Due terzi dei giovani tra 18 e 35 anni ha iniziato a lavorare a 22 anni e il 15% è un potenziale imprenditore. È quanto emerge da un'indagine Ipsos per Cna che "demolisce parecchi luoghi comuni sui giovani e sulle micro piccole e medie imprese", osserva l'associazione al convegno
Ereditiamo. Trasmissione di imprese, arti e saperi. Il 66% dei giovani lavora (l'80% di questi ha iniziato prima dei 22 anni) e oltre uno su due (53%) di quelli che guidano un'impresa è stato lui stesso a fondarla. I potenziali imprenditori non si decidono a mettersi in proprio per le difficoltà a ottenere credito (75%), il carico fiscale (54%), l'eccesso di burocrazia (43%) e il costo del lavoro (33%). "I giovani imprenditori appaiono più appagati" dei coetanei dipendenti o disoccupati e meno sfiduciati sullo stato del Paese, afferma il presidente dell'Ipsos,
Nando Pagnoncelli, ma solo un quarto di loro consiglierebbe il lavoro autonomo a causa di troppi sacrifici, pochi guadagni e senso di abbandono.Inoltre 500omila imprenditori artigiani nei prossimi dieci anni dovranno porsi il problema della trasmissione d'impresa. Lo afferma la Cna. E una platea di due milioni di potenziali imprenditori tra i 18 e i 35 anni è pronta a subentrare, secondo una ricerca Ipsos. Per farli incontrare l'associazione propone "una staffetta generazionale", sostenuta da agevolazioni fiscali e contributive. Si eviterebbe così la chiusura di molte imprese e la perdita del loro patrimonio di conoscenza. Oggi solo il 50% delle imprese familiari arriva alla seconda generazione e il 15% alla terza. La cessione al di fuori della via familiare è infatti "molto onerosa" secondo la Cna. L'imposizione totale sulla vendita di un'attività di fornaio per 500mila euro, per esempio, raggiunge 81mila euro. In Italia il 53% delle imprese familiari è guidato da persone con più di 60 anni. Di queste l'80% non ha ancora designato un successore, il 60% non ha elaborato nessun piano di successione e il 42% non ha neppure un piano di emergenza.