La parrocchia diventa protagonista nell’alternanza scuola - lavoro prevista nella 'Buona scuola'. E in Italia la prima diocesi ad aver attivato un protocollo di intesa con l’Ufficio scolastico regionale è a Novara. A siglarlo il vescovo Franco Giulio Brambilla e il direttore dell’Ufficio scolastico Fabrizio Manca. «Un’azione formativa alla quale teniamo particolarmente – ha detto Brambilla – che vuol diventare modello anche per altre realtà, non solo in Piemonte ma in tutt’Italia». Tanto che martedì prossimo lo stesso vescovo lo proporrà alle altre realtà diocesane piemontesi e della Valle d’Aosta. In concreto l’accordo prevede che parrocchie ed enti culturali abbiano la possibilità di svolgere l’alternanza valorizzando attività già esistenti o proponendone di nuove: «da un lato – ha spiegato il direttore dell’ufficio scuola della diocesi, don Alberto Agnesina – questo consentirà ai giovani che prestano servizio presso le parrocchie di continuare a farlo senza dover cercare altre possibilità. Dato che molte delle attività si svolgeranno durante il periodo estivo, questo poteva significare non avere più animatori per i Grest. Dall’altro diventa un’offerta formativa e culturale per i giovani che non frequentano più i nostri ambienti, ma che potrebbero essere interessati ad attività culturali o di servizio, per una Chiesa in uscita, come ci ricorda il nostro vescovo nel cammino sinodale». Entusiasta il direttore generale Manca: «Si tratta di un’opportunità per tutto il mondo della scuola: da sempre la comunità ecclesiale si occupa della crescita delle nuove generazioni e ancora una volta si rende disponibile a farlo inserendosi come attore della 'Buona Scuola', in particolare rispondendo all’esigenza di alternare periodi di studio a quelli lavorativi per almeno 200 ore nel triennio delle superiori nei licei e 400 negli istituti tecnici». L’iniziativa è «testimonianza della corresponsabilità tra Chiesa e Stato nel prendersi cura dei ragazzi». Le proposte potranno essere articolate su tre livelli: animazione dell’età evolutiva (ad esempio i Grest estivi, animazione feriale e culturale); servizi alla persona in condizioni di fragilità (con Caritas, centri di ascolto, centri anziani); dimensione storico/culturale (musei, archivistica diocesana e parrocchiale, informatizzazione dei dati parrocchiali, censimento dei beni culturali, giornalismo e radio). «Il vero senso antropologico – ha concluso Brambilla – è fare esperienza della vita adulta, prima ancora che imbattersi in una professione. Questo è il nostro compito, accompagnando i giovani in un cammino intenso, profondo e di sguardo lontano».