Studiare all'estero non è solo una grande opportunità di arricchimento culturale, ma anche un investimento per il proprio futuro lavorativo. La conferma dal nuovo studio di impatto su Erasmus, il programma di scambio studenti dell'Unione europea, messo a punto dalla Commissione europea. Il lavoro statistico è stato presentato da
Androulla Vassiliou, commissaria per l'Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù. "In un contesto europeo segnato da livelli inaccettabili di disoccupazione giovanile i risultati dello studio di impatto su Erasmus sono estremamente significativi. Il messaggio è chiaro: chi studia o si forma all'estero migliora le proprie prospettive lavorative. Il nuovo programma Erasmus+ offrirà sovvenzioni Ue a quattro milioni di persone tra il 2014 e il 2020, dando loro la possibilità di sperimentare la vita in un altro Paese mediante studi, formazione, insegnamento o volontariato", ha dichiarato la commissaria.Lo studio mostra che il 92% dei datori di lavoro ricerca nei candidati i tratti della personalità che sono potenziati dal programma, quali la tolleranza, la fiducia in se stessi, le abilità di
problem solving, la curiosità, la consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza, e la risolutezza. I test effettuati prima e dopo il periodo all'estero rivelano che gli studenti Erasmus mostrano valori più alti in questi tratti della personalità anche prima che lo scambio abbia inizio; al loro ritorno la differenza per questi valori aumenta in media del 42% rispetto agli altri studenti. "L'incidenza della disoccupazione di lunga durata, si legge nel documento, per questo gruppo è dimezzata rispetto a chi non ha studiato né si è formato all'estero e, a cinque anni dalla laurea, il loro tasso di disoccupazione è più basso del 23%. Lo studio, realizzato da esperti indipendenti, è il più ampio mai condotto su questa tematica, con quasi 80mila partecipanti tra cui studenti e imprese".