lunedì 9 dicembre 2024
Lo è per il 97% delle aziende. Le strategie di wellbeing sono centrali per ceo e direttori risorse umane. Cresce anche la richiesta di aiuto psicologico
Il benessere in azienda diventa fondamentale

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Per il 97% delle aziende italiane è importante garantire il benessere dei propri dipendenti e considerano il wellbeing una delle priorità globali per i prossimi cinque anni. Un ambiente di lavoro sereno, con colleghi fortemente ingaggiati è la forza di un’azienda. Il benessere dei dipendenti è una leva che influenza direttamente l’incremento delle performance aziendali. Questi alcuni dei temi chiave del quarto H&B Benefits and Trends Report Italia 2024, elaborato dalla divisione Health&Benefits di Aon Italia. Lo studio, realizzato in collaborazione con l’Università di Pavia interrogando 5mila aziende tra pmi e multinazionali, ha l’obiettivo di analizzare, capire e migliorare il mondo del wellbeing in Italia direttamente attraverso la testimonianza del tessuto imprenditoriale italiano. Dallo studio emerge come nel 2024 il 76% delle aziende italiane ha implementato una strategia di benessere attiva, sottolineando l’importanza di politiche strutturate. Il report analizza anche l’evoluzione e l’importanza dei flexible benefit, del mondo assicurativo e del ritorno sugli investimenti legati alle iniziative di wellbeing: ambiti considerati centrali per il miglioramento del welfare aziendale e che costituiscono una base per affrontare le sfide future. Dallo studio emerge come il 70% delle aziende intervistate ha un piano di flexible benefit attivo e che polizze sanitarie integrative sono implementate dal 73% delle aziende.

«Lo studio - spiega Andrea Canonico, Deputy Head della divisione Health&Benefits e Chief Development Director Health&Benefits di Aon - è una fotografia data-driven aggiornata sul livello di benessere aziendale delle imprese del nostro Paese nel 2024. I dati raccolti approfondiscono le top priority del mondo HR in ambito wellbeing: dall’ascolto delle esigenze delle popolazioni aziendali alla costruzione di strategie personalizzate, dall’ottimizzazione dei costi alla comunicazione efficace dei benefits a disposizione del personale. Il report analizza anche la correlazione tra iniziative di benessere e variabili concrete come assenteismo, turnover ed engagement. L’analisi è arricchita da un focus sulle principali sfide che affrontano e affronteranno le aziende nel futuro come la convivenza multigenerazionale e l’attenzione agli obiettivi Esg».

Oltre all’implementazione dei piani di wellbeing, lo studio accende i riflettori su come le aziende comprendano e rispondano ai bisogni del personale attraverso una comunicazione efficace, evidenziando come il 70% delle imprese non disponga di un budget per comunicare le iniziative.

La difficoltà delle imprese

Negli ultimi anni, il concetto di equilibrio tra vita privata e lavoro è diventato centrale nelle strategie di comunicazione di molte aziende. In molti annunci di lavoro vengono promossi programmi di benessere, flessibilità e iniziative per ridurre lo stress, con l’obiettivo di attrarre e trattenere persone. Tuttavia, la realtà dietro queste promesse è spesso diversa. Il rapporto Global Human Capital Trends realizzato da Deloitte evidenzia come, nonostante il 56% delle aziende dichiari che il benessere dei dipendenti sia una priorità, solo il 22% implementa misure concrete per migliorarlo. Sono numerose le organizzazioni al giorno d’oggi che promuovono una visione idealizzata dell’equilibrio vita lavoro mentre, nella pratica, i dipendenti si trovano a gestire un sovraccarico di lavoro e pressioni crescenti. Questo fenomeno, noto come work-life balance washing, rappresenta una discrepanza tra ciò che viene promesso e ciò che viene realmente offerto.

Secondo lo State of the Global Workplace realizzato da Gallup, infatti, solo il 20% dei lavoratori a livello globale si sente coinvolto sul posto di lavoro, mentre il 45% dichiara di essere troppo stressato. Tra le principali cause, spicca la mancanza di un autentico equilibrio tra vita personale e professionale. Tutto ciò unito, alle promesse aziendali non mantenute e l'assenza di flessibilità reale, portano a uno stato di stress cronico e disconnessione emotiva dal proprio lavoro. Questo gap tra le politiche dichiarate e le azioni effettive si traduce in una perdita di fiducia da parte dei lavoratori che secondo Luigi Nigro, professionista del digital e promotore dello stile di vita lento interessa in particolar modo le nuove generazioni, sempre più consapevoli dell'importanza del benessere personale e meno propense ad accettare ambienti di lavoro che offrono solo una narrazione superficiale di flessibilità e supporto. «Quando si è iniziato a parlare qualche mese fa di great resignation, il fenomeno che ha visto milioni di lavoratori abbandonare il proprio impiego, si pensava fosse solo una questione di burnout o desiderio di cambiare carriera. Oggi ci sono segnali chiari che ci suggeriscono che ciò abbia rappresentato una risposta collettiva a una cultura lavorativa che maschera pratiche disfunzionali dietro iniziative di benessere aziendale che, nella maggior parte dei casi, restano solo sulla carta. I dipendenti non cercano semplicemente più tempo libero, ma maggiore autenticità da parte delle aziende, nonché il rispetto per i loro limiti e per la loro salute», spiega Nigro.


Ma come si può davvero costruire un equilibrio sostenibile tra vita e lavoro, che non sia solo un altro slogan aziendale? Secondo Nigro, una possibile soluzione è abbracciare i principi della filosofia slow, cioè una filosofia di vita che mette al centro i propri ritmi naturali e lavorando sulla consapevolezza, aiuta ad ignorare le dinamiche sociali e psicologiche che causano stress. Per il professionista del digitale bisogna imparare a gestire bene e proteggere quelli che lui chiama «gli asset più preziosi che abbiamo», ovvero salute, denaro e tempo: «La nostra tolleranza allo stress è direttamente proporzionale alle nostre condizioni di salute. Una salute precaria soccombe troppo facilmente sotto i colpi dello stress imposto dalla frenesia a cui siamo esposti ogni giorno. Vivere una vita senza stress nella società di oggi è pura utopia, quindi dobbiamo costruire un'armatura per proteggerci dai suoi fendenti: dobbiamo curare attivamente il nostro stato di salute. Una pressione psicologica che sembra insopportabile può trasformarsi in un leggero fastidio quando abbiamo una salute di ferro. Curiamo la nostra alimentazione, dormiamo otto ore a notte e facciamo allenamento: nel giro di qualche settimana la nostra salute sarà rinvigorita». La salute, sia fisica che mentale, è il primo asset che è necessario imparare a gestire e difendere. Negli ambienti lavorativi tossici spesso si sacrifica proprio questo pilastro in nome della carriera ed è per questo che, come dimostrato dal rapporto Gallup, il 45% dei lavoratori si sente “esaurito”. Ecco perché la salute non dovrebbe essere solo una priorità personale, ma anche un impegno concreto da parte delle aziende, che dovrebbero promuovere un ambiente che favorisca il benessere, non solo attraverso slogan.

Dopo aver lavorato sulla propria salute, serve imparare a gestire bene il denaro affinché si possa raggiungere quella che Nigro chiama «la condizione di non-ricattabilità». Molti lavoratori rimangono incastrati in aziende che non rispettano il work-life balance semplicemente perché non possono permettersi di lasciare il lavoro. Il vero obiettivo della buona gestione del denaro non deve essere il mero accumulo di ricchezza, ma il raggiungimento di una condizione in cui si sceglie di accettare un lavoro perché risuona con le nostre frequenze e non perché si ha bisogno di denaro. Come si raggiunge questo stato? Secondo Nigro, lavorando sulla propria disciplina finanziaria e creando un sistema di risparmio automatizzato che permette di costruire una ricchezza patrimoniale. Questo sistema ci protegge dai datori di lavoro che approfittano delle precarie condizioni finanziarie delle persone per offrire condizioni lavorative vessatorie. Una condizione finanziaria solida ci permette di prendere decisioni basate sul proprio benessere personale, anziché sulla necessità economica.

Il terzo asset da proteggere è quello più scarso di tutti: il tempo. La condizione di non-ricattabilità finanziaria dona un regalo importantissimo: la possibilità di scegliere come utilizzare il nostro tempo. E proprio a questo punto sono necessari i principi dello slow time management, un concetto che implica un uso consapevole e strategico del proprio tempo, che mette da parte il concetto di produttività e aiuta ad individuare e focalizzarsi sulle attività che sono davvero importanti. Secondo Nigro, la gestione del tempo deve essere una scelta proattiva, pianificata e non passiva (o alla giornata), in modo da bilanciare lavoro e vita personale in modo sano. «Non ha più senso per le aziende nascondersi dietro slogan e belle parole a cui non seguono fatti reali, eppure continuano a farlo. I lavoratori oggi sono informati, parlano tra di loro e denunciano episodi negativi sui social. Fare work-life-balance-washing può trasformarsi in un autogol clamoroso da parte delle aziende. In ogni caso il nostro benessere però è e deve rimanere una nostra responsabilità, perché sarebbe troppo da ingenui aspettarsi che tutte le aziende agiscano per offrire condizioni lavorative sane ai propri dipendenti. Vivere secondo i principi della filosofia slow ci tiene al sicuro da queste trappole», conclude Nigro.

Vivere meglio è possibile, anche in azienda

Che benefici sociali ed economici si possono ottenere investendo in psicologia, per fare prevenzione sul benessere mentale dei cittadini e dei lavoratori trattando tempestivamente disturbi come ansia e depressione? La risposta arriva dall'Enpap-Ente nazionale di previdenza e assistenza per gli psicologi, con la presentazione della valutazione di impatto sociale ed economica redatta da Triadi, spin off del Politecnico di Milano, sui risultati della prima edizione del progetto Vivere Meglio. Dati che evidenziano un miglioramento del benessere delle persone e un impatto sociale ed economico per la collettività, in termini di risparmio di risorse pubbliche e private, con un ritorno sociale sull’investimento pari a 2,07. Investire in psicologia, quindi è utile non solo per i fruitori, ma anche per tutta la comunità. «Questi risultati mostrano come intervenire in modo intenzionale e addizionale su problemi così diffusi, come ansia e depressione, rappresenti una scelta strategica per costruire una società più sostenibile. Non si tratta solo di supportare il benessere individuale attraverso la terapia, ma di generare benefici che si riflettono sull’intera collettività», dichiara Irene Bengo, ceo di Triadi e professoressa associata del Politecnico di Milano.

Vivere Meglio è un progetto promosso e finanziato da Enpap con borse lavoro per gli psicologi iscritti all’ente. La prima edizione del 2022-2023 è stata destinata a tutti i residenti in Italia, permettendo a più di 9mila persone di usufruire gratuitamente di terapie psicologiche per ansia e depressione. Tra i fruitori il 75,9% sono donne e giovani, di cui circa il 67% con un’età compresa tra i 16 e i 34 anni. Il 57% del campione è celibe o nubile, il 12% ha riferito di convivere con una patologia cronica e l’11,5% è un caregiver che fornisce assistenza a uno o più familiari non autosufficienti a causa di una malattia, disabilità o anzianità. Chi si è rivelato più bisognoso di trattamenti psicologici più lunghi sono le persone con una condizione socio-economica più vulnerabile: sono a carico di altre persone e hanno un reddito inferiore a 1.000 euro mensili.

I disturbi psicologi interessano più del 20% della popolazione. Si stima che solo un italiano su sei riceva assistenza e cura; inoltre, quando le riceve quasi sempre è tardi e spesso si tratta di interventi inappropriati e poco efficaci. La spesa per la salute mentale si attesta intorno al 3,5% del Fondo Sanitario Nazionale, ma il bisogno di salute mentale è uno dei bisogni più insoddisfatti nel Paese. Tant’è che il rapporto MORe-Mental Health Optimization of Resources redatto da Deloitte Consulting e pubblicato un anno fa in collaborazione con Janssen Italia e altre Istituzioni pubbliche-private, indica che nei prossimi tre anni potrebbero essere necessari almeno 1,9 miliardi di euro aggiuntivi, oltre ai quattro miliardi già programmati, per rispondere alla crescente richiesta di supporto per la salute mentale. Sul sito viveremeglio.enpap.it resta attiva la possibilità di fare il test di screening scientificamente validato e di scaricare i 15 manuali di auto-aiuto con preziose indicazioni su come gestire diversi disturbi come ansia, stress, adottare uno stile di vita più salutare e tanto altro.


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