Un operaio a lavoro - Archivio
I metalmeccanici ritornano a “scuola”. Questa volta per imparare a usare il digitale. Il progetto formativo si chiama Digitalmec, coinvolge 1,6 milioni di lavoratori e 12mila imprese. Le linee guida - presentate questa mattina al Cnel – sono state sviluppate da Assistal, Federmeccanica, Fim, Fiom e Uilm, in attuazione del rinnovo del contratto nazionale siglato lo scorso 5 febbraio. Tra gli obiettivi: l’acquisizione delle competenze di base che consentono di operare in autonomia con i più diffusi strumenti informatici per facilitare l’utilizzo delle principali applicazioni presenti sia all’interno che all’esterno del luogo di lavoro, nonché la creazione e l’uso dell’identità digitale (Spid) e la fruizione delle piattaforme attuative degli istituti contrattuali (Fondo Cometa, Fondo Metasalute, welfare contrattuale) e degli istituti assicurativi e previdenziali (Inps e Inail).
«Ci troviamo nel mezzo di cambiamenti tecnologici il cui impatto, ampio e profondo, è tanto rapido quanto difficile da metabolizzare – spiega Federico Visentin, presidente di Federmeccanica -. Spesso, ottime iniziative di trasformazione digitale non hanno centrato in pieno i risultati attesi anche per la mancanza di un piano dettagliato di formazione delle competenze di chi poi quella trasformazione deve metterla in pratica nel lavoro quotidiano. La vera trasformazione digitale tocca tutti gli aspetti di un'organizzazione e tutte le figure aziendali (a ogni livello) devono sentire di “essere a bordo”. Per questo crediamo che mettere in pratica Digitalmec è un investimento che ripaga, sia l’impresa che i dipendenti».
Pasquale Ranieri - vicepresidente di Assistal, l'Associazione nazionale costruttori di impianti - ritiene «che sia peculiare, in questa fase storica, accompagnare e sostenere le aziende e i lavoratori del comparto nei processi di transizione e diffondere la cultura dei processi digitali, per colmare il gap di competenze di tutti i lavoratori riuscendo a coniugare successo e valido contributo al sistema per affrontare le nuove sfide».
Soddisfatti anche i sindacati. «I metalmeccanici hanno fatto un percorso fondamentale. Introdurre nel contratto il concetto di diritto soggettivo alla formazione nell'orario di lavoro è un salto in avanti notevolissimo». Così la segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David. «Oggi le competenze digitali di base sono la terza media dei nostri padri. Non si poteva andare a lavorare negli anni '50-'60-'70 se non si aveva la terza media. Una delle criticità che riguarda l'oggi del lavoro e dell'impresa è la ricerca delle competenze, insieme alle materie prime. Abbiamo bisogno di programmi urgenti», ricorda il segretario generale della Fim Cisl Roberto Benaglia. «Circa metà delle piccole e medie imprese non sono digitalizzate, mentre il 60% delle microimprese non ha sviluppato nessuna tecnologia digitale. Questi dati si riflettono anche nel settore metalmeccanico - sottolinea il segretario generale della Uilm Uil Rocco Palombella -. La formazione è uno strumento fondamentale per accrescere il patrimonio professionale e culturale all'interno delle aziende. La pandemia ha accelerato la necessità di recuperare un differenziale esistente all'interno del nostro sistema industriale e poi tra l'Italia e gli altri Paesi europei».
«L'analfabetismo digitale è una nuova barriera anche per i diritti di cittadinanza – conclude Assuntela Messina, sottosegretaria al ministero per l'Innovazione tecnologica e la Transizione digitale -. Le pmi rappresentano il cuore pulsante della nostra economia nazionale, sarà necessario e importante continuare a lavorare per vincere alcune resistenze culturali che ancora persistono. È necessario rendere possibile un percorso all'interno del quale i lavoratori diventino non solo competenti, ma a loro volta portatori di competenze e di innovazione».