sono al primo posto (3%). Gli stranieri ricoprono il 16,7% del totale. Sondrio, Bergamo e Brescia sono le province con il numero maggiore di imprenditori autoctoni.