Camice bianco, modelli di occhiali all'ultima moda e strumenti alla mano l’ottico optometrista misura la vista e ne individua i difetti, consiglia al cliente le lenti a contatto (morbide, rigide e cosmetiche) o gli occhiali più idonei a correggere il deficit visivo.
"La categoria degli ottici e optometristi - dice Giulio Velati, presidente Federottica - non ha poi tanti problemi di collocazione sul mercato del lavoro. Certo la crisi si è fatta sentire anche nel nostro settore, ma i dati continuano a essere positivi. Il vero problema semmai è relativo ad un percorso professionale che poggia ancora su una legge che 'vanta' più di 80 anni di età".
"Stiamo parlando - spiega il presidente Velati - di una scuola professionale il cui iter formativo è però superato. Certo - ammette - da ben 12 anni sono stati istituiti sette corsi di laurea triennale presso università statali disseminate per tutto il Paese, ma continuano a convivere con le 'vecchie' scuole professionali che chiediamo vengano chiuse".
"Ed è proprio per questo - rimarca - che ci battiamo con la nostra associazione che, a livello nazionale, si pone l’obiettivo di ricollocare in un quadro professionale ben definito le funzioni dell’ottico-optometrista".
L'apertura dei centri commerciali sicuramente favorisce il diffondersi di negozi di ottica. "Per il settore - aggiunge Giulio Velati - è una cosa positiva a patto che ogni realtà sia prettamente gestita correttamente sia sotto il profilo commerciale che professionale. Non dimentichiamo infatti che gli operatori del settore lavorano anche per la salvaguardia della salute del cliente".
Secondo l'ultimo censimento Mmas Ottici di Marketing & Telematica sono oltre 10.600 gli ottici in Italia. Per il 33,6% si trovano nelle regioni del Sud e nelle Isole (in particolare in Campania, Sicilia e Puglia, che da sole rappresentano oltre i due terzi degli operatori dell’area), per il 26,8% in quelle del Nord Ovest poco meno del 16% nella sola Lombardia), per il 19,2% nelle regioni nord orientali del Paese (specialmente in Veneto e in Emilia Romagna) e per il 20,4% in quelle centrali (di cui la metà in Lazio).