Il lavoro a distanza cambia anche il ruolo dei manager - Archivio
Dopo circa tre mesi di lavoro a distanza, stiamo progressivamente provando a tornare alla normalità. L’emergenza legata al Covid-19 ha obbligato tutti, all’improvviso, ad abbandonare le proprie postazioni negli uffici e a trovare una nuova modalità di lavorare e di interagire con i propri colleghi. Un’emergenza che ha cambiato, per sempre, il nostro approccio al lavoro e che avrà un impatto notevole anche in futuro.«Il Covid-19 – spiega Maura Nespoli, vice presidente di Global Talent Acquisition, Talent management & People development di Prysmian Group – ha colpito tutti e i suoi effetti, a livello economico e lavorativo, si sentiranno per parecchio tempo. Non possiamo negare che sia stata una tragedia, ma credo che (sebbene le difficoltà siano evidenti) dovremmo iniziare a considerare le opportunità che questo momento ci sta offrendo. E proprio in una situazione di incertezza come quella attuale dove le persone fanno la differenza. Puntare sulle competenze di ciascuna risorsa, massimizzando il contributo che può portare, permette di garantire la continuità del business, di non perdere quote di mercato e di uscire dalla crisi rinforzati».
Il lavoro a distanza è uno degli aspetti di change management che più ha caratterizzato questo periodo e che, inevitabilmente, caratterizzerà i prossimi mesi di lavoro. Tutti i manager hanno dovuto imparare a gestire i propri team da remoto, rivedere le modalità di contatto, di comunicazione, di engagement delle risorse. Una svolta necessaria, a cui non tutti eravamo pronti. Quando si lavora a distanza diventa ancora più cruciale che tutti abbiano obiettivi ben definiti e scadenze chiare. Lo smart working è un metodo di lavoro che si misura in risultati, non in ore lavorate, è più un lavorare in modo smart con sistemi efficaci di monitoraggio condivisi a tutti i livelli. Quando c’è la possibilità di vedersi dal vivo, infatti, le dinamiche lavorative sono molto diverse e “compensate” e ribilanciate dalla relazione che permette di cogliere sfumature in comportamenti ed intervenire velocemente laddove si coglie poca chiarezza. A distanza invece il ruolo del team member si deve pesantemente spostare sulla proattività e quello del manager sulla fiducia. Costruire e rinforzare la fiducia in remoto richiede un cambio di approccio radicale: la priorità non deve essere controllare quanto le persone stiano davanti al pc, ma se raggiungono gli obiettivi prefissati, indipendentemente da dove si trovano o da quando svolgono le proprie attività.
«La comunicazione – aggiunge Nespoli – gioca un ruolo fondamentale: lavorare da casa non significa lavorare da soli, anzi. Dobbiamo comunicare con i nostri colleghi con tutti gli strumenti a disposizione (Skype, telefono, chat, mail), anche di più di quello che abitualmente faremmo e con un’attenzione empatica più spiccata. Spesso parlo di leadership del benessere, che quindi parte da un approccio caring verso la persona per facilitare e massimizzare benessere ed efficacia lavorativa. A questo ben si lega un’opportunità di feedback costante che spinge lo sviluppo e l’apprendimento della persona stessa. Parlo ovviamente di un feedback reciproco e costante, che assicura allineamento di componenti a livello di leader e gruppo, capace di rinforzare un ingaggio a lungo termine delle persone. Tutto questo infatti, se ben gestito, può portare ad una maggiore soddisfazione della persona in termini di worklife balance, motivazione e realizzazione».