Enea ed Eni hanno firmato un accordo di collaborazione su economia circolare e nuovi modelli economici sostenibili, produzione di energia a basse o nulle emissioni di gas serra, con particolare riferimento a solare a concentrazione (Csp), fotovoltaico e biomasse, tecnologie di energy storage e solar chemistry, efficienza energetica, Ict con particolare attenzione al controllo sottomarino e gestione di big data, monitoraggio e protezione ambientale, con particolare riferimento ai cambiamenti climatici, materiali innovativi. La collaborazione tra Enea ed Eni è già stata recentemente sancita dalla partecipazione di Eni al Consorzio che ha curato la proposta di Cluster tecnologico nazionale Energia, coordinato da Enea, e al quale partecipano anche E-distribuzione, Terna, General Electric, Rse, Cnr e Consorzio Ensiel, che è stata approvata dal Miur, e la cui associazione giuridica, presieduta da Enea, è nella fase iniziale di operatività, nonché alla partecipazione a un importante progetto Pon-Miur presentato da Enea come capofila nell’ambito dell’avviso di presentazione di progetti di Ricerca Industriale e Sviluppo Sperimentale nelle 12 aree di specializzazione individuate dal Pnr 2015 - 2020, che ha superato con successo la valutazione e sarà ammesso al finanziamento.
Il recente impegno di Eni sulle fonti rinnovabili, sui carburanti bio-based, sull’Ict, sull’economia circolare e sui temi ambientali in generale, considerato l’impegno di Enea su tali temi e la recente e crescente collaborazione tra Eni ed Enea, ha suggerito ai due partner di definire un'alleanza formale che consenta di stabilire un quadro operativo formale nell’ambito del quale ampliare le collaborazioni. L’obiettivo del Protocollo di Intesa intende creare e rafforzare uno stretto dialogo con l’obiettivo di approfondire e sviluppare progetti su temi specifici eventualmente coinvolgendo anche altri soggetti interessati, ed al contempo individuare un programma di iniziative congiunte d’interesse comune. La collaborazione di Enea con Eni punta ad ampliare i settori di collaborazione. Nello specifico, si punta a creare una forte sinergia tra la specificità Enea, sia di natura tecnico scientifica che di vocazione, essendo l’Agenzia da sempre al fianco delle imprese nel settore della ricerca e sviluppo tecnologico nei settori dell’energia e dell’ambiente, e la recente attenzione di Eni su temi centrali e strategici per l’Agenzia.
«La decarbonizzazione della società - spiega Gian Piero Celata, direttore del Dipartimento Tecnologie energetiche di Enea - è un obiettivo che può essere definito sacrosanto. L’aumento delle concentrazioni di CO2 seguito alla rivoluzione industriale è impressionante, e la causa antropica di tale incremento è evidente. La ricetta per ridurre le emissioni di CO2 è ormai nota: efficienza e risparmio energetico introducendo un modello di consumo finale più attento all’efficienza ed alla minimizzazione degli sprechi (nel consumo finale di energia sono concentrati i 9/10 delle emissioni), massimo ricorso alle fonti rinnovabili con l’impiego anche delle tecnologie più avanzate, massima diffusione della mobilità elettrica e sostenibile (anche grazie all’uso nel transitorio di bio-carburanti alternativi), coniugazione estesa dell’economia circolare mirata non solo ad una riduzione degli sprechi ma soprattutto ad una minore necessità di materie prime. Su queste direttrici si inquadra l’accordo firmato da Enea ed Eni. La riduzione delle emissioni in coerenza con gli Accordi di Parigi, ottenibile con lo sviluppo delle fonti rinnovabili e con la riduzione del ricorso ai combustibili fossili sia nel vettore termico che in quello elettrico, presenta due vantaggi di scenario: da un lato la riduzione del fabbisogno energetico acquistato dall’estero (petrolio, gas e carbone), comporta un risparmio di risorse stimabili in alcuni miliardi di euro l’anno per acquisto di materie prime (oltre cinque, secondo uno studio di Legambiente, oltre alla riduzione di spesa derivante dall’eliminazione dei sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili che, complessivamente, il ministero dell’Ambiente ha individuato pari a circa 11,5 miliardi di euro per il 2016); dall’altro la necessità di investimenti in rinnovabili comporterebbe a sua volta un associato incremento dei posti di lavoro nei settori dell’energia e dell’innovazione tecnologica, grazie a investimenti pari a circa 230 miliardi di euro entro il 2030, con i quali è stimabile la creazione di oltre 2,7 milioni di unità lavorative permanenti e temporanee».
In questo scenario di crescita associata al processo inarrestabile di decarbonizzazione, ma anche grande opportunità di modernizzazione e sviluppo del Paese, si definiscono i risvolti occupazionali dell’accordo: sviluppo di nuove tecnologie, fonti rinnovabili, efficienza energetica, economia circolare, investimenti pubblici e privati, grandi opportunità occupazionali. I temi di comune interesse tra Enea ed Eni sui quali saranno sviluppate ricerche che possono generare occupazione nella logica sopra descritta sono quelli definiti nell’accordo: economia circolare, fonti rinnovabili (con particolare interesse per il solare a concentrazione e la bioenergia coniugata nel senso più ampio della bioraffineria e chimica verde, oltre agli aspetti energetici diretti) efficienza energetica e Ict. Enea ha tra le sue direttici strategiche un forte impegno sull’economia circolare, coordinando, tra l’altro, la Piattaforma italiana per l’economia circolare. L’economia circolare si basa su un cambio di paradigma fondamentale: il sistema economico si trova all’interno di un più ampio sistema ecologico e, pur usufruendo delle sue risorse naturali e dei suoi servizi ecosistemici, deve rispettarne regole di funzionamento e limiti fisici, biologici e climatici. L’economia circolare è un’economia in cui i prodotti di oggi sono le risorse di domani, in cui il valore dei materiali viene il più possibile mantenuto o recuperato, in cui c’è una minimizzazione degli scarti e degli impatti sull’ambiente. È necessario, pertanto, un cambiamento culturale e strutturale, ovvero una profonda revisione e innovazione dei modelli di produzione, distribuzione e consumo.
«Nel settore del solare a concentrazione - continua Celata - Enea ha sviluppato una tecnologia originale basata sull’utilizzo di sali fusi operanti a temperature fino a 550 °C, sia come fluido termico che come mezzo per l’accumulo del calore, grazie anche allo sviluppo di specifici tubi ricevitori con speciali rivestimenti in grado di consentire il raggiungimento di temperature così elevate con il massimo assorbimento dell’energia solare e la elevatissima stabilità nel tempo degli stessi. L’impiego di sali ad alta temperatura migliora l’efficienza dell’impianto solare, garantendo l’uso di turbine convenzionale tipiche dei cicli a vapore, ed aumenta le prestazioni del sistema di accumulo, con una significativa riduzione del costo dello stesso. La tecnologia ha dato vita ad una filiera nazionale per la produzione dei componenti chiave. Se si vuole puntare all’attuazione della decarbonizzazione parlare di economia circolare, di fonti rinnovabile e di efficienza energetica è immediato. Vale la pena di spiegare meglio, invece, l’importanza dell’Ict, sul cui tema Enea ha competenze rilevanti nel settore Hpc e dei Big Data. Per esempio, senza Ict sarebbe estremamente difficile decarbonizzare in gran parte il sistema elettrico europeo e nazionale, azione che riveste un ruolo importante per il perseguimento degli obiettivi climatici a lungo termine fissati dall'UE. Infatti, le soluzioni digitali hanno consentito l’avvio della realizzazione di una rete intelligente su scala europea (Pan European Network) in grado di integrare con successo la crescente quota di energia da fonti rinnovabili intermittenti. Tuttavia, la digitalizzazione può anche essere molto energivora. Ad esempio le criptovalute: in base alla progettazione, richiedono enormi quantità di capacità di calcolo e la quantità di elettricità necessaria per gestire l'attuale economia bitcoin è di oltre 60 TWh all'anno - equivalente alla domanda di elettricità della Svizzera. Pertanto, è estremamente importante che la nostra futura economia digitale sia alimentata da energia pulita. L'attuazione del quadro climatico ed energetico dell'UE 2030, ambizioso ma realistico e attuabile, contribuirà a garantire che la rivoluzione digitale diventi un importante “motore” di decarbonizzazione».
L’interesse di Eni sui temi esposti, unito alla tradizionale vocazione di Enea alla collaborazione con le imprese, produrrà azioni comuni e condivise per lo sviluppo tecnologico e l’attuazione operativa dello stesso. Oltre ai temi dell’economia circolare, su cui si gioca una partita fondamentale nel processo di decarbonizzazione, necessariamente lo sviluppo delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’Ict offrono la maggiore occupabilità. Per quanto riguarda l’economia circolare si tratta di un processo in fase di sviluppo ed attuazione, ma le opportunità sono rilevanti, in tutti i settori coinvolti.
«Nel settore delle fonti rinnovabili - sottolinea il direttore del Dipartimento Tecnologie energetiche di Enea - crediamo congiuntamente molto nelle potenzialità del solare a concentrazione, che può trovare interessanti applicazioni, anche in ambito di piccoli distretti energetici (piccole isole) e industriali, grazie alla possibilità di integrazione con fotovoltaico e biomasse, dal punto di vista della sorgente energetica, ed alle caratteristiche di poligenerazione (calore ad alta temperatura per applicazioni industriali, residenziali - teleriscaldamento o teleraffrescamento, in accoppiamento con pompe di calore ad assorbimento -, o produzione di acqua dissalata - di particolare interesse in specifiche zone geografiche o isole minori). Le biomasse, oltre al possibile coinvolgimento bioenergetico diretto nel solare a concentrazione appena descritto, hanno un’importante applicazione nel settore della bioraffineria (bio-carburanti), contribuendo a ridurre le emissioni di CO2 dai veicoli a motore termico nella transizione verso la mobilità elettrica, e della chimica verde. L’efficienza energetica è un settore dove tecnologie e applicazione riguardano una filiera prettamente nazionale, che trova spazio nell’industria, negli edifici pubblici e privati, e nel terziario. Da non trascurare il settore dell’Ict per la gestione delle reti e dei dati».
I campi di applicazione nei quali si può prevedere un’importante opportunità di sviluppo occupazionale derivante dalla decarbonizzazione sono numerosi e di conseguenza profili e formazione necessari possono essere i più vari. A livello di laurea si suggerisce un’ingegneria industriale o energetica, con specializzazione in energetica, industriale, informatica, ambiente per lo sviluppo sostenibile, ingegneria chimica (o chimica), ingegneria meccanica, ingegneria per l’ambiente e il territorio, architettura. A livello di diploma sbocchi industriali con riferimento alle aree citate e/o informatica sono senz’altro auspicabili. Formazione accademica e/o di scuola media superiore sono comunque valide in funzione delle aspettative di carriera e responsabilità che si vogliono avere nel corso della propria vita lavorativa. «Il consiglio più spassionato che si può dare, seppure possa sembrare paternalistico - conclude Celata - è di arrivare sempre con la migliore preparazione possibile e nei tempi più brevi. L’attuale congiuntura e la relativa contingenza occupazionale vanno colte quando si presentano e quindi è importante essere pronti al momento giusto avendo in mano le migliori carte possibili da giocare: ovvero una preparazione al top. Un ulteriore consiglio non può che venire dall’opportunità di lavorare in un settore certamente in espansione nei prossimi anni, ma anche di ricerca e sviluppo tecnologico, ovvero di grande prospettiva, senza dimenticare che lavorare su queste aree significa contribuire nel proprio piccolo allo sforzo di migliorare la qualità della vita e del pianeta per le generazioni future».