lunedì 3 marzo 2014
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Il segnale Matteo Renzi l’aveva lanciato già nel presentare la lista dei ministri e le competenze di Giuliano Poletti: «Mi piacerebbe - ha detto il premier - che la delega non fosse solo al lavoro e al Welfare ma al Terzo settore, il sociale se guardiamo i numeri può anzi essere il primo». L’altro segnale, nel discorso alle Camere, con i riferimenti al mondo del volontariato. Ora, se tre indizi fanno una prova, ecco la nomina a sottosegretario al Lavoro del primo portavoce del Forum del Terzo Settore, Luigi Bobba, del Pd, ex presidente Acli. Non solo. «Una triade così competente e sensibile ai temi del terzo settore, il Governo non l’ha mai avuta», plaude il Centro nazionale per il volontariato (Cnv), attraverso il presidente Edoardo Patriarca. Il riferimento è anche a Franca Biondelli, ex sindacalista, impegnata in particolare nel sostegno della disabilità, e a Teresa Bellanova, ex dirigente sindacale del settore braccianti con un passato di impegno nella lotta al caporalato nel Salento. Quasi un’indicazione di nuove priorità, a favore della piccola impresa e dell’impresa sociale.«Ora - chiede Patriarca - prioritaria è la riforma del codice civile. A seguire dovremo chiedere una "manutenzione" delle leggi che regolano il Terzo settore, dal volontariato all’impresa sociale fino al servizio civile». Fondamentale, in particolare, la revisione della fiscalità agevolata «con la stabilizzazione del 5 x mille e la regolamentazione delle donazioni perché sia almeno equiparata a quella destinata ai partiti. Un’agenda - conclude Patriarca - annunciata da ogni governo, e sempre disattesa. Forse questa - auspica - può essere la volta buona». «Questo governo sembra avere chiaro che un contributo importante per dare uno scossone all’emergenza occupazione giunta a livelli drammatici può venire da nuovi settori di impegno e presenza», spiega Andrea Olivero, dei Popolari "Per l’Italia", anche lui proveniente dalle fila delle Acli e dal Terzo settore, la cui nomina come sottosegretario alle Politiche Agricole può esser valutata come ulteriore segnale nella stessa direzione. «La caratterizzazione dei prodotti tipici italiani - spiega Olivero - può dare una spinta a un nuovo modello economico». Ma anche rimanendo stretti sul Terzo settore l’agricoltura può fare la sua parte «con il sostegno alle fattorie sociali sulle quali - assicura Olivero - ci sono direttive europee molto interessanti». Ma c’è un altro campo da "arare", è proprio il caso di dire: il pieno utilizzo dei beni confiscati alle mafie, che riguarda soprattutto il mondo agricolo. «Ci sono miliardi di euro di beni confiscati ma non resi produttivi», ricorda Olivero. «E anche da qui può arrivare un segnale importante, in termini di nuovi posti di lavoro».
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