mercoledì 25 marzo 2020
Uno studente su tre ritiene quello dell’insegnante uno dei mestieri più importanti (35,1%) e che richiede una vocazione (25,5%), spesso sottovalutato oltre che sottopagato (30,3%)
Giovani alla Link Campus University di Roma

Giovani alla Link Campus University di Roma - Link Campus University

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L’emergenza Coronavirus non ferma i lavori dell’Osservatorio “Generazione Proteo” della Link Campus University che, al contrario, rimodella le sue attività andando incontro alla riorganizzazione didattica di queste ultime settimane. «Come la divinità greca cui deve il suo nome – dichiara il professore Nicola Ferrigni, direttore di “Generazione Proteo” – il nostro Osservatorio quest’anno cambia pelle, offrendo una serie di strumenti pensati per integrarsi perfettamente all’interno delle attività di didattica a distanza in cui sono impegnati scuole, docenti e studenti nelle ultime settimane, mantenendo ben saldo il principio che ha ispirato e guidato le attività dell’Osservatorio “Generazione Proteo” fin dalla sua costituzione, ovvero il suo essere un continuum formativo ed educativo tra scuola e Università. Mai come in questo momento, infatti, è richiesto alle diverse agenzie formative di “fare sistema” per raccogliere e rispondere alle sfide che abbiamo dinanzi».

#ProteoBrains2020 si articola al proprio interno in tre azioni
La prima azione coincide con l’8° Rapporto di ricerca nazionale: migliaia di studenti delle scuole secondarie di secondo grado in tutta Italia sono chiamate nuovamente esprimere idee, opinioni, paure, desideri sulla realtà che li circonda, nonché su quella che ha profondamente modificato il proprio universo di riferimento nelle ultime settimane. «Molte sono infatti le domande su come l’emergenza Coronavirus ha impattato sulla loro quotidianità – prosegue Ferrigni - in che modo trascorrono le proprie giornate lontani dai vecchi rituali e a quali nuove abitudini hanno dato vita; di cosa si sente in modo particolare l’assenza e cosa invece hanno riscoperto nelle giornate di isolamento in casa; come vivono l’esperienza di didattica a distanza e quali sono le nuove esperienze culturali; cosa pensano dei flashmob sui balconi e quali sentimenti riesca a risvegliare una difficile e complessa situazione come quella che stiamo vivendo».

Come quel sentimento di solidarietà di cui la stessa “Generazione Proteo” si fa portatrice e promotrice: pari al 36% infatti la percentuale di chi nel 2019 dichiarava di essere impegnata in attività di volontariato, cui si somma la quota – pari al 33,3% – di chi vorrebbe esserlo in futuro. Un impegno e una volontà dettati dall’esigenza di provare a cambiare il mondo che li circonda (32,5%) o di fare qualcosa per la società in cui vivono (26,9%). Emergenza Coronavirus in primo piano, dunque, così come il rapporto tra scuola e tecnologie, quelle stesse tecnologie che solo pochi mesi fa il 35% dei giovani reputavano già essenziali ai fini dell’apprendimento. Ma nel questionario trovano altresì spazio tematiche quali lavoro, politica, ambiente, stili di vita, identità e modelli culturali. Ma questa volta gli studenti non saranno gli unici a essere coinvolti. «“Generazione Proteo” – continua il professore – si rivolge quest’anno anche ai docenti, invitati a partecipare alla ricerca attraverso la compilazione di un questionario a loro dedicato, finalizzato a conoscerne opinioni e percezioni su temi cruciali della nostra quotidianità e attraverso il quale costruire un confronto intergenerazionale».

D’altra parte sono proprio gli studenti italiani a riconoscere l’importanza del ruolo e dell’autorità dei docenti: secondo l’Osservatorio “Generazione Proteo” della Link Campus University, uno studente su tre ritiene infatti quello dell’insegnante uno dei mestieri più importanti (35,1%) e che richiede una vocazione (25,5%), ben consapevoli che si tratta comunque di un lavoro spesso sottovalutato oltre che sottopagato (30,3%). La ricerca – che già negli anni scorsi anni ha coinvolto complessivamente oltre 100mila giovani intervistati, e che quest’anno si rivolge anche ai docenti – sarà seguita due ulteriori azioni che rientrano nel progetto #ProteoBrains2020: dieci webinar tematici e il rafforzamento della community che da sempre caratterizza il “metodo Proteo”.

«Si tratta di una serie di strumenti e spazi di riflessione e confronto, quest’anno particolarmente densi di significato – conclude Ferrigni – perché offriranno una finestra privilegiata attraverso cui guardare e studiare quanto sta accadendo, delineando i tratti di una generazione e di una società “post coronavirus” in cui si ravvisano già da ora profonde trasformazioni che, come la storia ci insegna, diventano preziose opportunità di rilancio e innovazione».

I questionari saranno compilabili on line anche tramite smartphone, device che accompagna ormai gli studenti anche nella loro vita scolastica. Un anno fa, al riguardo, la ricerca aveva registrato un plebiscito (80% circa) contro la proposta di vietare l’utilizzo dello smartphone a scuola. Una sollevazione popolare che oggi, mentre scuola e docenti cercano di destreggiarsi tra i vari strumenti tecnologici a disposizione per rispondere all’esigenza di didattica a distanza sollevata dall’emergenza, lascia spazio alla riflessione sulla domanda di innovazione espressa dai giovani e sulla risposta data dalla scuola.

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