L’economia circolare come via d’uscita principale dalla crisi dei rifiuti. Un deciso sviluppo in Italia verso questa direzione porterebbe indubbi vantaggi per l’occupazione, le imprese, la spesa pubblica e l’ambiente. In termini di posti di lavoro, scelte coerenti con quello che le direttive europee impongono ai Paesi possono garantire almeno 50 mila occupati aggiuntivi. Politiche mirate al prolungamento della durata dei prodotti garantirebbero maggiore fatturato a vari settori, tra cui quello della conservazione, riparazione e affitto dei beni e della compravendita di prodotti: un incremento dell’1% di queste attività genererebbe un mercato aggiuntivo di quasi 1,2 miliardi di euro in Italia. La spesa pubblica potrebbe diminuire semplicemente ampliando il sistema degli acquisti verdi della pubblica amministrazione: lo Stato potrebbe risparmiare fino al 6% della propria spesa se applicasse su larga scala gli appalti verdi. L’indice di efficienza dell’uso delle risorse potrebbe aumentare del 6,5%, consentendo di ridurre il fabbisogno di materia prima di circa 30 milioni di tonnellate all’anno. Infine, i nuovi obiettivi indicati dall’Europa con il pacchetto dell’economia circolare consentiranno di riciclare oltre 7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e di imballaggio in più rispetto al 2016, evitando la discarica o l’incenerimento.
Sono questi i temi del documento Potenzialità e ostacoli per l’economia circolare in Italia presentato dal Circular Economy Network (il think tank promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile assieme a 13 aziende e organizzazioni di impresa) in occasione della prima edizione del Premio Nazionale dedicato alle start up dell’economia circolare in Italia. Dopo le presentazioni del presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e del Circular Economy Network, Edo Ronchi, e del vicepresidente del Circular Economy Network, Luca Dal Fabbro, sottosegretario Ministero dell’Ambiente; Simona Bonafè europarlamentare, membro della Commissione ambiente; Roberto Morabito, direttore Dipartimento Sostenibilità Enea; Andrea Bianchi, direttore Area Politiche Industriali, Confindustria; Andrea Benassi, responsabile Rapporti istituzionali e internazionali Iccrea.
«Il pacchetto dell’economia circolare ci obbliga a ridurre la produzione di rifiuti, e ad arrivare a una quota di riciclo di almeno il 65% per i rifiuti urbani: un cambiamento epocale sia per i cittadini che per le imprese - spiega Ronchi -. Riduzione degli sprechi alimentari e dell’usa e getta, azioni per allungare la vita dei prodotti, per migliorarne la riparabilità e facilitarne la rivendita dovranno diventare obiettivi comuni, così come l’adozione di politiche che accrescano il riciclo della materia, l’aumento della raccolta differenziata, le tecnologie innovative. È per questo che una delle prime attività del Circular Economy Network è quella di premiare chi ha idee e progetti nuovi e li sta mettendo in atto».
Sono infatti tre le aziende che sono salite sul podio del Premio Start up: Rubber Conversion, Agrobiom e Specialised Polymers Industry. A consegnare il riconoscimento, Edoardo Croci, direttore di ricerca Università Bocconi, e Michele Tosi, direttore Area Incubazione e Start-Up di Trentino sviluppo. Altre sette (Armadio Verde; Biorenova; IC2R; Ecoplasteam; Mercato Circolare; Nolpal; Rifò Lab) sono state segnalate, su un totale delle 50 startup che hanno partecipato alla selezione.
Rubber Conversion ha ideato e realizzato un processo chimico e un impianto che permettono il riciclo di qualsiasi mescola di gomma per gli usi dell’industria degli pneumatici e dei prodotti tecnici. «L’utilizzo di gomma riciclata attraverso questo processo – si legge nelle motivazioni - consente alle aziende trasformatrici o produttrici di mescole di recuperare i propri scarti di produzione, riducendo il consumo di materie prime vergini e abbassando il costo del prodotto finito. Considerando che il 95% dei prodotti a base di gomma venduti oggi sul mercato italiano ed europeo hanno una miscela a base di zolfo, il processo brevettato da Rubber Conversion presenta buone potenzialità di sviluppo, contribuendo, in particolare, ad avviare a riciclo una quota del flusso annuo di circa 340mila tonnellate di Pneumatici Fuori Uso generati in Italia».
Agrobiom produce invece un bio-spray pacciamante da fonti rinnovabili e scarti agro-industriali in grado di ricoprire il terreno in prossimità delle colture in alternativa all’uso di plastiche. «Il tradizionale uso di film plastici per la pacciamatura, a causa del frequente ricambio degli stessi, genera un’elevata quantità di rifiuti che spesso vengono abbandonati sui terreni agricoli, con conseguenti elevati danni ambientali», hanno scritto i giudici del premio.
Specialised Polymers Industry ha messo in opera un procedimento per il recupero dei fanghi di cartiera generalmente destinati allo smaltimento in discarica. Il prodotto viene riutilizzato per molte applicazioni, come per esempio la produzione di cartoncino rigido. «L’energia necessaria per la produzione di una tonnellata di carta attraverso questo procedimento è inferiore alla metà di quella necessaria per il riciclo della stessa quantità di carta recuperata grazie alla raccolta differenziata», si legge nelle motivazioni.