Industria metalmeccanica in difficoltà - Archivio
Dati contrastanti nell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’industria metalmeccanica, giunta alla sua 156esima edizione. Nel terzo trimestre dell’anno in corso la produzione ha registrato un parziale recupero dopo la forte caduta osservata nel corso dei primi due trimestri dell’anno. Nonostante questo, i volumi realizzati restano ampiamente insufficienti a compensare le perdite subite e si sono confermati inferiori di oltre il 5% rispetto ai livelli pre-pandemici. La significativa contrazione della domanda interna e la flessione della domanda mondiale continueranno, anche nelle prospettive a breve, a influenzare negativamente l’evoluzione dell’attività produttiva metalmeccanica.
«Complessivamente nei primi nove mesi dell’anno il bilancio dell’attività metalmeccanica risulta pesantemente negativo - spiega Fabio Astori, vice presidente di Federmeccanica –. I livelli di produzione sono stati, infatti, inferiori del 17,9% rispetto al periodo gennaio-settembre 2019. Un risultato peggiore rispetto all’intero comparto industriale che ha segnato un -14,0%. Anche prima dell’inizio della crisi legata alla Pandemia eravamo in una situazione di recessione, iniziata nel 2018. Ora tutto è precipitato e il 2020 sarà un anno che lascerà segni e cicatrici profonde».
Il calo è risultato diffuso a tutte le attività dell’aggregato con variazioni negative mediamente comprese tra il 14% e il 18%, ma per le imprese costruttrici di Autoveicoli e rimorchi la contrazione è stata pari al 30,7%.
Sull’attività produttiva si sta facendo sentire non solo la forte caduta della domanda interna, in particolare quella di beni d’investimento in macchine e attrezzature, ma anche la flessione della domanda mondiale che, secondo il Fondo Monetario Internazionale, diminuirà nel 2020 di oltre dieci punti percentuali.
Con riferimento all’interscambio commerciale, il settore metalmeccanico, sempre nei primi nove mesi dell’anno, ha registrato una contrazione media dei valori di fatturato esportato pari al 13,2% mentre le importazioni si sono ridotte del 15,6%. In particolare, preoccupa il crollo dei flussi di prodotti metalmeccanici diretti verso i nostri principali partner europei quali la Germania (-12,8% rispetto a gennaio-settembre 2019), la Francia (-17,6%), ma anche il Regno Unito (-17,0%) e la Spagna (-23,4%).
I risultati della nostra consueta indagine congiunturale lasciano presupporre per l’ultima parte dell’anno una brusca frenata della fase espansiva osservata nel corso del trimestre estivo anche a causa del nuovo peggioramento della pandemia:
• Il 44% degli intervistati si dichiara insoddisfatto del proprio portafoglio ordini;
• il 27% prevede cali di produzione;
• il 19% pensa di ridurre la propria forza lavoro nei prossimi sei mesi;
• il 14% dichiara una situazione di liquidità cattiva o pessima.
«Siamo ancora dentro una crisi senza precedenti - commenta Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica - come emerge ogni trimestre, ogni mese, dai dati sulla produzione industriale confrontati con il periodo antecedente la pandemia. Nonostante questo contesto, abbiamo voluto mandare un messaggio di fiducia, facendo una proposta di un nuovo contratto “per” il lavoro. Una proposta organica, che punta sulla qualità e sul miglioramento delle condizioni dei lavoratori, facendo tanti passi in avanti su tutti i temi del contratto del 2016 e non solo. La riforma dell’inquadramento completa l’opera e guarda al futuro, dà valore al lavoro riconoscendone la qualità. Abbiamo dato dimostrazione, con i fatti, che vogliamo fare il contratto. Un contratto “per” il lavoro, che sia sostenibile, calato nella realtà e in continuità con il rinnovamento».