giovedì 10 dicembre 2015
Per i 45mila intervistati, tra i 20 e i 34 anni, la coerenza tra il percorso di studi e le attività di lavoro assume sempre meno peso nella scelta della professione (62,8%), a favore di un contesto occupazionale che garantisca buone relazioni tra pari (89,8%), una retribuzione adeguata ( 92,5%) e soprattutto un livello elevato di salute e sicurezza (93,7%).
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I giovani italiani hanno subito più di tutti le conseguenze della crisi. A sostenerlo l'Isfol, l'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, che in occasione del convegno Lavoro e crisi economica, ha reso noto i risultati degli studi condotti "sulle dinamiche più recenti e sulle riforme varate negli ultimi anni".    L'Isfol ha svolto una indagine su 45mila giovani, fra i 20 e i 34 anni, che ha consentito di avere l'immagine che i giovani italiani hanno del lavoro. Da quanto emerge, ormai per i giovani il lavoro ha una "funzione strumentale": solo in secondo luogo è finalizzato al perseguimento "dei propri interessi". In primo luogo è teso al sostentamento economico.Per i giovani italiani, la coerenza tra il percorso di studi e le attività di lavoro assume sempre meno peso nella scelta del lavoro (per il 62,8% degli intervistati), a favore di un contesto occupazionale che garantisca buone relazioni tra pari (89,8%), una retribuzione adeguata (per il 92,5%) e soprattutto un livello elevato di salute e sicurezza sul luogo di lavoro (93,7%). A emergere, quindi, una generazione che misura le proprie difficoltà, ma che ha mantenuto il lavoro al centro del proprio progetto. In sintesi, i giovani vogliono vivere e lavorare "in un paese dove siano garantiti i diritti minimi di cittadinanza attiva e dove la questione della tutela e sicurezza sul luogo di lavoro diventa prioritaria, anche prima della realizzazione personale".   Sempre secondo quanto emerge dall'indagine, l'investimento nell'istruzione e la specializzazione in materie scientifiche e tecniche "promuovono maggiori opportunità occupazionali rispetto a quelle garantite da discipline con orientamento professionale o umanistico".Inoltre, la crisi ha impattato, in particolare, sulla vita professionale delle neo-madri. Alcune di queste, che risultavano occupate al momento della gravidanza, non lo sono più dopo lanascita del figlio (22,3% delle occupate in gravidanza) e il dato è in aumento rispetto al 2005 (18,4%).
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