mercoledì 9 settembre 2015
Nel 2014 gli Ide (Investimenti diretti esteri) in entrata nel nostro Paese ammontavano a 281,3 miliardi di euro. Rispetto al 2013, sono aumentati di 9,5 miliardi, pari a un incremento percentuale di 3,5 punti.
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Nel 2014 gli Ide (Investimenti diretti esteri) in entrata nel nostro Paese ammontavano a 281,3 miliardi di euro. Rispetto al 2013, sono aumentati di 9,5 miliardi, pari a un incremento percentuale di 3,5 punti. Nessun altro Paese ha conseguito un risultato migliore del nostro - oltre a Slovenia (+3,5%) e la Finlandia (+2,2%) - rispetto l’anno precedente. L’elaborazione è stata presentata dall’Ufficio studi della Cgia su dati dell’Unctad (Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo).Sebbene i dati relativi al flusso in entrata presentino un segno positivo, la situazione dello stock degli Ide in percentuale al Pil italiano rimane allarmante. Con un misero 17,4%, anche nel 2014, così come è avvenuto dall’inizio della crisi, ci troviamo in coda alla graduatoria europea. Solo la Grecia registra una situazione peggiore della nostra (8,5%).Quali sono le ragioni che allontanano gli investitori stranieri dal nostro Paese ? "L’eccessivo peso delle tasse, le difficoltà legate ad una burocrazia  arcaica e farraginosa, la proverbiale lentezza della nostra giustizia civile, lo spaventoso ritardo dei pagamenti nelle transazioni commerciali, il deficit infrastrutturale e il basso livello di  sicurezza  presente in alcune aree del Paese – esordisce Paolo Zabeo della Cgia – da sempre scoraggiano gli investitori stranieri a venire in Italia. Se queste sono le ragioni che rendono il nostro paese poco attrattivo, pensate in che condizioni operano gli imprenditori italiani che nonostante ciò continuano a credere nelle proprie attività, ad investire nel futuro e a dare lavoro a milioni e milioni di italiani".Nel 2014 i principali Paesi di provenienza dei flussi in entrata sono stati il Lussemburgo (39%), la Francia (20,8%) e il Belgio (12,4%). È chiaro che gli investitori lussemburghesi sono riconducibili alle multinazionali con sede nel Granducato, che da tempo beneficiano della fiscalità di vantaggio concessa alle imprese da questo Paese.A livello territoriale è il Nordovest l’area che riceve il più alto numero di investimenti. Nel 2013, ultimo anno in cui i dati sono disponibili per ripartizione geografica, il vecchio triangolo industriale ha attratto il 65% circa degli investimenti totali. Seguono il Centro (18,5%), il Nordest (13,8%) e il Sud (2%).Detto ciò, come si spiega il buon risultato ottenuto nel 2014? "Questo risultato – prosegue Zabeo - è stato conseguito in massima parte grazie all’acquisizione, da parte dei grandi gruppi finanziari stranieri, di pezzi importanti del nostro made in Italy. Nel settore della moda, dei servizi, delle comunicazioni e dei trasporti, molti marchi storici sono finiti sotto il controllo degli investitori stranieri. Se queste acquisizioni non daranno luogo a una fuga all’estero delle attività progettuali e produttive di questi nostri brand, tutto ciò va salutato positivamente. Purtroppo, l’internazionalizzazione dell’economia che stiamo vivendo da almeno 20 anni si manifesta e prende sempre più forma anche  in questo modo".
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