Aumenta la percentuale delle grandi aziende che investono in formazione, ma una scarsa fiducia nella formazione caratterizza le piccole e medie imprese, inoltre, si tende a investire nelle competenze di base, piuttosto che in quelle strategiche. È quanto emerge dall'annuale ricerca condotta dall'Osservatorio di Expo Training su un campione qualificato di imprese che partecipano alla Fiera della Formazione.L'indagine sarà presentata in occasione della quinta edizione di Expo Training ed Expolavoro & Sicurezza, la prima Fiera della formazione, lavoro e sicurezza in Italia, che si svolgerà a Milano dal 3 al giugno, presso Fiera Milano City."La crisi sta tagliando ulteriormente - dichiara
Carlo Barberis, fondatore di Expo Training - la formazione professionale e in questo modo si compromette uno degli asset principali per il futuro delle nostre imprese e del mondo del lavoro. Il quadro che emerge è quello di una scarsa o quasi nulla fiducia nella formazione nelle piccole e medie imprese, a fronte di una maggiore convinzione e utilizzo nelle grandi aziende: il dato generale evidenzia inoltre un livello di arretratezza
ancora molto evidente del nostro Paese rispetto ad altri più avanzati"."La percentuale delle aziende - rileva l'indagine - che fanno formazione e che intendono farla nel 2015 comunque sale (anche se non di molto) col salire della dimensione. Infatti, in quelle fra i 100 e i 300 dipendenti la percentuale di chi ha investito in questo campo si attesta al 15%, mentre cresce al 26% in quelle medio-grandi (300-500 addetti), al 32% per quelle fino a mille dipendenti, per arrivare oltre il 50% nella grande industria"."Le attività formative delle aziende - precisa - si concentrano prevalentemente su competenze di base e non strategiche: i corsi riguardano soprattutto l'inglese, l'informatica e la sicurezza sul lavoro, a scapito di corsi sulle discipline tipiche della cultura aziendale come il marketing, la comunicazione, il management, le vendite e su competenze strategiche che possono incidere sulla competitività delle imprese". "Il 51% delle aziende - rileva l'Osservatorio di Expo Training - ha ridefinito l'organizzazione aziendale apportando significativi cambiamenti. Se la sostituzione di professionalità divenute ormai obsolete, effettuata dal 35% del totale delle imprese, ha rappresentato un passaggio ineludibile, d'altro canto le aziende sono state spinte a innovare le competenze, aggiornando quelle esistenti e acquisendone di nuove: il 40% ha effettuato assunzioni inserendo nuove professionalità in azienda e il 30% si è attivato per riconvertire e riqualificare il personale esistente"."L'inserimento di nuove risorse -chiarisce- in sostituzione delle vecchie o il ricorso a competenze esterne più specialistiche, utili a supportare il cambiamento in corso, si sono accompagnati all'esigenza di ottimizzare l'organizzazione interna e rimotivare i gruppi di lavoro"."Il tutto inserito in un processo complesso - si sottolinea - che ha visto ridisegnare dal basso l'organizzazione aziendale, con il
reengineering dei processi lavorativi (38%), l'introduzione di nuove prassi, la riorganizzazione dei gruppi di lavoro (33%), la revisione dei turni e degli orari interni (19%). Ancora, ben il 28% delle aziende, coerentemente con gli obiettivi di produttività fissati, ha ridefinito il sistema di valutazione e i meccanismi premiali".