Quando si dice che l’istruzione non paga. Le donne in Italia sono più istruite degli uomini: il 65,3% ha il diploma (il 60,1% tra gli uomini) e il 23,1% una laurea (il 16,8% tra gli uomini), differenze ben più marcate di quelle osservate nella media Ue27. Si tratta di uno dei dati contenuti nel rapporto sui livelli di istruzione e ritorni occupazionali relativi al 2021 pubblicato oggi dall’Istat.
Il vantaggio femminile nell'istruzione non si traduce però in un corrispettivo in ambito lavorativo. Il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (55,7% contro 75,8%), ma il divario di genere si riduce al crescere del livello di istruzione (31,7 punti per i titoli bassi, 20,3 per i medi e 7,3 punti per gli alti).
Nel nostro paese, nel 2021, il tasso di occupazione dei laureati 25-64enni è all'82,1%, 4,3 punti più basso di quello medio europeo. Il gap sale al 6,8% tra i 30-34enni (81,1%) mentre è di 17,4 punti tra gli under 35 che hanno conseguito la laurea da uno a tre anni prima (67,5%). Ampia la distanza Ue27-Italia per la quota di 30-34enni laureati: 41,6% contro 26,8%. Al Nord e al Centro la quota raggiunge il 30%, mentre nel Mezzogiorno si ferma al 20,7%. Ancora molto forte, spiega ancora l'istituto di statistica, l'influenza dell'appartenenza familiare sull'abbandono scolastico e sul raggiungimento di un titolo terziario.La popolazione (25-64 anni) residente nel Mezzogiorno è meno istruita rispetto a quella del Centro-nord: il 38,1% ha il diploma di scuola secondaria superiore e solo il 16,4% ha raggiunto un titolo terziario; nel Nord e nel Centro circa il 45% è diplomato e più di uno su cinque è laureato (21,1% e 23,7% rispettivamente). Il divario territoriale riguarda uomini e donne, sebbene sia più marcato per la componente femminile. Nel Mezzogiorno, tuttavia, i vantaggi occupazionali dell'istruzione sono superiori in particolare tra le donne che raggiungono un titolo terziario.
Tra i Neet (Not in Education, Employment or Training, giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione) disoccupati in Italia, uno su due è alla ricerca di lavoro da almeno un anno (il 51,6% nel 2020 era il 44,9%). Nel 2021, con la ripresa del mercato del lavoro diminuiscono i Neet disoccupati e quelli appartenenti alle forze di lavoro potenziali: aumenta dunque tra la quota degli inattivi che non cercano un impiego e non sarebbero disponibili a lavorare (35,9%, +2,7 punti): si tratta più frequentemente di genere femminile, con responsabilità familiari di cura e assistenza a bambini o adulti non autosufficienti. L'inattività è minima tra i Neet del Mezzogiorno, tra i quali ben il 71,0% (53,3% nel Nord e 64,1% nel Centro) si dichiara interessato al lavoro (disoccupati o forze di lavoro potenziali), a indicare come in quest'area del Paese le minori opportunità lavorative pesino di più sulla condizione di Neet.