sabato 14 settembre 2013
​Così Bruno Vitali (nella foto), vicepresidente di Fondimpresa, sottolinea l'importanza di offrire percorsi in grado di riqualificare i lavoratori. Molte esperienze e testimonianze sono raccontate nel libro Dal Fondo in poi. Storie di rinascita in tempo di crisi.
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​Un libro per raccontare i "prodigi" della formazione. Quella mirata, capace di rimettere sul mercato lavoratori preparati e in grado di ricollocarsi in poco tempo. Molte di queste esperienze sono raccontate nel libro Dal Fondo in poi. Storie di rinascita in tempo di crisi. Scritto da Massimo Mascini, con prefazione firmata da Giorgio Squinzi, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, il volume descrive alcuni dei tanti progetti formativi che hanno riqualificato lavoratori in Cig o in mobilità, fornendo competenze rinnovate alle imprese e nuove possibilità a chi era a un passo dalla disoccupazione. A promuovere queste opportunità di rilancio ci ha pensato Fondimpresa, il Fondo interprofessionale di Confindustria Cgil Cisl e Uil che a oggi vanta oltre 156mila aziende associate e 4,3 milioni di lavoratori e ha già finanziato con 1,5 miliardi di euro attività di formazione per 2,9 milioni di operai, impiegati e quadri, consentendo alle imprese, anche alle più piccole, di investire sui principali fattori di produttività e innovazione: nuove tecnologie, reti di impresa, green economy, digitalizzazione. Nell’ambito di queste molteplici linee di finanziamento, in questi ultimi anni Fondimpresa ha scelto di stanziare 136 milioni di euro specificatamente per attività di formazione in reazione alla crisi. Così, con circa 85 milioni sono stati riqualificati oltre 80mila cassintegrati, che sono rientrati in azienda con competenze rinnovate, utilizzando proficuamente la pausa forzata. Con 50 milioni, a partire dal 2010, il Fondo ha invece finanziato formazione per i lavoratori in mobilità, coinvolgendo oltre 7.300 persone, da Nord a Sud. Un’iniziativa tuttora unica nel nostro Paese, che ha portato in media il 55% dei formati a un nuovo lavoro, il 50% con contratto a tempo indeterminato, il 40% a tempo determinato e, nel 10% dei casi, avviando un’attività in proprio. Il segreto del successo di questi percorsi formativi, rileva Bruno Vitali, vicepresidente di Fondimpresa, è la gestione bilaterale delle parti sociali. "È un tavolo bilaterale vero – afferma Vitali - dove non si verificano divisioni né sul versante di Confindustria né tra le confederazioni sindacali, perché la formazione è un’esigenza concreta delle imprese e dei lavoratori. Sta crescendo la cultura e la sensibilità nei confronti della formazione. La rinascita del Paese e della vita lavorativa comincia proprio dalla formazione mirata. L'Italia non è la Danimarca, la Norvegia, la Svezia o la Finlandia, dove ogni lavoratore dedica un anno della sua vita lavorativa alla formazione, ma stiamo migliorando". Ogni progetto infatti è stato attentamente orientato e in alcune fasi concretamente accompagnato dalle parti sociali locali, la cui stretta conoscenza del contesto territoriale ha consentito successi sorprendenti. “È necessario valorizzare più concretamente la formazione come strumento di politica attiva del lavoro – commenta il vicepresidente Fondimpresa - o dalla crisi non usciamo più. In Italia dedichiamo appena un mese alla formazione nell'arco di tutta la vita lavorativa. Sono stati anche tolti fondi alla formazione. In questo modo si toglie la speranza. La formazione è una politica attiva”."Risultati incontestabili - si legge nell’introduzione  scritta dal presidente di Confindustria e dai segretari generali di Cgil Cisl e Uil - per i quali  appare quindi determinante che, proprio nel momento in cui la spirale recessiva rende più urgente e necessaria la formazione per i lavoratori delle imprese in difficoltà, questo percorso virtuoso venga consolidato e diffuso". Da contrastare, invece, il rischio di depotenziare o interrompere l’efficacia delle azioni intraprese: “La logica dell’emergenza – conclude Vitali - non deve mai portare ad assecondare la ricorrente tendenza a diminuire le risorse per la formazione, soprattutto dal momento che vengono utilizzate in modo sempre più proficuo a vantaggio dei lavoratori e per sostenere le strategie aziendali di ripresa della competitività". In questo modo le imprese in difficoltà hanno potuto riconvertire ruoli e mansioni, in funzione dei progetti di rilancio. Quelle che, nonostante la fase recessiva, si sono impegnate in piani di espansione hanno avuto la possibilità di assumere lavoratori formati a misura dei loro fabbisogni professionali. In entrambi i casi, un volano per un’economia in difficoltà e un fattore di equilibrio per un sistema sociale provato da anni così critici. A testimoniare i prodigi della formazione Adriano, operaio, Siracusa: "Ero a casa senza un lavoro quando ho ricevuto una telefonata che mi invitava a partecipare alla formazione. Lì per lì mi sembrava una di quelle cose che si fanno tanto per dire che qualcosa si è fatto. Poi mi sono detto: proviamo, e invece ho avuto un riscontro positivo, pratico e professionale. Adesso lavoro”. E anche Vincenzo Giori, AD Asg Superconductors, La Spezia: "Per noi è stato un indubbio vantaggio perché abbiamo avuto lavoratori formati esattamente come ci servivano".Sono solo alcune delle storie di rinascita raccontate nel libro sono un piccolo campione rappresentativo degli oltre 1.100 progetti formativi di questo tipo finanziati da Fondimpresa. Numeri significativi, ma come testimoniano i diretti protagonisti - lavoratori e imprenditori, formatori e manager - anche e soprattutto iniezioni di fiducia, nuove concrete opportunità per riemergere dal fondo. L’autore ha anche ascoltato esperti o rappresentanti istituzionali e politici - tra cui Guglielmo Epifani, Carlo Dell’Aringa e Maurizio Sacconi – che, pur partendo in alcuni casi da visioni opposte, convergono tutti nel ritenere la formazione una forza essenziale per lo sviluppo produttivo e l’equilibrio sociale e nell’indicare, nelle buone pratiche adottate, un modello su cui riflettere.
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