sabato 3 maggio 2014
Il recupero di meccanica, macchine utensili e componenti. Le aziende: si torna a investire, meno tasse per chi assume.
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Siamo rimasti fermi così a lungo che adesso non si può che ripartire. È quello che sta succedendo, dall’inizio dell’anno: i primi, timidi segnali di ripresa del manifatturiero italiano, cui è legata la possibilità di una buona crescita (con posti di lavoro) nel 2014, sono arrivati. Sorpresa numero due: stavolta le ragioni del "rimbalzo" non vanno cercate solo nell’export, perché ad accelerare è la domanda interna. Dunque, l’Italia.Nei primi tre mesi dell’anno gli ordinativi di macchine utensili, secondo i dati diffusi dall’Ucimu, hanno fatto segnare un incremento del 15,2% rispetto allo stesso periodo del 2013. Sul fronte domestico, si è verificato un vero e proprio boom: +79,3%. «In questi anni abbiamo scommesso sull’Asia e sull’Europa dell’Est. Ora è il momento dell’Italia» spiega Sergio Bassanetti, vicepresidente dellaD’Andrea, azienda italiana leader a livello mondiale negli accessori ad alta precisione per macchine utensili. «L’impressione è che tutta la filiera stia ingranando, spinta anche dal bisogno di rinnovare un parco macchine datato». Molte attese sono state riposte nell’entrata in vigore, lo scorso 31 marzo, della nuova Legge Sabatini che solo in un mese ha già raccolto in questo comparto oltre 2mila domande di finanziamento, per un valore di 655 milioni in fondi da spendere su beni strumentali. «È una boccata d’ossigeno importante per tutto il settore – continua Bassanetti – perché arriva nel momento giusto e perché aumenta la fiducia delle imprese nel futuro a breve termine». Negli ultimi sei mesi, la D’Andrea ha fatto 10 assunzioni in Italia, un numero importante per chi fattura il 75% all’estero. «Non c’è dubbio che chi ha resistito a lungo agli effetti della crisi, adesso si ritrova con un posizionamento migliore» confida Lino Siciliano, direttore marketing della Facet, azienda torinese leader nell’aftermarket dei componenti e dei ricambi. Dai sistemi per produrre alla filiera delle quattro ruote, il passo è dunque breve: anche in questo caso l’innovazione ha portato a un incremento del 10% del personale, tra produzione, commerciale e progettazione. Decisiva ancora una volta è la rotazione del parco auto circolante: secondo i dati Anfia, nei primi tre mesi dell’anno il rinnovo delle flotte è stato trainato dal mercato del noleggio (+30%). È «un accenno di ripresa» secondo il presidente Roberto Vavassori, ancora modesto in termini di immatricolazioni in Italia (+5%) e in Francia (+8,5%) ma assai più forte in Spagna (+17%) e Gran Bretagna (+10%). La corrente degli investimenti può comunque tornare a viaggiare a nostro favore. «Il mercato estero, dopo un periodo di stasi, già a partire dalla fine dello scorso anno aveva riavviato gli investimenti in made in Italy di settore – sottolinea ad esempio Luigi Galdabini, presidente di Ucimu – mentre la domanda italiana sembra risvegliarsi ora. Un ottimo segnale, che però va interpretato considerando che l’incremento risulta così deciso anche perché si confronta con un periodo disastroso che speriamo essere alle nostre spalle».Se toccherà all’industria manifatturiera, e in particolare alla meccanica, invertire la china e aprire un circolo virtuoso, a catena, sulle aziende a valle delle diverse filiere produttive, lo capiremo anche dal prossimo salone internazionale delle macchine movimento terra, da cantiere e per l’edilizia, il Samoter, che si svolgerà a Verona dall’8 all’11 maggio. «Qualcosa si muove dalla metà dello scorso anno, anche se i segnali sono molto timidi» racconta Filippo Muccinelli Venieri, managing director di Vf Venieri Spa, azienda leader nel settore, che sarà presente alla fiera. «Chi si è fermato per il crollo dell’edilizia e per i tempi lunghi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, ha ripreso a respirare e adesso si aspetta la detassazione del costo del lavoro per tornare ad assumere».Sono piccole premesse di una svolta e chiamano in causa direttamente le scelte del mondo politico: il piano dei 6mila campanili, che prevede uno stanziamento di 1 miliardo, può essere un volano per il ritorno degli investimenti in un settore finito in profondo rosso durante la recessione. Secondo il Cresme, il Centro ricerche economiche sociali e di mercato per l’edilizia e il territorio, nei borghi italiani le case con più di 40 anni sono mediamente il 76% e, oltre all’anzianità del nostro patrimonio edilizio, nei prossimi mesi gli enti locali dovranno rispondere anche alla necessità di adeguamento alle normative europee relative all’impiantistica e alla richiesta di maggiore efficienza energetica. La paralisi, prima o poi, è destinata a finire, fosse solo per inerzia.
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