giovedì 26 settembre 2024
Nel 2023 le aziende guidate da donne sono diminuite di 11mila unità (-0,9%). Sono invece oltre 2mila in più quelle che si occupano di Attività professionali, scientifiche e tecniche
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La quota "rosa" avanza a piccoli passi. Anche se in Italia l'occupazione femminile registra purtroppo ancora molte criticità: solo il 55% delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni lavora, a differenza della media Ue, che registra un tasso di occupazione femminile pari al 69,3%. Scenario che evidenzia la scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro nel nostro Paese, il cui tasso di occupazione risulta essere quello più basso tra gli Stati Ue, con circa 14 punti percentuali al di sotto della media. Divario che permane anche nel rapporto tra la popolazione maschile e quella femminile in ambito lavorativo: le donne occupate, infatti, sono circa 9,5 milioni, mentre gli uomini occupati sono circa 13 milioni. A questo si deve aggiungere, inoltre, che una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità. Favorire la parità di genere, l'occupazione e la crescita professionale femminile non rappresenta soltanto un'urgente istanza sociale, ma offre molteplici opportunità. La Banca d'Italia stima che il calo demografico avrà un impatto sul Pil pari al 7.6% nel 2050. Se il tasso di occupazione femminile raggiungesse quello maschile entro il 2040, la perdita del Pil sarebbe solo del 1,7%. Promuovere concretamente una maggiore occupazione femminile significa dar vita a un circolo virtuoso, capace di generare maggiore produttività, maggiore competitività e, da ultimo, maggiore natalità.

Purtroppo l'Italia è maglia nera del divario di genere: terzultima in Europa, davanti solo a Ungheria e Repubblica Ceca, abbiamo perso 24 posizioni dal 2022 (nove solo dal 2023) secondo il Global Gender Gap Report 2024, il ranking del World Economic Forum che analizza 146 economie del mondo, basandosi su partecipazione e opportunità economiche, educazione, salute, empowerment politico.

Dopo la battuta d’arresto dello scorso anno nella crescita delle imprese guidate da donne, non si interrompe “l’invasione” dell’universo femminile in settori tradizionalmente “maschili”, soprattutto in quelli a maggior contenuto di conoscenza. E pur restando contraddistinto dalla piccola dimensione, dalla minor produttività e da una maggior fragilità che si riflette nella minore “speranza di vita”, il mondo dell’impresa al femminile fa passi avanti sul fronte del rafforzamento della struttura imprenditoriale. Resta inoltre un approdo importante per molte giovani e risulta particolarmente diffuso nel Mezzogiorno, offrendo così a tante donne un’opportunità concreta di impegno e di crescita professionale. Sono un milione e 325mila le imprese femminili registrate in Italia, il 22,2% del totale del tessuto produttivo nazionale, secondo dati dell’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere, realizzato con il supporto di SiCamera e Centro studi Tagliacarne.

Nel 2023, le imprese guidate da donne sono diminuite di 11mila unità (-0,9%), con un calo consistente soprattutto nel settore agricolo (-6mila imprese), nella manifattura (-2mila) e nel commercio (-8.700). Sono invece oltre 2mila in più le imprese femminili che si occupano di Attività professionali, scientifiche e tecniche, settore a prevalente partecipazione maschile, in cui le donne però stanno progressivamente ampliando il proprio impegno. Il tasso di femminilizzazione di queste aziende (dato dal rapporto tra imprese femminili e totale delle imprese) nel 2023 sfiora il 20% dal 19,7% del 2022.

In sensibile crescita anche l’impegno delle donne nelle aziende che di occupano di Attività immobiliari (+1.200), di Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+1.000), di Attività finanziarie e assicurative (+550).

Le imprese femminili continuano a crescere inoltre in ambiti in cui la loro partecipazione è già abbastanza consolidata: l’Istruzione, la Sanità e le Attività artistiche, sportive e di intrattenimento (quasi 700 unità in più nel complesso), e nelle Altre attività dei servizi, comprendente i servizi per la cura delle persone (quasi 2mila in più).

La fotografia scattata da Unioncamere mostra che l’universo femminile dell’impresa ha caratteristiche specifiche. Intanto è un po’ più giovane rispetto alle altre imprese: il 10,6% delle aziende femminili è guidato da imprenditrici under 35 (contro il 7,9% delle attività non femminili). Ampiamente diffuso nel Mezzogiorno (circa 500mila le aziende guidate da donne nelle regioni del Sud, quasi il 37% del totale), è contraddistinto inoltre da imprese di piccola dimensione (il 96,3% si concentra nella classe di 0-9 addetti, mentre le imprese non femminili di questa taglia sono il 94,1%); ha una produttività inferiore del 60% rispetto a quella delle aziende non femminili; ha un tasso di sopravvivenza inferiore (a tre anni dalla nascita, risulta chiuso il 18% delle imprese guidate da donne, a fronte del 14,7% delle altre imprese; a 5 anni, la probabilità di sopravvivenza per una impresa femminile è del 72,1% contro il 77% delle imprese non femminili).

Qualcosa nel mondo delle donne che fanno impresa però sta cambiando. Cresce infatti la propensione delle imprenditrici a far ricorso a modelli aziendali più strutturati (le società di capitale femminili sono aumentate dell’1,7% nel 2023, arrivando a rappresentare il 26% del totale delle aziende guidate da donne).

Le iniziative a favore delle donne

Il Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto negli scorsi anni un fondo di 400 milioni di euro destinato all’occupazione femminile. Il 40% dei fondi è stato destinato a progetti da realizzare nelle regioni di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Ma oltre a queste iniziative, sono stati indetti anche bandi nazionali dedicati all’imprenditoria femminile. Il Fondo Impresa Femminile per esempio è andato a sostenere tutte le attività condotte dalle donne. I sostegni sono stati rivolti principalmente a: società e cooperative in cui almeno il 60% di soci è femminile; società di capitali con quote composte per almeno due terzi da donne; imprese individuali con titolare donna; lavoratrici autonome con una partita Iva. Per il 2024 il ddl Made in Italy ha destinato nuovi fondi per l’imprenditoria femminile, per dieci milioni di euro. Si parla di sostegni per finanziamenti agevolati a tasso zero, con durata massima di dieci anni e a copertura del 75% delle spese ammissibili. In alcuni casi questa percentuale può essere del 90%. Inoltre all’interno del portale Incentivi.gov.it vi è un catalogo da cui si possono visionare le novità sull’imprenditoria femminile, per avere una panoramica dei bandi attivi e di quelli chiusi.

Si chiama Cod(H)er il progetto che punta a formare e accompagnare al lavoro 50 giovani donne, Neet, disoccupate o inoccupate tra i 18 e i 29 anni, nelle regioni del Mezzogiorno, preparandole per le professioni digitali e tecnologiche più richieste dalle imprese. Il progetto Cod(H)er nasce dalla partnership di Invitalia e Generation Italy ed è sostenuto attraverso il programma Imprenditoria Femminile, finanziato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy con risorse del PNRR e gestito da Invitalia. Cod(H)er vuole rendere accessibile alle giovani donne senza alcuna conoscenza tecnica o esperienza professionale pregressa e che intendono intraprendere percorsi professionali in ambito digitale, le opportunità offerte dal mercato del lavoro, contribuendo a contrastare la disoccupazione giovanile femminile e accelerando l’avvio di carriere professionali a partire dalle competenze più richieste dal territorio. Il progetto offre l’opportunità alle partecipanti di avviare la propria carriera professionale nel settore digitale in qualità di Data Engineer e Java Developer, due delle figure professionali più ricercate sul mercato. Le attività di formazione si svolgeranno esclusivamente on line in formula full-time (dalle 9 alle 18). I percorsi, inclusivi, esperienziali, intensivi e completamente gratuiti, avranno la durata di 15 settimane per Data Engineer e di 14 settimane per Java Developer. Verranno create due classi per un totale di circa 50 partecipanti. Oltre alla formazione tecnica, le studentesse avranno l’opportunità di maturare competenze soft, attitudinali e trasversali (e.g. problem solving, team work, comunicazione) grazie ad un percorso di mentorship. Al termine del percorso formativo a tutte le studentesse è garantito almeno un colloquio di lavoro con aziende del settore che si occupano attivamente della ricerca di queste professionalità. Per accedere ai corsi non sono richieste né competenze pregresse, né titoli di studio o esperienze professionali specifiche è sufficiente candidarsi tramite la pagina dedicata sul sito di Generation Italy, sostenere un breve test online su abilità logico-analitiche, a cui seguirà un colloquio individuale a verifica della motivazione e dell’attitudine. La partenza delle classi per diventare Data Engineer e Java Developer è prevista nel mese di ottobre. Per candidarsi e saperne di più: https://italy.generation.org/codher/.

Per supportare l’incremento e lo sviluppo dell’impresa al femminile innovativa in Italia LifeGate Way, polo di open innovation del gruppo LifeGate che mette in contatto il più grande ecosistema di start up sustainable native italiane con i protagonisti dell’innovazione, ha realizzato, in collaborazione con Ventive, società di investimenti e consulenza per start up e pmi innovative, Women in Action, programma di accelerazione al femminile. In Europa rimane alta l’attenzione dei fondi di venture capital nei confronti delle start up a guida femminile. Nell’ultimo decennio, tra il 2014 e il 2023, come svelato dal portale Dealroom, la quota d’investimenti del venture capital nelle start up femminili è passata dal 5,4% al 9,6%, con un incremento del +77% che ha portato quasi a un raddoppio delle cifre investite. Nel 2023, sempre secondo lo stesso studio, le start up guidate da donne hanno raccolto, a livello europeo, ben 5,8 miliardi di euro di fondi di venture capital. La quota d’investimenti destinati alle start up al femminile si differenzia, notevolmente, da un Paese europeo all’altro passando, nel quadriennio 2019 – 2023, dal 52,8% della Lituania fino allo 0,7% di Croazia e Bosnia Erzegovina. Tra le grandi nazioni Ue, leader in questo mercato è la Spagna con il 13,3%, seguita a ruota dall’Italia che con il 10,8% fa meglio di Francia e Regno Unito (10,4%) e della Germania, fanalino di coda con l’8,8%. Le startup fondate da donne si concentrano, negli investimenti, su settori diversi: quello sanitario, sempre nel quadriennio 2019-2023, conquista il gradino più alto del podio con il 19,2%, tallonato da vicino dal fintech (18,5%), mentre completa la top 3 il settore dello sviluppo software (12,7%). A livello di focus di business dei round di finanziamento raccolti in Europa dalle start up femminili nel quadriennio 2019-2023 quasi la metà (48%) sono stati destinati al Saas (Software as a service), un terzo (31%) alla manifattura e un quinto (21%) a mercato ed e-commerce. Per una startup e per i suoi fondatori entrare nel club degli unicorni, company che superano la valutazione di 1 miliardo di dollari, rimane un traguardo fondamentale. A livello europeo, nel 2023, sono ben 35 le start up unicorno fondate da donne (erano 14 solo 5 anni fa, nel 2019) e tra queste quasi la metà (15) hanno sede nel Regno Unito, cinque in Germania, mentre sono tre a testa gli unicorni al femminile in Francia, Italia e Svezia.

Favorire lo sviluppo dell’imprenditoria femminile supportando sempre più donne imprenditrici o aspiranti imprenditrici e appassionate di startup e tecnologie a lanciare e potenziare il loro progetti innovativi: è la missione WomenUp, il programma di formazione gratuito lanciato da Zest in collaborazione con Binario F from Facebook, giunto alla sua terza edizione. Secondo il Global Gender Gap Report, ci vorranno almeno 131 anni per colmare il divario globale di genere e 169 anni per raggiungere la parità economica. Il gap di genere nell'imprenditoria è causato da disparità nelle opportunità, risorse e aspettative tra uomini e donne, influenzate da fattori culturali, sociali ed economici.

Riparte il Premio GammaDonna e il suo percorso di valorizzazione & empowerment dell’imprenditoria femminile innovativa. Il 4 novembre a Torino, la Nuvola Lavazza ospiterà la finale del Premio, accogliendo sul palco le storie di innovazione delle sei finaliste e la grande festa per il ventennale GammaDonna. L’evento è inserito nel calendario di Confindustria “Torino Capitale Cultura d’Impresa 2024” e ha il patrocinio di Women7, il gruppo ufficiale del G7 per le sfide legate alla parità di genere e alla tutela dei diritti delle donne. «La nostra è una scelta di campo, coerente con i nostri 20 anni di storia e di sfide al fianco di imprenditrici coraggiose e visionarie, pioniere di nuovi modelli di business – spiega Valentina Parenti, presidente di GammaDonna –. Vogliamo incoraggiare una visione olistica del progresso, che riconosca l'interconnessione tra salute degli ecosistemi e benessere umano e ne promuova il bilanciamento, contribuendo in questo modo a costruire un futuro sostenibile per le generazioni presenti e future». Il Premio è destinato a imprenditrici (founder, co-founder, oppure socie attive con ruoli manageriali) che si siano distinte per aver innovato con prodotti/servizi, processi o modelli organizzativi all’interno della propria azienda, con almeno un bilancio alle spalle.

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