venerdì 20 settembre 2024
Nelle indagini per la Procura di Torino è emersa la natura fittizia della residenza svizzera della vedova: bloccati beni ai tre fratelli con l’accusa di truffa allo Stato e frode fiscale
Lapo, Ginevra e John Elkann

Lapo, Ginevra e John Elkann - Ansa

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La procura di Torino ha disposto un sequestro preventivo di beni per 74,8 milioni di euro nell’ambito dell'inchiesta sulle eredità di Gianni Agnelli. Il provvedimento riguarda i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert Von Grunigen. I reati contestati sono frode fiscale e truffa in danno dello Stato.
L’inchiesta, iniziata all’inizio di quest’anno, ha al centro l’ipotesi che Elkann e i suoi fratelli non abbiano pagato le tasse in Italia sui beni ereditati dopo la morte nel febbraio del 2019 della loro nonna Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli.
Tutto nasce dallo scontro sull’eredità tra gli Elkann e la madre Margherita riguardo all’eredità di Gianni Agnelli, morto nel 2003. Margherita nel 2004 firmò un accordo con il quale rinunciava alle quote azionarie del padre e alla futura eredità della madre in cambio di 1,2 miliardi di euro. La figlia di Agnelli, però dopo qualche tempo, iniziò a sospettare che le fosse stata nascosta una parte dell’eredità e dopo che la Corte di Cassazione nel 2015 le ha dato torto rispetto alla richiesta di rendicontazione dell’intera consistenza patrimoniale dell’eredità, nel 2020 ha proposto un nuovo giudizio per ottenere la nullità dell’accordo del 2004. Il nodo sta nel fatto che l’accordo di rinuncia all’eredità è stato firmato in Svizzera, dove a differenza che in Italia è possibile siglare patti di successione. Secondo Margherita la residenza svizzera di sua madre Marella era fittizia: sostiene che la madre vivesse più in Italia che in Svizzera e se così fosse il patto sarebbe nullo e quindi andrebbe rivista la divisione ereditaria che ha portato John Elkann a ottenere il 60% di Dicembre (la holding di Agnelli) con il restante 40% diviso tra i fratelli.
Nel comunicato con cui annuncia il sequestro preventivo, la Procura scrive che «le indagini hanno progressivamente permesso di raccogliere plurimi e convergenti elementi indiziari circa la stabile residenza in Italia, almeno a partire dall’anno 2010, di Caracciolo Marella». Gli inquirenti scrivono che nelle indagini preliminari, per esempio, è stato trovato nello studio di un indagato un “memorandum” con gli accorgimenti necessari a fingere che Marella vivesse in Svizzera, con un “family office” che provvedeva a tutte le incombenze e un nipote che assumeva i collaboratori domestici della nonna.
Queste indagini preliminari hanno portato al sequestro del denaro, sull’ipotesi che la donna e i suoi successori dovessero pagare le tasse secondo il regime italiano. Secondo i calcoli degli inquirenti, al fisco italiano sono dovuti circa 42,8 milioni di euro di Irpef sulla rendita vitalizia da 29 milioni all’anno pagata a Marella dal 2015 (ultimo anno utile ai fini dell’accertamento fiscale) al 2019 e su altri 116,7 milioni di redditi da capitale che arrivano da un “trust” con sede alle Bahamas. Altri 32 milioni di euro sarebbero invece dovuti dai nipoti per i tributi evasi a livello di tasse di successione per un’eredità stimata attorno agli 800 milioni di euro.
Per gli Elkann le conseguenze di queste prime conclusioni a cui sono arrivati gli inquirenti potrebbero essere anche più pesanti. Se al termine del processo dovesse risultare la natura fittizia della residenza svizzera di Marella Agnelli potrebbe tornare in discussione il patto ereditario del 2004, e con esso gli equilibri al vertice delle holding di controllo di Exor.
Gli avvocati degli Elkann hanno replicato che il sequestro «non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti» dei quali contano di «poter dimostrare l'estraneità ai fatti addebitati».

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