Raschiato il fondo del barile. A pochi giorni dal vertice dell’Eurogruppo a Riga (venerdì prossimo), quando il premier Alexis Tsipras dovrà convincere i partners europei a dare il via libera alla nuova tranche di aiuti, il governo greco ha emesso ieri un decreto (giustificato da «necessità estremamente urgenti e impreviste») che obbliga gli enti locali a trasferire le riserve di contanti e i loro depositi su alcuni conti presso la Banca di Grecia. Una confisca che potrebbe fruttare circa due miliardi di euro, l’equivalente di quanto rimasto nelle casse di Atene (che intende utilizzare per pagare pensioni e stipendi a fine mese).
Il denaro raccolto via decreto verrebbe pertanto utilizzato per rimborsare al Fondo monetario internazionale le due rate del prestito in scadenza il 12 maggio, che ammontano a quasi un miliardo di euro. Un rocambolesco giro di denaro che rende sempre più evidente l’enorme difficoltà economica in cui si trova Atene e fa apparire le varie rassicurazioni verbali degli attori in campo più che altro un estremo tentativo di allontanare in teoria l’incubo "Grexit". «Siamo convinti che la Grecia non uscirà dall’euro» dichiarava ieri il vice presidente della Banca centrale europea, Vitor Constancio, ribadendo che comunque, anche in caso di default, le regole non prevedono un’uscita automatica di Atene. Ma davanti all’Europarlamento Constancio non ha voluto fare promesse o indicare scenari, osservando soltanto che «le banche greche sono solventi» e ricordando che l’Eurosistema ha loro garantito 110 miliardi di euro, pari al 70% del Pil del Paese. Tuttavia, ha ammonito sibillino, «non posso promettere che continueremo: ci sono regole e condizioni che vanno rispettate». Anche il presidente della Banca centrale francese, Christian Noyer, ha tuonato che «il governo greco deve presentare rapidamente un piano serio e credibile di riforme», ventilando che un’uscita di Atene dall’euro «sarebbe traumatica» per l’intera economia globale, ma soprattutto per la Grecia.
Intanto sui mercati gli asset greci sono sempre più sotto pressione. Lo spread con il Bund tedesco è schizzato ieri a 1,340 punti, toccando i massimi dal dicembre del 2013. E mentre il rendimento del decennale di Atene sfiora il 13,50%, il tasso di interesse sul biennale vola al 28,45%. E la Borsa di Atene, dopo lo scivolone di venerdì, anche ieri ha chiuso in calo.In uno scenario così drammatico uno spiraglio di speranza sembra intanto venire dal fronte russo. Il numero uno del colosso energetico Gazprom (contro cui l’Antitrust dell’Ue sta per avviare un’indagine per abuso di posizione dominante nella fornitura di gas naturale in alcuni Paesi dell’area), Alexiei Miller, sarà oggi ad Atene per vedere il premier Tsipras e il ministro dell’Ambiente Lafazanis per discutere del prolungamento in Grecia del gasdotto Turkish Stream. Per il passaggio del gas russo destinato all’Europa, Atene riceverebbe pagamenti anticipati fino a 5 miliardi di euro.
Doppio fronte d’azione, dunque, per la Grecia mentre la Bce sta già ipotizzando lo scenario peggiore. Quello cioè che vedrebbe Atene finire la liquidità disponibile e iniziare a onorare stipendi e pensioni con dei crediti, crando una seconda valuta virtuale all’interno del blocco dell’euro. «Il fatto è che non stiamo vedendo alcun progresso nei colloqui, così abbiamo preso in considerazione questo scenario avverso» ammettono fonti anonime.