Oltre 60 relatori tra imprenditori, manager, ministri, e amministratori pubblici italiani, europei e eurasiatici, ma anche da Stati Uniti, Corea del Sud, Iran, India, Turchia, Mongolia e Israele, otto panel di lavoro, due sessioni plenarie e la partecipazione dei vertici di circa 1.000 aziende da 20 Paesi, in rappresentanza di quasi il 90% dell’interscambio complessivo con Mosca. Sono i numeri dell’XI Forum economico eurasiatico (Verona, 25 e 26 ottobre, Palazzo della Gran Guardia – Piazza Bra), che prende il via oggi a Verona. Ad aprire il summit geopolitico ed economico per lo sviluppo della cooperazione e del business tra l’Europa e la grande Eurasia, è stato il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Il Forum economico eurasiatico a Verona continua la conversazione iniziata al Forum economico internazionale di San Pietroburgo sulla fiducia nell'economia, l'abbandono delle guerre commerciali e la creazione di relazioni sostenibili e di lungo periodo tra i paesi che possano rilanciare l’occupazione e stimolare il mondo del lavoro, specialmente quello dei giovani.
Proprio per rilanciare il lavoro e favorire l’occupazione sono stati firmati nuovi accordi commerciali fra Russia e Italia. L’intento è quello di arginare la crisi occupazionale ed economica che è stata innescata dalle sanzioni alla Russia. Secondo uno studio del Vienna Institute for International Economic Studies nell’Unione Europea sono stati persi fino al 2017 circa 44 miliardi di euro di export e 900mila posti di lavoro, mentre l’Italia potrebbe perdere fino a 215mila posti di lavoro e sette miliardi di euro.
Ambiente, energia, infrastrutture, sono solo alcuni dei settori su cui si basano i nuovi accordi pronti a stimolare nuove risorse sul mondo del lavoro e della cooperazione fra i due Paesi.
L’intervento principale del ceo di Rosneft Igor Sechin, illustrato al Forum economico euroasiatico a Verona, si è concentrato sui fattori che influenzano la situazione attuale nell'economia globale. Secondo Sechin «le sanzioni oggi sono controproducenti non solo per l’economica ma anche per il mondo del lavoro; sono un fenomeno non economico e giuridico, ma mirante a ribaltare la situazione nel mercato e a indebolire i concorrenti». Inoltre sottolineato che “bisognerebbe collaborare insieme per superare questo ostacolo e favorire lo scambio e l’occupazione nei vari settori».
Il Fondo sovrano russo presenterà tre progetti di collaborazione con il Fondo strategico italiano, azioni che andranno a sostenere e rilanciare anche nuove start up italiane. L’amministratore delegato del Russian direct investment fund (Rdif), Kirill Dmitriev, ha indicato la volontà del fondo sovrano russo di sviluppare interessi in Paesi come l’Italia nonostante le sanzioni, mentre allo stato attuale investe in misura più significativa in partnership con realtà cinesi e del Medio Oriente. Per rafforzare l’idea della volontà di lavorare con l'Europa, Dmtriev ha fatto riferimento, appunto, all’iniziativa in via di finalizzazione con il Fondo strategico italiano e rilanciare l’occupazione.
Il made in Italy in Russia è particolarmente apprezzato vista la massiccia presenza di imprenditori italiani che investono creando posti di lavoro e ricchezza. Sono sempre di più i marchi italiani che decidono di investire nel mercato russo. Un mercato che, con riferimento al solo comparto moda, ha messo a segno nel 2017 un investimento complessivo di circa 34 miliardi di euro e guarda con altrettanta positività anche ai prossimi anni.