lunedì 6 gennaio 2014
In un volume raccolti i contributi di esperti e protagonisti del settore. Tra questi, l'economista Marco Vitale, l'ex ministro del Lavoro e giuslavorista Tiziano Treu, il docente universitario Luca Meldolesi, e Luca Failla, socio fondatore di Lablaw, studio legale.
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Idee nuove per far ripartire il lavoro e le relazioni industriali. Con questo intento Inaz, azienda italiana specializzata in software e soluzioni per amministrare, gestire e organizzare il lavoro, ha raccolto in un volume de La piccola biblioteca d'impresa, intitolato proprio Idee per far ripartire il lavoro e le relazioni industriali, i contributi di esperti e protagonisti del mercato del lavoro. Tra questi, l'economista Marco Vitale, l'ex ministro del Lavoro e giuslavorista Tiziano Treu, il docente universitario Luca Meldolesi, e Luca Failla, socio fondatore di Lablaw, studio legale."In questi anni - scrive nell'introduzione Linda Gilli, presidente e ad Inaz - sono stati numerosi gli interventi legislativi sul lavoro, ma nella realtà il mercato del lavoro non è governato. Occorrerebbe maggiore attenzione a tre ambiti spesso dimenticati: la crescita dell'economia reale, perché è questa che porta lavoro e aumento dell'occupazione, la cultura che fa crescere anche l'occupazione giovanile, la flessibilità ed elasticità che favoriscono la crescita".E invita a fare un salto di civiltà verso relazioni industriali che mettano al centro il valore dell'impresa anche Marco Vitale, che spiega: "Abbiamo bisogno di uscire allo scoperto, di dire che ci troviamo in un Paese in cui molte componenti del sindacato sono preistoriche nel modo di pensare, ma anche molti imprenditori sono arcaici e preistorici: basta vedere come si sono comportati nella vicenda Ilva per vedere la pochezza della nostra classe dirigente cioè di noi stessi". "I mali del diritto del lavoro - osserva invece Luca Failla - sono tanti e sono stati spesso discussi, c'è un atteggiamento generale che critica il diritto del lavoro italiano che è eccessivamente frammentario, non esiste un corpus unico, non esiste uno statuto dei lavori. Ne parlava Marco Biagi". Insomma, il nostro diritto del lavoro, dice Failla, "è rigido, perché fatto di norme inderogabili, perché la funzione è quella di tutela e di tutelare il soggetto debole del rapporto, cioè il lavoratore". Una cosa che, ricorda, "andava bene nella logica fordista del lavoro di 40 anni fa, ma oggi dopo quattro anni di crisi, mi chiedo se quelle rigidità e inderogabilità assolute abbiano ancora un fondamento".Ma il diritto del lavoro non è tutto, osserva Tiziano Treu. "Se non affrontiamo i problemi fondamentali della produttività e della domanda - spiega l'ex ministro del Lavoro - nessuna normativa del lavoro potrà mai aiutare, neppure la flessibilità, perché non possiamo pensare che la flessibilità da sola produca lavoro"."Anche negli ultimi numeri dell'Economist emerge che la Gran Bretagna, il cui mercato del lavoro è molto flessibile, ha una disoccupazione giovanile quasi come l'Italia. Quindi ci vuole ben altro; serve una politica industriale coerente, servono investimenti nell'innovazione e nell'educazione", conclude Treu.
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