Nel 2019 la produzione metalmeccanica è in flessione del 3% rispetto all'anno precedente. Questi i risultati dell'Indagine congiunturale di Federmeccanica i cui si segnala che nell'ultimo trimestre del 2019 l'attività produttiva è stata caratterizzata da un'ulteriore forte contrazione. I volumi di produzione sono, infatti, diminuiti dell'1,3% rispetto al precedente trimestre e del 4,6% nel confronto con l'analogo periodo dell'anno precedente. L'Italia è così ultima (dopo la Spagna) tra i principali Paesi dell'area Ue.
«Una situazione già molto difficile prima dell'emergenza Coronavirus può diventare drammatica», commenta l'associazione. Complessivamente i livelli di produzione risultano inferiori del 27,6% rispetto al periodo pre-recessivo (primo trimestre 2008). Una situazione particolarmente grave considerando anche le
difficoltà dell'industria metalmeccanica europea dove la maggiore economia, la Germania, ha ridotto, sempre con riferimento al quarto trimestre, i volumi di produzione metalmeccanica dell'8,2% rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente.
Relativamente al fattore lavoro si evidenzia, nel 2019, una diminuzione degli occupati nella grande industria dell'1,3% e un incremento delle ore autorizzate di cassa integrazione del 64,1%. «Il 2019 è stato per la meccanica un anno difficilissimo - spiega Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica - e il 2020 può esserlo ancora di più. Il cambiamento che stiamo vivendo è profondo e strutturale: di produzione, di tecnologie, di filiere, di infrastrutture, di competenze e di organizzazione del lavoro. L'incertezza è dilagante e pervasiva. La congiuntura economica che stiamo vivendo non ci aiuta e le crisi hanno cicli sempre più ravvicinati con esiti imprevedibili, come quella che ora ci troviamo ad affrontare per l'emergenza Coronavirus. Dobbiamo quindi agire sempre, e in ogni campo, affinché le imprese possano operare in un contesto sostenibile che permetta loro di essere competitive».
Calo del 3% rispetto all'anno precedente. Italia ultima (dopo la Spagna) tra i principali Paesi dell'area Ue. La cassa integrazione cresce del 64,1%
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