martedì 5 maggio 2015
Un viaggio tra Dhl, Ikea, Volskwagen, Coca Cola, Vodafone. Multinazionali presenti a livello globale che hanno saputo fare della localizzazione e flessibilità una marcia in più. Testimoniano la loro eccellenza con una reale attenzione alle persone e identità nazionali, nel rispetto delle tradizioni e culture locali. Senza perdere di vista il mercato globale.
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Le aziende Top employers 2015 sono 963 in tutto il mondo, in 99 Paesi di tutti e cinque i Continenti. Hanno ottenuto la certificazione Top employers perché hanno dimostrato - con dati, cifre di bilancio e documentazione probatoria - di offrire eccellenti condizioni di lavoro e di essere impegnate in un continuo e costante sforzo di miglioramento e innovazione nelle strategie e politiche delle Risorse Umane. Sono tutte molto attente e coinvolte nel favorire la crescita dei loro dipendenti, nella convinzione che «un ambiente di lavoro ottimale favorisce lo sviluppo non solo professionale, ma anche umano e personale delle persone e questo si traduce a sua volta anche in potenzialità di crescita e sviluppo aziendale» (David Plink, Ceo Top Employers Institute).Molte di esse sono multinazionali di grandi dimensioni, presenti con le loro filiali ed entità produttive in ogni angolo del mondo, in uno stimolante e continuo confronto con culture, mentalità e tradizioni a volte molto diverse da quelle dell’Headquarter. Aziende che hanno applicato in maniera proattiva l’eccellenza Hr per cui sono state certificate Top employers, riuscendo a coniugare le esigenze organizzative globali con una rispettosa attenzione verso le realtà delle varie entità nazionali e facendo di un costruttivo melting pot di esperienze e culture un elemento di attrazione, motivazione e fidelizzazione dei migliori talenti.Dal Medio Oriente alla Cina, dal Brasile all’Europa, ecco cinque storie di successo.Dhl Express - Ognuno è l’imprenditore di se stessoFar partire, e arrivare puntuali, qualsiasi genere di merce in ben 220 Paesi del mondo non è un’impresa semplice e necessita di una grande organizzazione. Dhl Express è quella si può ben definire un’impresa globale, che opera su una vastità e varietà di territori, nazioni, situazioni geografiche, ambientali e culturali diversissime tra loro, ognuna con una sua specifica identità e necessità. "Il segreto del nostro successo? Persone motivate. Non sarebbe possibile altrimenti, e l’attenzione ai singoli è il pilastro della nostra strategia - sintetizza con semplicità Regine Büttner, global executive vice president Hr di Dhl Express -. Un’attenzione alle persone che non è solo uno slogan, ma si traduce in politiche e strategie mirate e adattate alle varie e specifiche realtà locali. Abbiamo delle linee guida globali, che cerchiamo di armonizzare al massimo in tutto il mondo, ma sono flessibili e adattabili alle singole realtà. Lasciamo ampia autonomia e discrezionalità ai vari team nazionali, siamo certi che nessuno meglio di loro sia in grado di adattare e capire le singole esigenze del mercato e del territorio". Un esempio di politiche Hr personalizzata arriva da Dubai, una delle 33 nazioni in cui Dhl Express - che ha ottenuto la certificazione Top employers Global 2015. "Puntiamo molto sull’iniziativa e sullo spirito imprenditoriale di ogni singolo dipendente, abbiamo politiche di formazione continua, favoriamo in ogni modo lo spirito d’iniziativa e la crescita individuale, ciascuno diventa responsabile delle proprie azioni, ognuno è l’imprenditore di se stesso - conferma Henry Fares, vice president Hr Middle East and Northern Africa -. Un’attenzione alla realtà locale che non fa certo perdere di vista gli obiettivi globali, anzi. Da questo punto di vista la certificazione Top employers, riconosciuta a livello mondiale, è per noi un importante strumento per rendere visibili, far conoscere e validare a livello esterno, in tutto il mondo, i nostri sforzi, verificati e certificati sulla base di parametri oggettivi elaborati da esperti del settore. Ikea - Dalla Svezia alla Spagna, un 'trasloco' non facileIkea è oramai è un brand mondiale, sinonimo di semplicità e praticità, icona della cultura e gusto svedese. Ma esportare la mentalità, le abitudini e la cultura organizzativa del brand scandinavo in Spagna non è stato facile, perdipiù in una situazione economica pesantemente segnata dalla crisi e in un momento problematico per il mercato iberico. "Infatti, quando abbiamo aperto a Valencia, nel 2014, a fronte di 400 posizioni disponibili abbiamo ricevuto ben 100mila candidature - racconta Enrique Puig, Hr director di Ikea Ibérica -. Una sovrabbondanza di candidati che non è stata affatto sottovalutata, anzi. Dal quartier generale di Ikea Spagna sono partite ben 80mila telefonate e contatti perché non abbiamo voluto tralasciare nessuno, pensiamo che in ogni candidato possa nascondersi un talento, e sarebbe un peccato lasciarselo sfuggire". Enrique ammette con grande trasparenza e franchezza che l’apertura di Valencia non è stata semplicissima. "Abbiamo presentato un  nuovo modello organizzativo, sia nella mentalità, sia nei particolari più semplici e concreti, come la logistica. Quello che in Svezia è dato per scontato, come per esempio gli uffici open space, niente segretarie, una gerarchia agile e senza troppi fronzoli, qui in Spagna si è rivelato un vero e proprio shock, soprattutto per i colleghi più maturi. Abbiamo fatto un importante lavoro di adattamento, abbiamo imparato a muoverci in un ambito più orizzontale ed egualitario, scoprendo un nuovo modo di comunicare e lavorare in team. Alla fine, a guadagnarci è stato il clima dell’ambiente di lavoro, promosso a pieni voti non solo dalla leadership, ma da tutti i dipendenti», chiarisce Enrique. E sottolinea anche l’importanza della certificazione Top employers «che ci ha permesso di avere un riscontro e un confronto delle nostre politiche Hr, e una panoramica su altre realtà all’interno e all’esterno del nostro settore di mercato. Uno stimolo per fare sempre meglio nella cura e attenzione verso le nostre persone".Volskwagen – Rigore tedesco e dinamismo cineseVolkswagen ha mantenuto per decenni la più grande quota del mercato automotive, in Cina è cresciuta a grandissima velocità nel giro di pochi anni e oggi proprio la Cina è il suo più grande mercato. La Faw-Vw statale cinese è stata e continua a essere il primo produttore automotive, mentre  Faw-Vw agisce come una joint venture tra le due con la ragguardevole cifra di quasi due miliardi di auto vendute in tutto il paese lo scorso anno. E proprio in Faw-Vw si assiste al felice matrimonio tra rigore tedesco e dinamismo cinese, un matrimonio che dà ottimi risultati, e attira talenti da tutto il continente. "Lavorare in Faw-Vw significa non solo essere in contatto con le industrie automobilistiche cinesi e tedesche, ma anche avere l’opportunità di vivere esperienze culturali occidentali, che per noi rappresentano un universo profondamente diverso - spiega Yongfeng Guo, Hr manager -. Il rigore e la precisione tedesca si concretizzano in una qualità di produzione nettamente superiore agli standard cinesi, e la compagnia stessa offre corsi di formazione tecnica in Germania, corsi di lingua e un’ampia gamma di corsi di formazione. E così si assiste al felice mix tra due culture, ricchissime entrambe di storia e tradizioni. I nostri dipendenti ne sono consapevoli, e percepiscono il valore della straordinaria intensità e velocità della nostra crescita, supportata da una solida tradizione e cultura alle spalle. E la certificazione Top employers, ottenuta e confermata oramai da anni, è la dimostrazione che i nostri sforzi per permettere ai nostri dipendenti di realizzare i loro sogni, non sono stati vani".Coca Cola – In Brasile, sempre un passo avantiÈ quasi superfluo spiegare che quello di Coca Cola è uno dei marchi più facilmente riconoscibili e conosciuti al mondo, ma forse non tutti sanno che il Brasile è il secondo paese al mondo di imbottigliamento di Coca Cola. "Siamo facilitati dal brand, e in genere le persone sono ben felici di lavorare per noi, ma non ci accontentiamo e vogliamo essere sempre un passo avanti rispetto alle esigenze e desideri dei nostri dipendenti - racconta Rogério Moraes, Hr director di Cola Cola-Femsa in Brasile -. Ecco perché le attività di Hr sono orientate a un costante dialogo e monitoraggio del benessere dei dipendenti. E gli strumenti sono più di uno, si va dal dialogo aperto con lo staff, ai feedback personali, alle riunioni settimanali con le varie Unità, al costante monitoraggio delle condizioni e dell’ambiente di lavoro". Un’attenzione continua al benessere delle persone che, secondo Rogério, è uno dei principali motivi d’attrazione di Coca Cola-Femsa: "Le opportunità di carriera che offriamo e l’entrare a far parte di una compagnia in costante evoluzione e miglioramento rappresentano sicuramente un qualcosa in più rispetto alla semplice esperienza lavorativa all’interno di un brand, sia pure grande e universalmente conosciuto. Inoltre, grazie alla certificazione Top employers, abbiamo continui input e importanti dati di benchmark su best practice e studi di settore, elementi preziosi e importanti da adattare al nostro contesto, così da poter continuare a crescere e migliorare".Vodafone – Flessibilità e fiduciaA Düsseldorf, in Germania, Vodafone ha inaugurato nel 2012 un Campus omnicomprensivo che ha sostituito i tre edifici precedentemente esistenti e utilizzati in città. Una nuova casa e una nuova vita per la compagnia, che ha improntato i rapporti con i dipendenti all’insegna della fiducia e della flessibilità. Una flessibilità declinata in vari modi. "Compiti diversi richiedono ambienti diversi, per questo motivo lasciamo ampia liberà ai nostri dipendenti. Sono loro a decidere dove, come e quando lavorare. In totale flessibilità e fiducia -  afferma Anja Bank, employer branding manager di Vodafone in Germania -. Una flessibilità e fiducia totale presente anche nei percorsi di carriera e testimoniata persino a livello di campagna di employer branding. Il nostro slogan We’re at our best when you’re at yours chiarisce il nostro concetto di carriera: ciascuno è libero di scegliere la propria strada per fare al meglio quello che sa e vuole fare". Uno stimolo importante è arrivato anche dalla certificazione Top employers: "Ci ha reso consapevoli di quanto sia importante monitorare sistematicamente il nostro processo di onboarding, misurandone il successo e il livello di soddisfazione. Lo implementeremo e adotteremo come best practice per tutto il gruppo, per poter garantire la soddisfazione di ogni dipendente fin dal suo primo giorno di lavoro".
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