Sono oltre il 50% le aziende che, per un’assunzione di lavoro, dichiarano di prediligere profili con una preparazione sul mercato asiatico. Focus principali da ricercare sicuramente le lingue, magari con una iniziale preparazione anche in cinese (da corsi di laurea o master in interpretariato o management e cultura asiatica), ma soprattutto un pacchetto ben fornito delle cosiddette soft skills. E’ questa la tendenza che emerge da un’analisi Four Stars, agenzia per il lavoro attiva in Italia dal 2000, e presentata durante l’incontro 'Giovani opportunità e lavoro. In una parola Cina', organizzato da Aldai, l’Associazione lombarda dirigenti aziende industriali.
Il monitor è stato realizzato su un campione di 600 aziende clienti con presenza in Cina, per definire andamento e obiettivi della richiesta di candidati italiani in Asia (sia per lavori permanenti sia in termini di stage e internship), i settori merceologici con la maggior richiesta e le principali skills ricercate dai direttori delle risorse umane e top manager.
Ne emerge appunto che, da un lato, hanno molta importanza le competenze tecniche quali le conoscenze linguistiche e la specializzazione di settore e, dall’altro, hanno ancor più importanza le soft skills, quali dinamismo, apertura mentale, flessibilità, proattività, propensione al problem solving e capacità di adattamento ad ambienti multiculturali. In percentuale: soft skills 40%, conoscenze linguistiche 30%, capacità tecniche di specializzazione 30%.
I cinesi sono più rigidi nel loro approccio professionale mentre i profili europei dimostrano una propensione al tema della flessibilità e dell’elasticità utilissima negli ambienti business in Asia. Le realtà con filiale in Cina hanno bisogno di inserire risorse europee in Asia, per costruire un vero e proprio “ponte” tra i due continenti, con facilitazioni in termini di comunicazione con la casa madre e semplificazione di pratiche e procedure che, in caso contrario, risulterebbero molto lunghe e complesse. Un altro aspetto da considerare è poi l’interesse delle aziende internazionali con filiali in Cina a vendere prodotti e servizi nella Repubblica popolare piuttosto che esportarli altrove, questo perché la percentuale di Cinesi con altissimo potenziale d’acquisto è notevolmente cresciuto nell’ultimo periodo.
Questo influenza notevolmente anche la richiesta di profili italiani da inserire nel mercato del lavoro cinese, perché professionisti che detengono il know how del “made in Italy”, del lusso e del gusto (elementi fortemente ricercati dai cinesi con un elevato potenziale di spesa). Ecco quindi che i settori con maggiore richiesta di profili italiani sono quelli dell’ Import/Export e Fashion & Luxury (23%), Food & Beverage (21%), Architettura e Design (18%), Consulenza Finanziaria (12%), Hotel & Tour Operator (10%), Servizi (9%), Pharma & Cosmetica (7%).
Il settore Fashion & Luxury dimostra ancora uno specifico bisogno di know how occidentale: il personale italiano è ancora considerata la migliore risorsa per evidenziare il valore del “Made in Italy” . Tra le aree di inserimento maggiormente richieste ci sono quelle del marketing e della comunicazione (35%), con un focus sulle posizioni legate ai social media (20%), sales (25%), amministrazione e consulenza finanziaria. (20%).
Dall’analisi FourStars emerge quindi l’importanza di una preparazione sempre più orientata all’internazionalità, ma soprattutto la necessità di esperienze concrete in contesti internazionali, stage all’estero e stage in Cina, se parliamo di aziende con filiali nel continente. Senza contare la crescita esponenziale delle imprese italiane che scelgono di investire sul mercato asiatico, e quindi il conseguente incremento della richiesta di candidati europei.
La tendenza è confermata dalla percentuale di assunzioni riscontrata nelle sedi aziendali a Shanghai e presso gli headquarters italiani al termine di programmi di internship (formazione + stage in azienda) con focus Cina (oltre il 50%), in grado di preparare i candidati a livello globale e con un obiettivo fondamentale: favorire e migliorare il business delle aziende italiane nei mercati asiatici. Sempre dai dati elaborati da FourStars, emerge inoltre che il 10% dei ragazzi che svolgono internship in Cina decide di proseguire con il percorso universitario, mentre il 30% del restante 50% dei candidati che rientrano in Italia, vengono ricollocati presso aziende clienti attraverso un percorso di ricerca mirato.
"In un momento così difficile del mercato del lavoro", racconta Chiara Grosso, Presidente FourStars, ‘vogliamo che i candidati possano esprimere il loro potenziale e la loro preparazione, attraverso un’esperienza valorizzante, sfidante e di alta qualificazione, sia dal punto di vista professionale che personale, aiutandoli a distinguersi professionalmente sia a livello nazionale che internazionale’.