lunedì 23 febbraio 2015
La Svizzera esce dalla black-list. ANALISI L’intesa storica e il rischio di arrivare tardi di Eugenio Fatigante | LE ALTRE METE Restano altri paradisi fiscali. Ma evasori meno sicuri | COSA CAMBIA REALMENTE Una spinta alla regolarizzazione
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È arrivata la firma ufficiale sull’accordo di scambio di informazioni fiscali raggiunto a gennaio tra Italia e Svizzera, un passaggio che di fatto pone fine al segreto bancario, sottolinea il ministero dell’Economia. Il protocollo siglato ieri a Milano da Pier Carlo Padoan e dalla responsabile federale elvetica delle finanze, Eveline Widmer-Schlumpf, consente «immediatamente» alle autorità italiane di individuare potenziali evasori che detengono patrimoni in territorio svizzero e, secondo il Mef, sarà quindi di stimolo al rientro dei capitali con la voluntary disclosure. Si tratta della nuova legge per l’emersione del capitali occultati al Fisco e portati all’estero. Dopodomani il governo firmerà un’intesa analoga con il Liechtenstein. Esulta il premier Matteo Renzi: si tratta di «miliardi di euro che ritornano allo Stato #lavoltabuona #comepromesso», scrive nel solito tweet.L’intesa italo-svizzera prevede lo scambio di informazioni su richiesta (non automatiche), secondo lo standard Ocse. Ai fini della disclosure chi ha nascosto soldi nella banche elvetiche potrà mettersi in regola beneficiando di un regime sanzionatorio più conveniente rispetto a quelli previsti per i Paesi inseriti nella lista nera del rischio evasione, come è stato finora la Svizzera. Più avanti, con la ratifica del Protocollo da parte dei due Parlamenti, Berna uscirà dalle «black list basate esclusivamente sull’assenza dello scambio di informazioni», spiega il Tesoro.I due Paesi hanno inoltre concordato un percorso per trovare l’intesa sugli altri nodi ancora da sciogliere: i frontalieri, le altre black list in cui figura la Svizzera, l’accesso senza limitazioni di banche e imprese elvetiche al mercato italiano e il regime di Campione d’Italia. Oggi i lavoratori italiani che oltrepassano la frontiera sono soggetti a «tassazione esclusiva in Svizzera con il ristorno del 40% del gettito ai comuni italiani di confine». In futuro, invece, i frontalieri saranno assoggettati ad imposizione sia nello Stato in cui esercitano l’attività, sia nello Stato di residenza. «La quota spettante allo Stato del luogo di lavoro ammonterà al massimo al 70% del totale dell’imposta», spiega il Tesoro. Il carico fiscale totale dei frontalieri italiani rimarrà inizialmente invariato e successivamente, con molta gradualità, sarà portato al livello di quello degli altri contribuenti. Non vi sarà più alcuna compensazione finanziaria tra i due Stati.L’intesa firmata ieri arriva al termine di negoziati durati tre anni e portati avanti da tre governi. L’evasione fiscale, secondo uno studio del Tesoro, sottrae allo Stato italiano circa 90 miliardi l’anno di gettito, mentre secondo stime non ufficiali all’estero sarebbero nascosti almeno 200 miliardi di euro, una parte importante dei quali in Svizzera. «Avevamo fatto una promessa alle primarie del 2012. Oggi abbiamo realizzato quell’impegno. Grazie al lavoro del ministro Padoan, la nostra promessa è diventata un’azione di governo. Adesso al lavoro per accordi analoghi con Monaco e con il Liechtenstein», ha aggiunto Renzi nel suo messaggio. L’intesa di ieri va a rafforzare l’operazione di rientro e regolarizzazione dei capitali dalla quale il governo punta a raccogliere fino a 5-6 miliardi. La procedura di "svelamento" dei conti sarà possibile fino alla fine di settembre. Chi aderirà in tempo pagando tutte le imposte (con sanzioni ridotte) non sarà punibile per il nuovo reato di autoriciclaggio introdotto dal provvedimento sulla disclosure.
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