martedì 28 aprile 2020
In media 6mila morti al giorno in tutto il mondo. I sindacati: garantire i massimi livelli di tutela. Inail: infortuni in calo nel primo trimestre 2020
Oltre 6mila morti sul lavoro al giorno in tutto il mondo

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Lavoratori, datori di lavoro, governi e enti di tutto il mondo attivi nel settore della salute e della sicurezza, in collaborazione con l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), celebrano oggi, 28 aprile, la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, ponendo l’accento sulla necessità di creare una nuova «cultura della sicurezza» al fine di ridurre o prevenire gli incidenti sul lavoro e le malattie professionali che provocano, in media, 6mila morti al giorno. Da Addis Abeba allo Zimbabwe, da Bhopal al Belgio, l’Ilo e i suoi costituenti organizzano una serie di eventi che includono commemorazioni dei lavoratori morti o feriti sul luogo di lavoro, conferenze, manifestazioni e dibattiti pubblici intesi a promuovere una « cultura della sicurezza » sollecitata in occasione della Conferenza internazionale del lavoro dell’Ilo dello scorso anno. L’Ilo celebra la Giornata mondiale per ricordare l’importanza della prevenzione degli infortuni e malattie legate al lavoro. Questo evento trae la sua forza dalla tradizionale struttura tripartita dell’Ilo e dal dialogo sociale che riunisce lavoratori, datori di lavoro e governi nell’intento di accrescere la consapevolezza sulla questione della salute e della sicurezza sul lavoro. Il direttore generale dell’Ufficio internazionale del lavoro, Juan Somavia, in un messaggio dedicato a questa giornata dichiara : «Una vera cultura della sicurezza deve essere alimentata e sostenuta dal partenariato e dal dialogo. I governi, i datori di lavoro e i lavoratori, all’interno di un quadro condiviso di diritti, di responsabilità e doveri, devono trovare un terreno comune e creare luoghi di lavoro sani e sicuri. Sono fermamente convinto che questa sia una delle aree più fertili per ottenere un ampio consenso nel mondo del lavoro». Quest’anno, la celebrazione coincide con il 20esimo anniversario di una delle peggiori catastrofi chimiche mai avvenute — nel 1984, a Bhopal (India), l’esplosione della fabbrica di pesticidi della Union Carbide uccise 2.500 persone e ne ferì oltre 200mila nell’arco di poche ore causando negli anni successivi altri 20mila morti. In un rapporto speciale intitolato Lavoro sicuro e cultura della sicurezza, l’Ufficio internazionale del lavoro rileva che nonostante la tragedia di Bophal abbia suscitato una presa di coscienza sui pericoli degli incidenti industriali, il rischio che accadano altri incidenti analoghi è tuttora presente e richiede una risposta su larga scala. Ogni anno, le sostanze pericolose causano la morte di 400 000 persone; secondo l’Ufficio internazionale del lavoro questa cifra rappresenta solo una parte del numero annuale di incidenti mortali sul lavoro (oltre due milioni) e dei casi di malattie professionali (oltre 160 milioni). Questi dati allarmanti dimostrano la necessità di adottare misure di prevenzione più efficaci traendo spunto dalle Convenzioni e dalle misure di sicurezza concrete formulate dall’Ufficio internazionale del lavoro. Questo è il primo passo verso una vera «cultura della sicurezza» a livello mondiale.

La lettera dei sindacati delle costruzioni
«Rimettere al centro la salute e la sicurezza e garantire massimi livelli di tutela»: è questo il messaggio che arriva dai sindacati delle costruzioni Feneal Filca Fillea per la Giornata mondiale sulla salute e sicurezza sul lavoro. «Come ogni anno vogliamo ricordare tutte le vittime di questa strage silenziosa e dare sostegno ai familiari - dichiarano le segreterie nazionali dei tre sindacati -. Un dramma che colpisce duramente il settore delle costruzioni e per il quale continuiamo a chiedere interventi concreti e immediati, investimenti in formazione e prevenzione, più controlli e rafforzamento di sanzioni e pene per le imprese che non rispettano le norme». I dati Inail registrano per il 2019 un bilancio pesante, con 641.638 denunce di infortunio,1.089 casi mortali ed un significativo aumento delle malattie professionali (+2,9% rispetto al 2018). Come sempre, le costruzioni pagano un prezzo altissimo, come ricordano i sindacati: «118 le vittime - soprattutto per caduta dall’alto - nel nostro settore, che si riconferma tra i più colpiti». Secondo l’Inail i dati generali nel 2020 scendono, e non poteva essere altrimenti, visto il blocco di quasi due mesi delle attività produttive: nei primi tre mesi 130.905 sono state le denunce totali di infortunio e 166 i morti, ma già sappiamo che il Covid-19 ha compiuto anche una strage sul lavoro, con oltre 180 vittime tra gli operatori sanitari e tante altre tra il personale che in questi mesi ha svolto attività essenziali. «A tutti loro va il nostro pensiero e la nostra gratitudine - affermano i sindacati - a medici, infermieri, operatori sanitari, personale delle forze dell'ordine, farmacisti, operai, impiegati, cassieri, autotrasportatori, sindacalisti, giornalisti, che hanno continuato con spirito di sacrificio e abnegazione a svolgere il proprio lavoro per assicurare i servizi fondamentali alla cittadinanza». Nonostante le attività del settore delle costruzioni siano di fatto ferme da marzo, si registrano in questi primi mesi del 2020 una quindicina di vittime, l’ultima lo scorso 17 aprile in un cantiere notturno nel tratto reggiano dell’autostrada A1, dove un giovane di 32 anni è stato travolto e ucciso da un Suv. Per Feneal Filca Fillea l’attenzione sul tema deve essere massima, «ancora di più in questa fase delicata di ripresa delle attività. Mai più tagli alle risorse, ai controlli e ai risarcimenti, come invece è stato fatto nell’ultimo anno in cui mezzo miliardo è stato sottratto proprio alla prevenzione. In questo momento di particolare fragilità – proseguono - vanno ancora più garantite condizioni di sicurezza perché le attività possano riprendere gradualmente e il Paese possa pian piano ricominciare a rialzarsi. Per noi la salute dei lavoratori viene prima di tutto, e la riapertura dei cantieri potrà avvenire solo se verranno rispettati i protocolli sottoscritti con il Mit e con le associazioni imprenditoriali, aggiornati e integrati dall’ultimo testo sottoscritto il 24 aprile con le ministre De Micheli e Catalfo».

Inail, infortuni sul lavoro: in calo le denunce nel primo trimestre 2020
Il confronto trimestrale tra il 2020 e il 2019 è da ritenersi poco significativo, complice la sospensione su tutto il territorio nazionale, a partire dai primi giorni di marzo, di ogni attività produttiva considerata non necessaria. Il blocco di molte attività in settori importanti per la nostra economia ha determinato l’assenza di un elevato numero di lavoratori sul posto di lavoro e sulle strade, con una conseguente riduzione del rischio di infortunio. A fotografare il “crollo” delle denunce di infortunio (e di malattia professionale) a cui si sta assistendo, infatti, è proprio il confronto “di mese” (marzo 2019 vs marzo 2020) più che quello “di periodo” (gennaio-marzo 2019 vs gennaio-marzo 2020). A partire dalla rilevazione di marzo, nel numero complessivo degli infortuni sono comprese anche le denunce relative alle infezioni da Covid-19 avvenute nell’ambiente di lavoro o a causa dello svolgimento dell’attività lavorativa e in itinere, alle quali sarà dedicato un comunicato specifico, con data di rilevazione successiva al 31 marzo. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di marzo sono state 130.905, in diminuzione di circa 27mila casi rispetto alle 157.576 del primo trimestre del 2019 (-16,9%). Questa diminuzione è influenzata soprattutto dal sostenuto calo delle denunce registrate nel solo mese di marzo, che sono state 22mila in meno rispetto al marzo 2019 (-43,6%), a causa dello stop di ogni attività produttiva considerata non essenziale per il contenimento dell’epidemia da Coronavirus. I dati rilevati al 31 marzo di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un decremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 134.808 a 113.428 (-15,9%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro, che hanno fatto registrare un calo del 23,2%, da 22.768 a 17.477. Il confronto dei soli mesi di marzo documenta come le diminuzioni siano molto più marcate (-41,4% e -61,3% rispettivamente). Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati nel primo trimestre 2020 è diminuito del 11,3% nella gestione Industria e servizi (dai 115.764 casi del 2019 ai 102.657 del 2020), del 16,9% in Agricoltura (da 7.554 a 6.281) e del 35,9% nel Conto Stato (da 34.258 a 21.967). Per quest’ultima gestione si è registrato a marzo un crollo delle denunce, dalle circa 11mila denunce del 2019 alle quasi mille del 2020 (-91,3%), per effetto dell’utilizzo della prestazione lavorativa in modalità agile dalla quasi totalità dei dipendenti statali e dell’assenza degli studenti nelle scuole/università statali, chiuse per evitare il propagarsi del contagio. In controtendenza rispetto all’andamento degli altri settori economici, il settore Ateco “Sanità e assistenza sociale” ha registrato un forte incremento delle denunce di infortunio in occasione di lavoro: +33% su base trimestrale e +102% su base mensile (marzo 2020 vs marzo 2019). I casi denunciati sono raddoppiati, passando dai 1.788 del marzo 2019 ai 3.613 del marzo 2020 (tre denunce su quattro riguardano il contagio da Covid-19). L’analisi territoriale evidenzia nel primo trimestre del 2020 un calo delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: -15,2% nel Nord-Ovest, -17,6% nel Nord-Est, -17,8% al Centro, -19,1% al Sud e -14,7% nelle Isole. Se si limita il confronto al solo mese di marzo, i cali registrati nelle singole ripartizioni geografiche risultano molto più evidenti (compresi tra il -38% e il -52%). La flessione che emerge dal confronto dei primi trimestri del 2019 e del 2020 è legata sia alla componente maschile, che registra un -17,9% (da 98.902 a 81.203 denunce), sia a quella femminile, con un -15,3% (da 58.674 a 49.702). In marzo, in particolare, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente le denunce si sono praticamente dimezzate per i lavoratori e ridotte di un terzo per le lavoratrici. Nel trimestre gennaio-marzo, la diminuzione ha interessato sia i lavoratori italiani (-17,6%), sia quelli comunitari (-12,2%) ed extracomunitari (-13,7%). Dall’analisi per classi di età emergono decrementi generalizzati in tutte le fasce. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel primo trimestre di quest’anno sono state 166, 46 in meno rispetto alle 212 registrate nel primo trimestre del 2019 (-21,7%). Anche per i casi mortali a influenzare il calo trimestrale è soprattutto il numero di decessi denunciati in marzo (-41% rispetto allo stesso mese del 2019). A livello nazionale, rispetto ai primi tre mesi dell’anno scorso si registra una diminuzione sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, che sono passati da 144 a 114 (-20,8%), sia di quelli occorsi in itinere, diminuiti da 68 a 52 (-23,5%). Il calo ha riguardato la gestione Industria e servizi (da 189 a 146 denunce) e l’Agricoltura (da 22 a 11), mentre il Conto Stato ha registrato otto casi in più (da 1 a 9). Tre gli incidenti plurimi avvenuti nel primo trimestre di quest’anno: il primo in gennaio, costato la vita a due lavoratori vittime di un incidente stradale a Grosseto, il secondo in febbraio, con due macchinisti morti nel deragliamento ferroviario avvenuto in provincia di Lodi, e l’ultimo in marzo, con due vittime in un incidente stradale in provincia di Torino. Lo scorso anno, invece, gli incidenti stradali plurimi avvenuti nel primo trimestre erano stati sette, con 14 casi mortali denunciati. Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione di 12 casi mortali nel Nord-Ovest (da 57 a 45), di 10 nel Nord-Est (da 44 a 34), di 21 al Centro (da 44 a 23), e di sette nelle Isole (da 24 a 17), mentre il Sud si contraddistingue per un aumento di quattro casi mortali (da 43 a 47). Il decremento rilevato nel confronto tra i primi trimestri del 2020 e del 2019 è legato soprattutto alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 197 a 155, mentre quella femminile ha fatto registrare quattro casi in meno, da 15 a 11. In calo sia le denunce di infortuni mortali dei lavoratori italiani (da 170 a 137), sia quelle dei comunitari (da 18 a 10) ed extracomunitari (da 24 a 19). Dall’analisi per classi di età si contraddistingue quella tra i 25 e i 39 anni, che presenta un incremento di nove casi mortali rispetto alla diminuzione registrata in tutte le altre fasce. Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel primo trimestre del 2020 sono state 14.101, 1.799 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 (-11,3%). Anche in questo caso a influenzare la flessione trimestrale è il numero delle denunce effettuate in marzo, in riduzione del 40,1% rispetto al marzo 2019. Nel primo trimestre si sono registrate diminuzioni nell’Industria e servizi (-7,6%, da 12.592 a 11.634 casi), in Agricoltura (-26,6%, da 3.136 a 2.303) e nel Conto Stato (-4,7%, da 172 a 164). Dall’analisi territoriale dei dati emergono cali delle patologie denunciate nel Nord-Ovest (-26,1%), nel Nord-Est (-17,8%), al Centro (-4,0%) e al Sud (-18,4%), ancora più marcati se riferiti al solo mese di marzo. In controtendenza, invece, le Isole che registrano un aumento del 14,4% su base trimestrale e del 5,8% nel solo mese di marzo. In ottica di genere si rilevano 1.404 denunce di malattia professionale in meno per i lavoratori, da 11.640 a 10.236 (-12,1%), e 395 in meno per le lavoratrici, da 4.260 a 3.865 (-9,3%). Il decremento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani (passate da 14.797 a 13.088, pari a un calo dell’11,5%), sia quelle dei lavoratori comunitari (da 369 a 350, -5,1%) ed extracomunitari (da 734 a 663, -9,7%). Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dalle malattie del sistema respiratorio e dai tumori.

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