La chiamano Lady Shipping perché guida il Gruppo Contship, uno dei colossi della portualità (300 milioni di consolidato annuo, 600 milioni investiti in italia e 2650 dipendenti) col piglio dei grandi imprenditori marittimi. Che, per inciso, sono tutti genovesi o napoletani, mentre Cecilia Battistello Eckelmann, è nata a Vicenza. La signora dei container controlla il terminal di Gioia Tauro e in questa veste lancia un appello a Renzi: se vuole "sbloccare" l’Italia inizi dal porto calabrese.
Il Mediterraneo continuerà ad essere il cuore dei traffici tra l’Oceano Indiano e l’Atlantico? I russi stanno esplorando la rotta artica, che diminuirebbe considerevolmente il transito tra il Far East e Londra, ma quella via è ancora chiusa e la ripresa del Sud America e del subcontintente indopakistano non aspetta. La rotta Suez-Gibilterra, che serve anche il mercato europeo, ha ancora molto da dire e gli investimenti dei cinesi sul Pireo così come l’interesse di Maersk e Msc per Gioia Tauro parlano chiaro.
Quali scali italiani sono in partita?Vedo incertezza per Taranto, "schiacciato" dal Pireo. Il ruolo dell’Adriatico dipende dall’offerta: con navi da 14000 e più container è conveniente entrarci se si può operare su diversi scali; quindi, non solo Trieste ma anche Ravenna e Capodistria. Diversamente, si punta su Gioia Tauro e Malta, Cagliari o ancora Algeciras, per arrivare fino a Tangeri. La necessità di riempire navi sempre più grandi e vicinanza dei mercati sono fattori che rilanciano il ruolo dei porti "minori" come quelli adriatici, ma è un ruolo che va conquistato.
Gioia Tauro crescerà ancora?Certo. Sta crescendo e stiamo investendo per potenziare gru, banchine e mezzi di piazzale all’altezza dei clienti: Gioia Tauro è uno dei porti scelto dalla P3, l’alleanza dei tre maggiori operatori marittimi del mondo, 255 navi e 2,6 milioni di container di capacità di trasporto.
Ma resta una cattedrale nel deserto...Perché non è collegata ai mercati interni con il treno, nell’errata convinzione che non sia un mezzo competitivo. Ho sentito dire che il premier Renzi sta pensando a un provvedimento Sblocca-Italia. Ecco, perché non rompe l’isolamento di Gioia Tauro? Le infastrutture sono pronte: nel 2006 facevamo 12 treni di container a settimana che arrivavano regolarmente a destinazione, in centro e Nord Italia, poi si è fermato tutto. Non per problemi infrastrutturali, ma di volontà politica.
Quella di Moretti o quella dei genovesi?Conosco la motivazione – lo sviluppo di Gioia Tauro ucciderebbe il porto di Genova – ma dico che non sta in piedi, sono ragionamenti da piccolo cabotaggio. Dati alla mano, il traffico
feeder di Gioia Tauro ha alimentato Genova negli anni di crescita delle navi ma quel traffico non sparirà da Genova perché se devo raggiungere la Lombardia dall’estremo Oriente una nave diretta che scala nel Nord Tirreno è la soluzione più economica.
Torniamo a Renzi.Abbiamo firmato con il governo italiano un accordo di programma e Gioia Tauro è diventata un punto di riferimento del <+CORSIVOA>transhipment<+TONDOA> mondiale ma dopo il 1993 non è successo niente di nuovo. Se l’Italia volesse, Gioia Tauro potrebbe collegarsi stabilmente con il resto del Paese, con la rete ferroviaria, i centri intermodali, i mercati transalpini. Non servono nuove opere ma strumenti per rendere competitivo il trasporto via ferro, la modalità più sostenibile sulle lunghe distanze.
Cosa può fare il governo?C’è un progetto di legge, proposto dalla Regione Calabria, per istituire la zona economica speciale che garantirebbe agevolazioni fiscali, sulle accise, sui nuovi investimenti, sulle tasse di ancoraggio... Ora giace in Senato, dimenticato. Renzi può sbloccarlo, se vuole.