mercoledì 14 maggio 2014
Il presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa e il presidente di Italcementi sono indagati ​con i top manager dell'istituto nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Bergamo.
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Mercoledì mattina la Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici di Ubi Banca su richiesta della procura di Bergamo, nell’ambito di un’inchiesta che segue due filoni: da una parte il presunto ostacolo alle autorità di vigilanza, dall’altra un giro di vendite ritenute sottocosto di barche, aerei e auto di lusso da parte di Ubi Leasing.Gli indagati per il primo filone sono una quindicina in tutto, tra cui il presidente di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli, l’ex presidente della Banca Popolare di Bergamo Emilio Zanetti, il presidente del consiglio di gestione di Ubi Banca Franco Polotti, il presidente del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio e il suo vice, Mario Cera. Gli uomini del nucleo speciale di polizia valutaria sono entrati anche nelle stanze dei consiglieri Victor Massiah e Italo Lucchini, anche loro indagati. «Siamo molto rilassati e fiduciosi che tutto si risolverà», ha commentato Massiah. Per il legale di Bazoli, «gli accordi che hanno dato vita a Ubi» così come «tutti i successivi, sono stati recepiti negli statuti e in atti ufficiali debitamente comunicati». Nel ramo d’indagine relativo a Ubi Leasing è invece coinvolto Giampiero Pesenti, presidente di Italcementi, che comprò uno yacht dalla società. «Si confida che nel corso dell’indagine emerga la totale congruità e correttezza della transazione» hanno affermato fonti vicine al presidente di Italcementi.Il top management del gruppo bancario è finito sotto la lente del pm Fabio Pelosi in seguito a due esposti, come ha spiegato ieri la stessa Ubi in una nota, assicurando «massima collaborazione» e precisando di aver «già fornito a suo tempo varie risposte e chiarimenti ai competenti organi di vigilanza». La procura si limita a specificare che si tratta di un’indagine dovuta, finalizzata a verificare la fondatezza degli esposti.Il primo, relativo all’operato di Ubi Leasing, fu presentato nel 2012 dall’ex onorevole del Pdl Giorgio Jannone e da Elio Lannutti (presidente Adusbef), il secondo nel luglio 2013 da alcuni consiglieri di sorveglianza in merito a una «presunta esistenza di patti parasociali non comunicati alle competenti autorità». In sintesi, secondo le accuse, due gruppi di azionisti di Ubi-Banca – l’Associazione "Amici di Ubi" e l’Associazione Banca Lombarda e Piemontese (presieduta da Bazoli) – avrebbero messo in piedi accordi segreti per "predeterminare" i vertici dell’istituto. Jannone, che un anno fa era in corsa per il consiglio di vigilanza (salvo poi ritirarsi in assemblea e appoggiare un’altra lista), denunciò invece presunti episodi di "mala gestio" in Ubi Leasing: la società avrebbe prima finanziato con 2 milioni l’acquisto del jet di Lele Mora e poi, viste le sue difficoltà a pagarlo, si sarebbe ripresa l’aereo, per poi venderlo a prezzi irrisori a persone vicine al gruppo. Uno yacht, ritirato per insolvenza del debitore, fu invece ceduto a Giampiero Pesenti per tre milioni e mezzo, a fronte di un valore stimato di circa 7 milioni. Una vendita sottocosto, per l’accusa, che ha portato a indagare per truffa e riciclaggio il numero uno di Italcementi (l’azienda è però estranea), insieme a tre ex manager di Ubi Leasing. Ieri Jannone, uomo chiave della vicenda, ha parlato di «quadro delicato» ma ha anche invocato «massima cautela» per «salvaguardare il valore del titolo Ubi».
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