Grecia meno uno: martedì scadrà il programma di aiuti dell'Unione europea. E a quel punto il sistema finanziario del Paese dovrà riuscire a tenersi a galla almeno fino al referendum che il governo ha deciso di convocare domenica 5 luglio, sull'ultima offerta di proroga del supporto avanzata dall'Ue. Di sicuro la Grecia non sarà in grado di pagare entro fine mese la rata del debito con il Fmi di 1,6 miliardi di euro. In caso di voto favorevole alla consultazione (come suggeriscono diversi sondaggi) le trattative potrebbero forse ripartire. Magari sulla base della richiesta greca di un nuovo programma, che sarebbe tecnicamente possibile, secondo quanto suggerito da fonti europee.Uno scenario indirettamente evocato anche dalla cancelliera Angela Merkel. "Se il governo greco, mettiamo ad esempio dopo il referendum, dovesse chiedere altri negoziati, noi ovviamente non eviteremmo queste discussioni", ha detto, aggiungendo che "se fallisce l'euro, fallisce l'Europa".
Ma intanto al 6 luglio bisogna arrivarci. E proprio la decisione di ricorrere al voto popolare, annunciata nella notte tra venerdì e sabato - che molti osservatori considerano un plebiscito sulla permanenza nell'euro - ha scatenato il panico nella popolazione. Molti greci hanno tentato di prelevare tutto il possibile dai bancomat. Ma poi nella notte tra domenica e lunedì è stato emanato un decreto che ha imposto severe limitazioni ai prelievi di contanti. Fino al 6 luglio incluso non si potranno ritirare più di 60 euro al giorno con bancomat, carte di credito o carte prepagate (che non si possono ricaricare). Si potranno continuare ad eseguire pagamenti ellettronici e turisti e stranieri con carte e bancomat emesse all'estero (così come in greci titolari di conti bancari esteri) potranno ritirare contanti senza limitazioni. Fino a tutto il 6 luglio gli sportelli fisici delle banche, assieme alla Borsa rimarranno chiusi.Intanto la Bce non ha staccato la spina. Domenica un consiglio direttivo straordinario ha mantenuto inalterato il limite massimo alle liquidità di emergenza (Ela) a cui le banche greche possono ancora attingere, attualmente a 89 miliardi di euro. Ieri il premier greco Alexis Tsipras aveva duramente attaccato la Bce, accusandola di non aver aumentato questa soglia e per questo di essere responsabile delle restrizioni che il governo imponeva sui prelievi. Secondo ricostruzioni di stampa la Banca di Grecia avrebbe voluto 6 miliardi in più, ma si sarebbe vista bocciare la richiesta. Mercoledì a Francoforte si terrà un Consiglio direttivo già calendarizzato, che con ogni probabilità dovrà nuovamente fare il punto sul caso Grecia. Intanto la conferenza dei capigruppo Ue ha approvato a larghissima maggioranza, con astensione del solo Ppe, la richiesta avanzata da Gianni Pittella (S&D) a Jean Claude Juncker, di tenere nelle prossime ore un Eurosummit straordinario, che tuttavia non è stato calendarizzato. I continui rilanci e l'atteggiamento belligerante di Tsipras hanno finto per irritare il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. La porta delle trattative "resta aperta" ma "non ho nuove proposte da fare oggi. Ho solo da discutere le proposte equilibrate già fatte. Siamo ponti a lottare fino all'ultimo minuto per trovare una intesa. Ma qui non c'è una partita a poker, dove si bluffa - ha avvertito - non c'è uno che vince e uno che perde: o vinciamo tutti o perdiamo tutti". E alla fine il lussemburghese si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. "Nelle 20 ore di incontro che ho avuto con lui, Tsipras non mi ha mai detto che avrebbe chiesto un referendum. È ovviamente un suo diritto, ma è stata una sorpresa per me. Non penso che sarebbe saggio lamentarmi oggi del suo comportamento - ha detto Juncker -. Ma sono stato deluso a livello politico e umano".Juncker si è rivolto direttamente al popolo greco, parlando (in francese, inglese e tedesco) davanti alla stampa internazionale oggi a Bruxelles, per lanciare un appello drammatico: "Qualunque sia la questione che sarà sottoposta al voto dei cittadini domenica prossima - ha detto - vi chiedo di votare 'sì'. Perché da quel voto partirà un segnale per la Grecia e per il resto dell'Eurozona. Se il popolo greco, responsabile, cosciente del suo ruolo nazionale ed europeo, voterà 'sì', il messaggio che sarà ricevuto negli altri paesi membri dell'euro, e al di là dell'Unione europea, e nel mondo, sarà che la Grecia vuole restare insieme agli altri paesi dell'Eurozona e dell'Ue".Anche il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem ha ripetuto che "da parte nostra la porta resta aperta". E interpellato su se sia possibile evitare una uscita della Grecia dall'euro, "resta molto concepibile", ha affermato. Mentre in una lettera ai deputati il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha assicurato che nello scenario peggiore, le ricadute sul resto dell'area euro sarebbero "limitate". In serata diverse migliaia di persone (13mila secondo le prime stime, più 4 mila a Salonicco) si sono radunate nella centrale piazza Syntagma di Atene per sostenere il 'no' al referendum di domenica. La folla sventolava bandiere greche e innalzava cartelli contro l'austerità, i creditori internazionali di Atene e gli accordi che il referendum dovrebbe accettare o respingere. Il premier Tsipras in una intervista alla televisione pubblica Ert nelle stesse ore della manifestazione di Atene ha soffiato sul fuoco, invitando la popolazione a votare in massa per il no agli accordi: "La grande folla radunata a Syntagma ci dà la forza...con calma e compostezza affronteremo minacce e ricatti". Se vince il no, è stata un'altra risposta "forse dovremmo dire addio all'euro. I cittadini greci potranno sopravvivere anche senza il programma di aiuti". "Maggiore sarà la percentuale del no" al referendum di domenica 5 luglio, "maggiori saranno le armi del governo greco per rilanciare i negoziati". "Volevano cacciare via questo governo e cacciare la speranza".Intanto ha iniziato a circolare il quesito che verrà posto ai cittadini greci nel referendum di domenica prossima, secondo quanto riferito da diversi account twitter di solito ben informati sulla politica greca. "Referendum del 5 luglio 2015. Deve essere accettato il progetto di accordo presentato da Commissione europea, Bce e Fmi nell'Eurogruppo del 25 giugno 2015, composto da due parti che costituiscono la loro proposta? Il primo documento è intitolato 'Riforme per il completamento dell'attuale programma ed oltre' e il secondo 'Analisi preliminare per la sostenibilità del debitò". A questa vaga domanda i greci dovranno dunque rispondere con un 'Nai' (Sì) o con un 'Ochi' (No). Il dopo è ancora tutto da scoprire.